"Usano il cadavere di un bimbo. E' informazione da bovini"
di Alessandro Meluzzi - 07/09/2015
Fonte: intelligonews
specialista in psichiatria, cerca - parlando con Intelligonews - di restare lucido davanti alla raccapricciante foto del bambino siriano morto sulle spiagge turche nel tentativo di raggiungere l’Europa, e mette a fuoco le contraddizioni di un sistema della comunicazione che pone i riflettori solo su alcuni aspetti di questa crisi migratoria.
“Stanno usando l’informazione per spostare i sentimenti dell’opinione pubblica, ma questa regia avrà sempre più difficoltà, la gente ormai è desensibilizzata”. Il professorAlessandro Meluzzi,Prof. Meluzzi la foto del bambino siriano morto ha scosso tutta l’Europa. Serviva questo per destare le opinioni pubbliche?
“Il problema è questa strategia dell’informazione. Un modo efficace di sparare nel branco come facevano i cow-boy con i bovini: se vuoi far spostare la mandria a sinistra spara a destra, viceversa, per spostare la mandria a destra spara a sinistra. Questa pendolarità dell’informazione è quello a cui si sta assistendo in questi giorni. Il giorno precedente abbiamo un non avente diritto di asilo che massacra con violenze indicibili due pensionati in Sicilia, e questo sposta il branco in una direzione; il giorno successivo c’è bisogno di un’immagine altrettanto forte per spostare il branco in una direzione opposta. Questa è l’impressione che purtroppo non si può non avere. Devo dire però che l’immagine e terribile, come lo sono tutte le immagini di bambini morti”.
Si ma non tutti i bambini morti fanno notizia allo stesso modo…
“Naturalmente non abbiamo mai mandato in onda le immagini dei bambini uccisi nei raid Nato in Bosnia, durante la vicenda nota di una guerra democratica e politicamente corretta. Non abbiamo mai mandato le immagini dei bambini massacrati dalle bombe lanciate sulla Libia – azioni a cui abbiamo partecipato anche noi – per abbattere Gheddafi. Resta il fatto che quello che noi vediamo nell’immagine di quel bambino morto sulla spiaggia turca è diretta conseguenza delle primavere arabe che abbiamo applaudito (la famiglia del piccolo Aylan scappava dalla città di Kobane, ndr). Abbiamo applaudito alla caduta di Mubarak, di Gheddafi e speriamo nella caduta di Assad, pensando di creare un nuovo falso ordine mondiale che ha come diretta conseguenza effetti devastanti non prevedibili. Quando sento gli Usa dire che è una crisi che durerà per i prossimi 20 anni capisco che il destino dell’Europa è stato segnato. Quindi quel bambino morto è certamente una conseguenza non solo di una politica devastante per il Medio Oriente ma probabilmente anche il segnale di qualcosa che ha a che vedere con l’Europa come l’abbiamo percepita e costruita negli ultimi 300 anni”.
Abbiamo visto che l’opinione pubblica europea ha un livello di sensibilità indiscutibile. Ma i media fanno una selezione scientifica. Perché le foto dei cristiani massacrati vengono censurate e quelle dei migranti morti hanno la massima diffusione?
“Le dico di più: le foto delle ragazze uccise e violentate dai jihadisti non vengono pubblicate perché non sono politicamente corrette. Questi sono i colpi che vengono usati scientemente per sparare nel branco di cui parlavamo prima. E questo è terrorizzante!”
