Se le sanzioni colpiscono chi le applica
di Dylan Emanuele De Michel - 10/03/2015
Fonte: L'intellettuale dissidente
Ma è l’Europa ad aver applicato sanzioni contro la Russia, o viceversa? Dagli ultimi dati Coldiretti non è affatto chiaro chi stia subendo i danni dell’embargo indetto il 7 agosto 2014. Nel solo gennaio 2015 le esportazioni verso la Russia sono calate del 37%, per una perdita di 246 milioni di euro. Nel 2014 le perdite stimate sono state di circa 1,25 miliardi di euro, considerando tutti i settori e non solo quello agroalimentare, certamente il più colpito. La tensione politica ha determinato un calo generalizzato che va oltre le merci sottoposte a embargo. La Russia ha saputo resistere all’assenza di prodotti italiani? Certo, anzi ne ha tratto spunto per degli investimenti. Agli originali prodotti realizzati in Italia si stanno sostituendo altri marchi taroccati di qualità inferiore. Questi da un lato vanno a rovinare l’immagine del Made in Italy, dall’altro sono fonte di sviluppo per l’economia russa. I prodotti caseari hanno un rinnovato successo in Russia, che vede crescere la sua produzione. Altri Paesi come Argentina, Bielorussia e Svizzera stanno beneficiando del vuoto italiano. È chiaro che l’embargo non sarà sostenibile a lungo. Se il panorama economico fosse più roseo il braccio di ferro con la Russia potrebbe avere qualche logica, ora è un suicidio per le nostre imprese.
Quello dei prodotti taroccati è solo l’ennesimo colpo inferto al Made in Italy. L’Europa stessa ha già pensato di colpire le eccellenze nel settore alimentare italiano con il regolamento europeo 1169/11, che non impone più di indicare lo stabilimento di confezionamento e produzione nell’etichetta. I marchi italiani potranno delocalizzare la produzione senza rischiare palesi ed evidenti danni d’immagine (altro colpo, le stesse aziende italiane che non producono in Italia). Gli attacchi arrivano da tutti i fronti, quindi. Il fatto è ancora più tragicomico perché sia le sanzioni che il regolamento sono stati emessi durante il semestre italiano alla Presidenza del Consiglio dell’UE, proprio quando si auspicava un aumento del peso politico. Perché il destino di un italiano deve essere l’antitalianismo? Il progetto europeo, così pensato, ci sta soffocando. Un Paese che deve così tanto proprio alle esportazioni non può ergersi a paladino delle libertà (ma quali, quelle conquistate con una sorta di colpo di stato in Ucraina?). Non si tratta certo di anteporre l’economico ad un impegno internazionale a priori. L’Europa o va unita coerentemente e in modo uniforme (basterebbero degli incentivi europei ad equilibrare il sacrificio italiano), o è meglio accantonarla come un brutto ricordo. Il perfido gioco della Germania, che si pone come rappresentante europeo assieme alla Francia, o come unico interlocutore per le scelte in materia di sovranità nazionale della Grecia, non sta facendo veramente il ruolo della locomotiva. Sta trainando gli altri vagoni, sì, ma verso il baratro.