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Un canto infinito, intervista a Beatrice Bruteau

di Amy Edelstein e Ellen Daly - 06/09/2006

Sono cinquanta anni che Beatrice Bruteau ha aperto una particolarissima via attraverso il mondo della scienza, della filosofia, della matematica, della teoria evolutiva, del misticismo. Diventata praticante cattolica, si ispira a Teilhard de Chardin e ad Aurobindo creando un'originale sintesi tra l'approccio scientifico e quello spirituale.

 

 

 

Traduzione: Gagan Daniele Pietrini

 

 

Il  campo della spiritualità evolutiva non è precisamente sovrappopolato. Anche se negli ultimi anni è aumentato l’interesse sui legami tra l’evoluzione e l’illuminazione, sono ancora pochissime le persone che hanno indagato sia le verità eterne dello spirito sia il mondo perennemente mutevole della natura. Ecco perché lo scorso autunno abbiamo provato una vera emozione nello scoprire l’opera di Beatrice Bruteau. Sono ormai cinquanta anni che Beatrice Bruteau ha aperto una particolarissima via attraverso il mondo della scienza, della filosofia, della matematica, della teoria evolutiva, del misticismo, dell’oriente e dell’occidente. “Tutto è cominciato”, ci ha spiegato una sera dal suo ufficio nella Carolina del nord, “quando ho trovato un libro su Ramakrishna nella Carnegie Public Library di Pittsburgh”. La Bruteau stava lavorando per il master combinato di secondo livello in matematica, filosofia e religione. “Mi sedevo sul grande ponte di pietra nera dietro la scuola e lasciavo dondolare le gambe all’infuori, avvinta dalla filosofia di Ramakrishna. Essa mi parlava”. Un amico gli raccontò della missione di Ramakrishna a New York City, e subito dopo la fine del master, Bruteau si trasferì a Manhattan, accanto alla Missione. Cominciò a studiare il Vedanta e intanto conseguiva un dottorato in filosofia alla Fordham University. “Gli anni ‘50”, ricorda Beatrice Bruteau, “furono un’epoca magica per New York. Ho incontrato fratello David Steindl-Rast, che aveva appena cominciato a studiare con Tai Shimano Roshi; rabbi Gelberman, che era in contatto con l’ashram di swami Muktananda in India; swami Satchidananda e molti altri. Amavo il Vedanta, e amavo i mistici cristiani, che ho cominciato a leggere contemporaneamente. E sai cosa mi hanno detto nella classe alla Missione? Che il cattolicesimo era il Vedanta in veste europea”.

Diventata praticante cattolica, Beatrice Bruteau ha creato un’originale sintesi tra l’approccio scientifico e quello spirituale: ella ricerca il mistico nel materiale e la grande creatività di Dio nello svolgimento temporale del cosmo. Ciò che la contraddistingue è il fatto di aver studiato a fondo sia l’opera di Teilhard de Chardin sia quella di Sri Aurobindo (i grandi pionieri novecenteschi della spiritualità evolutiva), sui quali ha scritto diversi libri.

Come Teilhard de Chardin, Bruteau crede che siamo a una congiuntura della storia in cui, per la prima volta, l’evoluzione non sarà tanto fisica quanto noetica; ovvero, avverrà una trasformazione o mutazione della consapevolezza. E gli esseri umani hanno un ruolo fondamentale. Per fare il prossimo passo nella scala dell’evoluzione, dice Bruteau, dobbiamo davvero diventare partecipanti consapevoli del processo evolutivo. È a questa “Grande Opzione” che lei ci invita, a questo grande momento del destino umano, in cui l’universo “progredirà creando unità di livello più elevato o ricadrà nell’omogeneità dispersa della massima entropia. Tutto dipende”, scrive Bruteau, “da cosa scegliamo di fare”.

Ella vive attualmente nella piccola comunità di Pfafftown, nella Carolina del Nord. Cura l’edizione del trimestrale “American Vedantist”, sovrintende a due ordini cristiani contemplativi e lavora per quello che sarà il suo tredicesimo libro. All’età di settantadue anni, la sua energia creativa sembra inesauribile; all’università parlava come se avessimo avuto tutto il tempo dell’universo per conoscerci reciprocamente, riflettere sull’umana avventura e lasciare che il grande mistero dell’evoluzione si manifestasse a poco a poco.