Gli esempi potrebbero continuare all’infinito, anche la recente uccisione di una giovane soldatessa, laureata ed emancipata (senza veli e costrizioni) che combatteva volontaria per l’esercito di Assad è stata praticamente ignorata da tutti grandi media…
“Assad non è politicamente corretto perché è amico di Putin, il leader siriano non deve fare parte del nuovo ordine mondiale perché la sua presenza non è gradita in certi ambienti. Che questa donna fosse stata stuprata o massacrata non ha alcuna importanza, le immagini e le storie da raccontare vengono selezionate con una logica implacabile. Questo fa parte di una sistema con cui dovremo misurarci, tuttavia devo dire che singolarmente, per una strana eterogenesi dei fini (conseguenze non intenzionali di azioni intenzionali, ndr), si sviluppano degli anticorpi. Cioè il braco si lascia spostare però singolarmente – ne è una prova anche questa intervista – si sviluppano degli anticorpi, per cui non è detto che questo gioco di regia sia perfetto. Nessuno può farci credere che l’Isis non può essere distrutta sul piano militare in una sola settimana. Questo lo capirebbe anche un bambino. Se pensiamo alla velocità con cui sono stati battuti Milosevic e Gheddafi, che erano solidi e anche ben armati, allora capiamo che c’è qualcosa che non funziona in questa vicenda dello Stato Islamico. Lo capirebbe anche un infante, come il bambino morto in Turchia vittima prima di tutto dell’assedio di Kobane perpetrato proprio dell’Isis”.
In effetti quel bambino è il segno più evidente del filo che unisce la crisi migratoria e il caos creatosi in Medio Oriente…
“Quel bambino fa parte di un popolo che ha pagato un prezzo altissimo nella lotta a questo coacervo mostruoso, risultato di un' ingegneria geo-politica, genetica, tutta misteriosa e ancora da comprendere che è l’Isis. Su questo non mi voglio addentrare ulteriormente. Una forza militare qualsiasi potrebbe spazzare via questo fenomeno in qualunque momento. È evidente che la funzione dell’Isis è quella di compensare la politica di apertura nei confronti degli sciiti e dell’Iran. L’Isis si è postata al centro tra gli hezbollah libanesi e Assad da un parte e l’Iran e l’ayatollah sciita dall’altra, proprio nel momento in cui si tratta con questi soggetti. Ma non facciamo retro pensiero geo-politco”.
Ma è difficile prescindere da una analisi geo-politica se si vuole capire la foto di quel bambino, vero?
“Quello che è fondamentale e che quel bambino ha pagato il prezzo di questa destabilizzazione sistematica del Medio Oriente. Dovremmo anche ragionare su quelle che sono state le politiche del petrolio e delle fonti energetiche in questi anni, in Iraq e nella contrapposizione tra sunniti dell’Arabia Saudita e sciiti dell’Iran. Insomma in tutta questa partita si è deciso, secondo me, che l’Europa, un continente invecchiato, con una comulazione di reddito personale e collettivo ancora molto elevata, e con un welfare molto sviluppato, deve diventare il contenitore di ciò che schiuma fuori questo calderone. Non so se è stato deciso scientemente tutto questo, ma temo di sì, è stato comunque deciso che i vecchi europei sono quelli che devono pagare il prezzo, ed è quello che accadrà”.
Per tornare alla foto lei ha parlato di anticorpi, appunto non c’è il rischio che alla fine ci si abitui all’esposizione continua a immagini raccapriccianti?
“Ormai c’è una totale desensibilizzazione sistematica nei confronti di queste cose, per cui sono gli ultimi proiettili sparati con questo fine dall’informazione: gli anticorpi nel loro effetto, anche quello di inspessire la reazione all’immagine, una specie di sindrome dell’iper-realtà. Ho trovato quasi criminale la copertina del manifesto. Il gioco di parole con il termine “asilo” poteva andare bene forse su una copertina del ‘Male’ al tempo delle Brigate Rosse”.
Con la scorza inspessita sono le classi sociali più basse delle periferie europee che sembrano rifiutare questa ondata migratoria senza precedenti…
“Le elite dall’altezza dei loro attici nei quartieri buoni cercano di guidare il volgo dalla parte che vogliono loro, ma stavolta ho l’impressione che la faccenda sarà molto più complicata del previsto. Sarà difficile contemplare dagli attici questi movimenti biblici evocati a tavolino. Non è più tempo dei tiralinee inglesi nell’Impero Ottomano (coloro che definirono a tavolino i confini del Medio Oriente, nrd) dopo la prima guerra mondiale. Questa è un’epoca più complessa di quello che gli stessi autori della complessità sul web potevano immaginarsi. Lo prova infatti che questo pensiero divergente uscirà in rete tra pochi minuti”.