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L'era del post-umano

di Riccardo Garbin - 17/03/2015

Fonte: ildomaniditalia


 

Si è svolto sabato 14 marzo al Teatro Sala Umberto di Roma il convegno avente per titolo "L'era del post-umano: Ideologia, Tecnica e Società nel XXI secolo".
Il convegno è stato organizzato da l’Intellettuale Dissidente e dal Circolo Proudhon Roma, due facce di una medesima medaglia: la testata online de "L’intellettuale dissidente", infatti, nata nel 2012 e costituita oggi da un gruppo di 60 ragazzi, ha elaborato nel 2014 , con il marchio Circolo Proudhon, un vero e proprio progetto formativo complementare all’attività della testata. Tale progetto formativo prevede la costituzione di una casa editrice - ed il Circolo Proudhon come casa editrice in piena espansione ha già all'attivo diverse pubblicazioni - nonché la creazione e l'organizzazione di ulteriori spazi al fine di intessere una rete comunicativa e culturale, alternativa a quella ufficiale, che possa partire dal radicamento nel territorio.

Nella suggestiva cornice del teatro, valorizzata ulteriormente dalla bella mattinata di sole all'inizio dei lavori e dalla sala gremita, il convegno ha visto succedersi al tavolo della presidenza i vari interventi, seguiti con attenzione, alcuni passaggi dei quali hanno strappato applausi sentiti e calorosi.

Dopo le introduzioni di Lorenzo Borrè (Circolo Proudhon), Sebastiano Caputo e Lorenzo Vitelli (“L'intellettuale dissidente”), ad inaugurare i lavori è stato il primo intervento del prof. Paolo Becchi (Università degli Studi di Genova, redattore de "Il Fatto Quotidiano") dal titolo “Dimensioni del transumano. Verso una nuova specie post-organica?”. Inquadrando immediatamente il tema del convegno, egli rintraccia l'enunciazione ante litteram delle odierne applicazioni, procreatrici e terapeutiche, del cosiddetto progresso tecnologico nel romanzo utopico incompleto di Francesco Bacone “Nuova Atlantide” del 1624. Significativamente l'opera, permeata di una visione meccanicista e utilitaristica della natura, rifletteva l'esaltazione di una società inglese (della quale Francesco Bacone fu convinto cortigiano senza scrupoli) che si avviava di divenire il primo impero commerciale (dopo la vittoria sulla “Invincibile Armata” spagnola nel 1588) di un mondo dai confini enormemente ampliati dalle recenti scoperte geografiche. Oggi, alla oramai consolidata disumanizzazione delle prassi riproduttive e terapeutiche a base utopica, fa riscontro l'attuale dibattito internazionale sul principio della dignità umana, specialmente alla luce delle nuove possibilità biotecnologiche, che in Italia viene tradotto semplicisticamente come rivendicazioni di diritti. La ricetta proposta dall’oratore per il recupero del fattore umano si basa sulla responsabilità dell'umanità come delineata nel Primo principio etico di Hegel: il rispetto dell'uomo.

Successivamente Alain de Benoist, (saggista, direttore delle riviste “Nouvelle Ecole” e di “Krisis”) nel suo intervento “Contro l’ideologia gender” puntualizza la genesi di questa ideologia, concepita inizialmente come mera categoria classificatoria delle anomalie fisiche riguardanti la sessualità nell'ambiente clinico statunitense degli anni '60. Adottata poi da quella parte del movimento femminista che mirava più all'uguaglianza con l'uomo che alla promozione sociale della femminilità, essa finisce poi per essere sistematizzata e teorizzata nelle università americane per diffondersi anche in Europa tra gli anni '90 e il 2000. Basata su una visione negativa e negazionista della realtà sessuale, che vede come frutto di una semplice funzionalità sociale storicamente determinata, propugna la rimozione di qualsiasi orientamento sessuale nell’educazione e istruzione, reputando l’orientamento facoltà legata alla libera scelta personale, dunque mutabile a piacimento. La sintesi finale di questa ideologia è il ritorno della famigerata “foglia di fico” per una società senza sessi, ed evoca quegli scenari puritani di matrice protestante (la società yankee) nei quali tale ideologia ha preso forma.

In seguito, Giuseppina Barcellona (Università degli Studi di Enna “Kore”, nonché figlia del giurista Pietro Barcellona, figura di riferimento per il Circolo Proudhon) nel suo intervento “La strategia dei diritti e la perdita della sovranità”, ha articolato una complessa analisi, tra semantica e diritto costituzionale, della svolta giuridica avutasi in Italia e nel mondo negli anni '80. La svolta segnò il trionfo della strategia dei diritti e fu conseguenza del mutato orizzonte giuridico all'indomani della Seconda guerra mondiale; tramite l’attuazione di una serie di dispositivi si giunse alla perdita della sovranità, quando il processo di globalizzazione e la costituzione della Comunità europea accompagnarono il graduale sgretolamento della centralità dello Stato e dei corpi sociali ad esso connessi. In tal modo si giunse all'attuale stato di “liquidità” del capitale e della società da esso permeata (secondo la definizione di Bauman), con una conseguente frantumazione del tessuto sociale e lo spostamento delle sedi decisionali, sempre più lontane dai luoghi fisici dimore dei popoli.