Intervista

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Ci proponiamo di indagare l’evoluzione spirituale e la relazione tra illuminazione ed evoluzione. Tu sei una pioniera della spiritualità evolutiva, e il fine del tuo lavoro è introdurre un’ottica evolutiva nella vita contemplativa cristiana. Nel tuo libro, God’s Ecstasy, hai scritto: “L’evoluzione fa parte della vita religiosa. La creatività si inserisce nel mondo naturale. E il Divino è il principio creatore”. Puoi spiegare cosa vuoi dire?

Beatrice Bruteau: In profondità dentro di noi c’è un’aspirazione mistica, una brama dell’assoluto, e quindi abbiamo bisogno di vedere tutto il mondo in tale contesto. Per fare questo al giorno d’oggi, ci occorre una nuova teologia del cosmo, radicata nella migliore scienza dei giorni nostri. Sarà una teologia nella quale Dio sarà presente esattamente in tutte le dinamiche e i modelli dell’ordine creato. Una teologia dell’evoluzione deve considerare Dio profondamente immerso nel processo evolutivo del mondo. Dio sta creando il mondo attraverso l’evoluzione. E il processo evolutivo, a sua volta, è considerato diretto verso Dio. Quindi, vedi, Dio si sta auto-esprimendo e auto-strutturando nell’evoluzione.

Tutte le meravigliose creature che vediamo sono nate da pochi e semplici principi, oltre che da una manciata di particelle elementari. La creatività all’origine del mondo è intrinseca a quest’ultimo, in quanto è la sua stessa essenza. E in tale mondo auto-creantesi c’è la qualità più simile a Dio, la consapevolezza, che si sta sviluppando gradualmente. La complessità cosmica ha sostenuto lo sviluppo della consapevolezza, e ora possiamo sapere, comprendere e contemplare questo bellissimo e meraviglioso universo. Sempre più le creature sanno cosa stanno facendo, apprezzano il loro ambiente e scelgono le loro azioni. Venendo agli esseri umani, la consapevolezza sa di essere consapevole. Cerchiamo di capire da dove viene la consapevolezza, come funziona, in che modo possiamo manipolarla. Al livello umano, la consapevolezza sta cercando di creare nuove forme di consapevolezza. Abbiamo sviluppato pratiche e assunto droghe capaci di alterare la coscienza. Ora stiamo persino producendo macchine capaci di fare cose che ritenevamo esclusiva del cervello. Pertanto, la consapevolezza si sta evolvendo oltre se stessa.

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Puoi spiegare che cos’è esattamente il movimento o processo evolutivo?

Beatrice Bruteau: L’evoluzione è il mutamento collegato del mondo. Nella natura esiste una spinta fondamentale verso la crescita, l’espansione e il rinnovamento. Potremmo persino affermare che il significato stesso dell’essere vivi è diventare costantemente nuovi. Ciò accade a piccola scala in ogni forma biologica che conosciamo, e a scala più vasta nell’universo come un tutto. C’è almeno un filone di pensiero, nel mondo contemporaneo, che considera il cosmo un vasto, dinamico essere in evoluzione, che attraversa una serie di stadi in cui le sue forme e relazioni interne assumono schemi sempre nuovi. Alcuni teorici dell’evoluzione sostengono che a ogni stadio dello sviluppo la complessità degli schemi aumenta. Per cui, l’evoluzione è il passaggio da forme di organizzazione semplici ad altre più complesse; questo provoca un aumento di consapevolezza, cioè la sensazione dell’unità nell’entità organizzata.

Ebbene, di solito si pensa che questo processo sia diviso in piccoli passi, ma talvolta accade il “Grande Passo”. Quest’ultimo si verifica quando l’organizzazione cosmica passa a un altro livello di complessità, unendo elementi del livello precedente. Il gesuita e paleontologo francese Teilhard de Chardin le chiamava “unioni creative”: esse portano alla luce qualcosa che non è mai esistito prima. L’Essere Nuovo affiora dalle connessioni e le interazioni delle unità componenti, e costituisce un nuovo livello di unione e integrazione.

Unione Creativa

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Puoi dire qualcos’altro sull’idea di Teilhard di una progressione evolutiva verso stadi sempre maggiori di unità?

Beatrice Bruteau: Come ho detto, secondo la concezione di Teilhard tutta l’evoluzione si è svolta attraverso una serie di unioni creative. Esseri più complessi e consapevoli si formano attraverso l’unione di elementi meno complessi e consapevoli. Le particelle subatomiche si uniscono per formare atomi, gli atomi si uniscono per formare molecole, le molecole si uniscono per formare cellule e le cellule si uniscono per formare organismi. A ognuno di questi livelli si verifica l’unione di elementi meno complessi e consapevoli per creare qualcosa di nuovo, più complesso e consapevole. Poiché nel passato vediamo questo schema ripetersi continuamente, Teilhard lo ritiene generalizzabile e proiettabile nel futuro, verso un’altra unione creativa della quale noi saremo gli elementi componenti.

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Come si sono formate queste “unioni creative”?

Beatrice Bruteau: Secondo Teilhard, ogni volta che esse accadono c’è uno scambio di “energia caratteristica” tra gli elementi componenti. Per esempio, l’energia caratteristica degli atomi è quella elettrica. È attraverso la condivisione di questa energia che gli atomi si trasformano in molecole. Gli atomi sono capaci di creare connessioni tra loro, e quindi di interagire formando l’unione. Dunque, affinché gli esseri umani si uniscano formando la prossima unione creativa (secondo lo stesso modello seguito prima di noi dagli atomi, le molecole e le cellule), dobbiamo condividere le nostre energie caratteristiche. È la condivisione di energia che forma il legame. L’energia caratteristica, al livello che abbiamo raggiunto adesso, è l’energia umana. E cos’è l’energia umana? Non è solo l’energia fisica, chimica o biologica. È l’energia del pensiero (o della conoscenza) e dell’amore (o della volontà). Quella che dobbiamo utilizzare per la nuova unione è questa nostra energia intima. In altre parole, ci viene chiesto di donare noi stessi in quanto persone per creare un Nuovo Essere di livello superiore. Il dubbio, tuttavia, è se gli esseri umani riusciranno davvero a creare il livello successivo dell’evoluzione cosmica.

Quindi, a questo punto l’evoluzione è in una situazione senza precedenti: gli elementi componenti, nel nostro caso, sono agenti liberi. La nostra unione non sarà automatica, provocata da una mera affinità naturale. Poiché ognuno di noi è libero, possiamo scegliere se fare parte o meno di questa unione proposta. In tal modo l’unione, il Nuovo Essere, il passo successivo dell’evoluzione, avverrà solo con il nostro libero consenso, perché lo scambio stesso di energia che forma il legame dell’organizzazione cosmica di nuovo livello consiste di azioni volontarie. Ecco perché Teilhard afferma che l’intera «impresa» cosmica ora dipende dalle nostre decisioni: noi siamo l’evoluzione.

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Quindi, gli esseri umani occupano una posizione molto particolare, e abbiamo una grossa responsabilità sulle nostre spalle. Si potrebbe dire che l’evoluzione sta attraversando un momento cruciale.

Beatrice Bruteau: Sì, è così. E per apprezzare fino in fondo l’importanza del ruolo umano, consideriamo il modo in cui gli elementi di un dato livello dell’organizzazione cosmica formano l’unità all’origine di un nuovo tipo di interezza nel mondo. Non esiste l’intervento di una forza esterna; si tratta di una potenzialità intrinseca agli elementi componenti. Essi agiscono in virtù della loro capacità caratteristica. Ogni livello dell’essere cosmico ha una data attitudine a comunicare e unirsi con gli altri elementi del suo livello per formare qualcosa di più grande. Questo è lo schema che si ripete nel corso dell’evoluzione.

E da qui, dunque, possiamo capire il ruolo dell’uomo nel prossimo stadio dell’evoluzione cosmica. Gli esseri umani possono comunicare in modo molto migliore degli atomi. Se lo schema si ripete al nostro livello, dobbiamo esercitare quella capacità per formare un nuovo tipo di Essere, un Essere nato dalla nostra unione volontaria per fare ciò che da soli ci è impossibile.