Il successivo intervento di Éric Zemmour (saggista, editorialista de "Le Figaro"), “Svirilizzazione dell’uomo e femminilizzazione della società”, individua gli inizi del salto di paradigma del titolo nella Prima guerra mondiale, tramite il cambiamento nella conduzione della guerra. Questo avrebbe portato alla desacralizzazione della virilità, in quanto gli attori  - un tempo guerrieri, ora divenuti semplici maschi anagraficamente idonei a combattere – furono ridotti a “vivere, combattere e morire a guisa di ratti all'interno delle trincee”. Successivamente, l'evoluzione del capitalismo statunitense promosse i processi di robotizzazione del lavoro e del consumismo parossistico, e questo comportò la guerra senza quartiere alla famiglia patriarcale, principale ostacolo alla loro realizzazione. Ragion per la quale, ha detto, con una battuta molto apprezzata dall'uditorio, che oggi nella famiglia con la “fine del patriarcato, la donna è diventata la reggente, mentre il vero sovrano è il figlio.” Insiste poi nel presentare la femminilizzazione della società occidentale come un processo eterodiretto per favorire l'acquiescenza totale dei popoli alle direttive elitarie. Altro passaggio molto apprezzato è stata la sua notazione che nella Comunità europea, la presenza femminile è aumentata, anche perché…in essa il vero potere non vi si troverebbe più, essendosi spostato in altre sedi.

Diego Fusaro (filosofo, ricercatore all’Università San Raffaele di Milano) nel successivo intervento “La distruzione capitalistica della famiglia”, delinea un quadro piuttosto chiaro del capitale, oggi cresciuto enormemente di importanza e divenuto absolutus; in nome di questa sua illimitatezza, viene mossa guerra ad ogni forma di comunità, in primis la famiglia, in quanto ostacolo o limite alla sua azione. Il processo di globalizzazione, utile strumento del capitale, viene così descritto come un “dinamismo universalistico dell'individualismo acquisitivo”, una vera e propria spinta egocentrica basata sulla gratificazione sensoriale – consumo ergo sum – che porta tra l'altro alla polverizzazione della famiglia. Anche in questo caso (come nel primo intervento) la risposta sarebbe da ricercare, dice Fusaro, nell'etica hegeliana e nella sua concezione di famiglia e matrimonio, secondo la quale l'unione matrimoniale è una sintesi della dualità costituita dai due individui, uomo e donna, i quali devono rinunciare a qualcosa per poter creare questa sintesi superiore.

Ha chiuso i lavori l'intervento dell'on. Tiziana Ciprini (deputato Movimento 5 Stelle),  dal titolo “Contaminazione dei ruoli di genere e trasformazione della società”, applaudito calorosamente in più passaggi. Esso ha affrontato il tema della distorsione e della falsificazione semantica generata dagli interessi finanziari e dall'ideologia del gender alla luce dello sviluppo storico delle società umane sotto le diverse latitudini. Denuncia le truffe della falsa sinonimia indotta tra “uguaglianza di genere” e “pari opportunità” e della sostituzione subdola del concetto di “precarietà” con quello di “flessibilità”. Partendo poi dai termini ancestrali di “padre” e “madre”, nella loro gemmazione dalle radici indoeuropee “pa” per “difendere, tutelare” e “ma” per “misurare”, presenti anche nelle prime sillabazioni del bambino, ad indicare precisi ruoli diffusi sia diacronicamente (dal Paleolitico) che sincronicamente in tutte le società umane diffuse sul pianeta, individua nell'attacco odierno semantico e culturale a siffatte terminologie il reale obiettivo di distruzione della figura del maschio. La distruzione dell’essere maschile comporta la devirilizzazione e il depotenziamento degli esseri umani, una tendenza verso “l'uomo ogm”, ovverosia un sesso unico, con le caratteristiche di quello debole, che permetterebbe un maggiore secondamento e plasmabilità agli impulsi direttivi elitari. Tutto questo comporta la proliferazione di una gioventù fiacca e debilitata, in netta contrapposizione al significato stesso dei “portatori sani di forza”, che etimologicamente sono i giovani.

A margine del convegno e dei temi trattati, che richiederanno una più ampia e lucida analisi, fa indubbiamente piacere notare la sua buona organizzazione, portata avanti con grande scrupolo da questo gruppo di giovani, e corredata da uno spazio editoriale con le loro pubblicazioni. Una buona risposta, decisamente in controtendenza, alle tendenze disumane individuate, analizzate – sia pur parzialmente – e stigmatizzate dai lavori prodotti dagli oratori. In conclusione, buona dunque la pars destruens, mentre è apparsa ancora un po' debole la pars costruens – notoriamente la più difficile – affidata (negli interventi di Becchi e Fusaro) sostanzialmente all'impianto filosofico hegeliano, ossia a quanto di più lontano ci può essere, in realtà, dalla nostra tradizione culturale italica, ricchissima e un tempo preda ambita dagli altri popoli.

Si dice che i giovani si devono fare le ossa. Il dato confortante è che ci sono e che lavorano con entusiasmo. La gioventù è speranza e questo convegno dimostra che possiamo ancora sperare.