La scelta umana

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Anche tutti i maggiori pensatori evolutivi hanno sostenuto che il libero arbitrio, l’esercizio intelligente della libera volontà o della volizione, è ciò che distingue gli esseri umani dalle altre creature. Puoi dire qualcosa di più sull’importanza del libero arbitrio?

Beatrice Bruteau: Vedi, finora l’evoluzione è avvenuta attraverso il caso e la selezione naturale. L’animale individuale non sceglie la propria evoluzione. Invece, l’essere umano individuale può farlo; attraverso la nostra comune volontà possiamo creare qualcosa che prima non esisteva. Se dobbiamo creare questo mutamento per favorire la nascita di un Nuove Essere, dovremo ri-dirigere le nostre correnti di energia. E ci vorrà energia anche solo per creare questa opzione. Vedi, le nostre correnti di energia sono egocentriche: nascono dall’ego, prendono ciò che va bene a esso e tornano indietro. Tale modello di energia non può formare un’unione creativa, perché cerca di assimilare tutti gli altri esseri all’essere dell’ego. Ecco perché è importante compiere un grande sforzo per realizzare il Sé Autentico, altrimenti continueremo all’infinito a sfruttare e dominare, atteggiamenti che stanno distruggendo il mondo.

Amy Edelstein ed Ellen Daly: È per questo che nel tuo libro affermi che l’auto-realizzazione, o illuminazione, è “il fondamento dell’evoluzione”? Vuoi dire che affinché l’evoluzione compia il prossimo passo, dobbiamo trascendere le nostre motivazioni egoiche, quegli impulsi che fondamentalmente ci tengono separati gli uni dagli altri?

Beatrice Bruteau: Sì. L’autorealizzazione è la condizione per formare la prossima unione creativa, in quanto dobbiamo portare l’energia umana caratteristica a un punto in cui possiamo condividerla intenzionalmente. Per formare un autentico Essere Nuovo, per compiere un altro Grande Passo nell’evoluzione, dobbiamo unire le energie più profonde e importanti della consapevolezza. Attualmente, nella maggior parte di noi, tale profondità è nascosta. Tuttavia, sentiamo che è lì in attesa di essere portata alla luce, e quindi facciamo varie pratiche spirituali nella speranza di diventare pienamente consapevoli della nostra realtà profonda.

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Cosa intendi con “realtà profonda”?

Beatrice Bruteau: La realtà profonda è quel luogo al centro del nostro essere in cui facciamo esperienza della nostra esistenza in modo illimitato. Il sé profondo non è definito né descritto da alcuna qualità del nostro corpo o della nostra personalità, dal nostro passato o dalle posizioni sociali, dal nostro lavoro o dalla nostra religione. Questo è piuttosto difficile da comprendere. Pensiamo a noi stessi, ci presentiamo agli altri e crediamo che questi ultimi ci vedano sulla base di tali qualità. Nella meditazione e nelle pratiche associate tentiamo di concentrarci sulla percezione della nostra esistenza, senza identificarci con queste caratteristiche. Nella misura in cui ci abituiamo a questo, possiamo comportarci spontaneamente in modo nuovo.

Puoi vedere da ciò in che modo la nostra energia viene influenzata. Quando ci definiamo sulla base delle nostre qualità, dobbiamo rivolgere la nostra energia alla protezione di esse e al tentativo di acquisirne di più preziose: più bellezza, personalità, ricchezza, potere, status sociale. Ma se ci liberiamo da tali identità, tutta quell’energia diventa disponibile per irradiare benevolenza sugli altri. Abbiamo compreso di essere il Sé che afferma Io sono, senza un predicato seguente; cioè, né io sono questoio ho questa qualità. Solo io sono, illimitato e assoluto.

E la cosa interessante è che non appena fai esperienza di te stesso in questo modo, ti ritrovi subito a dire a tutto il mondo: “Lascia che sia!”. Sembra che la natura di io sono sia dire “Lascia che sia”. Questo è l’amore che viene chiamato agape. L’agape è l’amore che ricerca l’essere, il ben-essere, l’essere sempre più pieno dell’amato. È un amore che non è una reazione all’amato, ma una prima azione, un’azione che comincia in te, che sorge dal centro del tuo essere in virtù della sua natura. Questa energia d’amore è inesauribile. Non va messa da parte, ripartita o usata economicamente. È abbondante, copiosa ed enorme. È un’attività, un’energia in efflusso dinamico. È sempre in moto e si sta sempre irradiando, come una stella. Scorre da noi in tutti i modi possibili. Il Sé Autentico in noi sta sempre irradiando questa bontà volontaria.

Un nuovo essere

Amy Edelstein ed Ellen Daly: A volte hai definito l’agape o l’«amore creativo» come un movimento volto al futuro o, potremmo dire, evolutivo. Il suo scopo sarebbe, come hai detto, “portare alla luce qualcosa di nuovo”.

Beatrice Bruteau: È una volontà di essere. Si tratta dell’energia assoluta di Dio, se vogliamo chiamarla così. Questa volontà di condividere l’essere è agape. Ed è centrale, è originale, è la Fonte. Quando la scopri, capisci che tu sei quello, quello è il tuo sé più vero. Questo è ciò che accade alle persone quando sperimentano quella che viene chiamata l’Auto-realizzazione. Ed è un’energia senza limiti. Il Sé centrale o Autentico che è la verità del nostro essere è in contatto con la Fonte Divina di tutta la realtà. Naturalmente, esso è teso verso il futuro. Il suo scopo è che ci sia più essere, perché la sua natura è il dono dell’essere. Il sé autentico si dona a ogni essere. Donarsi, espandersi e irradiarsi è il suo piacere. È la nostra partecipazione alla “gloria di Dio” che “colma il mondo intero”.

È così che noi – facendo la nostra pratica spirituale, arrivando all’Auto-realizzazione, all’illuminazione – rendiamo possibile il gradino successivo dell’evoluzione umana, cioè dell’evoluzione cosmica, cioè dell’Auto-manifestazione di Dio. La Bontà nascosta in noi esce alla scoperto e si mostra per ciò che è, esultando nella verità dell’Essere.

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Parlando del prossimo stadio evolutivo, sottolinei l’importanza della comunità collettiva o umana. Perché la natura e la formazione di questo collettivo sono tanto importanti?

Beatrice Bruteau: Perché il collettivo è un’operazione integrativa. Vedi, il collettivo è il mezzo attraverso cui l’unicità si forma dalla diversità, proteggendo e trascendendo allo stesso tempo quest’ultima. È una specie di gioco della cavallina, attraverso cui l’evoluzione progredisce. Quindi, una molecola è una sorta di comunità; una cellula è una sorta di comunità. Le molecole sono comunità di atomi, le cellule sono comunità di molecole e così via. Ebbene, noi stiamo seguendo questo stesso schema evolutivo, cioè unirsi per creare. La nuova comunità umana sarà una sorta di entità, di Essere, allo stesso modo in cui l’organismo è un collettivo di molecole e la molecola è un collettivo di atomi. Se riusciamo a far sì che gli uomini condividano la loro caratteristica energia umana (cioè l’agape, la conoscenza, l’altruismo, la creatività, l’inventività e ogni sorta di altra energia tipicamente umana), tale scambio di energie ci unirà in una comunità. E quando l’intera comunità sperimenta e pratica questo tipo di amore, le energie incrociantisi formano una rete, e quest’ultima è il Nuovo Essere che può fare ciò che è impossibile ai suoi singoli individui componenti.

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Nei tuoi scritti parli del ruolo dell’integrazione e della differenziazione, due elementi centrali della teoria evolutiva sia scientifica sia spirituale. Abbiamo parlato abbastanza del processo dell’integrazione; ora potresti dire qualcosa sul ruolo e il valore della differenziazione nella creazione di questo nuovo ordine, o di ciò che hai appena chiamato “Nuovo Essere”?

Beatrice Bruteau: Sì. La diversità è assolutamente essenziale per l’unità dell’essere composto. Maggiori sono le diversità, meglio è; più grande la varietà delle relazioni e delle interazioni tra le entità componenti, più complessa sarà l’unità risultante. Pensa a un quadro con cinquanta diverse sfumature di colore, e a uno con solo tre. Oppure a un’orchestra con cinquanta strumenti diversi invece di uno solo: i vari suonatori interagiscono tra loro, accrescendo la ricchezza e la bellezza dell’insieme. Ogni volta che l’evoluzione cosmica compie un altro Grande Passo, le differenze all’interno del Nuovo Essere e nelle interazioni tra il nuovo insieme e gli altri nuovi insiemi sono molto maggiori. È come aggiungere un’altra dimensione: quanto volume in più c’è in uno spazio, piuttosto che in una superficie!

Nondualismo complesso

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Molte tradizioni orientali sostengono che il vertice del potenziale umano è la realizzazione della nondualità. L’unione di cui stai parlando è forse simile a questa definizione dell’illuminazione?

Beatrice Bruteau: Sì, ma è un nondualismo che non si riduce a un monismo. Vale a dire, le nostre energie personali non si fondono né si cancellano in un tutto amorfo. Non c’è una sensazione oceanica di venire inghiottiti in un grande Tutto. È vero il contrario: soggettivamente, la sensazione è di un’intensificazione dell’individualità, dell’auto-consapevolezza o dell’auto-realizzazione. Forse potremmo chiamarla nondualismo complesso.

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Pensi che alcune filosofie nondualiste potrebbero essere antitetiche a una prospettiva evolutiva? Per esempio, la tradizionale definizione orientale di illuminazione è la cessazione finale, o la fine di ogni divenire. Qual è la relazione tra l’illuminazione, così come è tradizionalmente concepita, e la tua concezione del risveglio spirituale come base di un progresso evolutivo verso gradi di integrazione sempre più elevata?

Beatrice Bruteau: La risposta a questa domanda mette insieme due cose di cui ho parlato. Quando scopri che l’io sono è il centro del tuo sé, questa è la parte della cessazione. Ma una volta fatta questa scoperta, ti rendi conto che essa è finalizzata al divenire; e questa è la parte evolutiva.

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Quindi, la definizione tradizionale di illuminazione come fine del divenire può essere in realtà un ostacolo alla realizzazione del nostro potenziale evolutivo?

Beatrice Bruteau: Se pensiamo davvero che questo sia lo scopo finale e che non ci sia nulla al di là, potrebbe essere così.

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Molti insegnanti spirituali la pensano così. Sentiamo spesso dire che quando ti risvegli, comprendi che questo mondo è solo un’illusione e che quindi nulla in esso ha importanza!

Beatrice Bruteau: Oh sì, lo so. Ma se ti risvegli davvero, l’esperienza stessa dovrebbe farti capire che questa non è la fine. Credo che fu il saggio e filosofo indiano Sri Aurobindo a dire che Shankara descrisse solo mezza verità. Il vedanta tradizionale sostiene che questo mondo è in realtà Brahman, o l’Assoluto, ma sembra Maya, o l’illusione. Ebbene, Aurobindo sentiva che Shankara si era fermato a metà strada perché non aveva approfondito questo aspetto, dicendo: “Ciò che Brahman sta facendo è manifestarsi in quanto mondo. E ciò vuol dire che il mondo è santo e va incoraggiato a manifestarsi ulteriormente”. Ciò che abbiamo di fronte è l’attività creativa di Brahman. Questo è l’Assoluto, e l’Assoluto si manifesta in termini di relatività. Il relativo e l’Assoluto, l’Infinito e il finito sono entrambi reali. Sei una miniatura della stessa struttura. Il Sé profondo in te è l’Assoluto, l’Infinito, l’Eterno, il Divino che si sta manifestando nel particolare essere umano da te personificato nel momento presente. Quindi, direi che esistono due poli: un polo mistico, che è ciò a cui ci invita Shankara, e un polo creativo, che è questo intero processo evolutivo.

Amy Edelstein ed Ellen Daly: Quindi, diresti che un punto di vista che riconoscesse solo la validità dell’Essere e non del divenire sarebbe incompleto?

Beatrice Bruteau: Direi che un nondualismo che alla fine rifiuta o evita l’intera sfera della manifestazione priva il processo del suo valore intrinseco. Il nondualimo complesso ci chiede di non rifiutare la fase manifesta per perfezionare quella immanifesta. Piuttosto, la posizione cercata è riposare nell’Immanifesto ed esprimersi nel Manifesto, non alternativamente, ma simultaneamente e per mutua implicazione.