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D'Alema, i DS e la "lottizzazione continua"

di Gianfranco la Grassa - 07/09/2006

 

Dopo il “bye, bye, Condy”, dopo “in Libano siamo arrivati primi come alla Coppa del mondo; immagino che buoni secondi arriveranno i francesi”, adesso al Festival dell’Unità (mi sembra) D’Alema ha pronunciato un’altra storica frase: “Mimun e Mazza sono ancora direttori del TG1 e TG2; evidentemente siamo troppo buoni”. Per completare il quadro, ricordo la frase di qualche giorno fa: “Andare in pensione a 57 anni è aberrante”, mentre il 3 novembre 2005 diceva: “Quando si parla di età pensionabile, meno si parla meglio è” (e il 29 agosto 2003 aveva definito la “riforma” Maroni “inapplicabile, rozza e punitiva”). Evidentemente, quando si è all’opposizione, per catturare i voti di quei gonzi di lavoratori, si parla in un modo, mentre quando si “è al potere” ci si monta la testa e la prospettiva cambia; e si vuole occupare ogni spazio possibile.

Quanto appena citato dimostra solo che D’Alema sta a Fini come Prodi sta a Berlusconi; tutti personaggi di una limitatezza intellettuale e culturale che fa paura, nascosta dietro quella boria che hanno, ad es., i vari partecipanti ai talk show televisivi e che ne fa degli “eroi” agli occhi delle “masse”. D’Alema è solo supponente e arrogante, ma non è affatto quella gran intelligenza che viene propagandata in TV. Sa parlare (ma perfino un po’ peggio di un Bertinotti, un’altra “Aquila” del nostro Circo Barnum politico) e si è formato, fin da quando aveva vent’anni (se non ricordo male, ne aveva 23-24 quando divenne segretario della Federazione di Pisa), nei congressi del PCI, dove con adeguato training cresceva un “pelo sullo stomaco” di almeno 10 cm. di spessore.

A mio avviso, preferisco dirlo subito, chi non s’indigna alla frase dalemiana su TG1 e TG2 – dopo aver rotto le scatole per 12 anni sul preteso controllo berlusconiano di tutte le reti televisive (bum!) – è un disonesto, un ipocrita che faceva finta di avere a cuore le sorti della “libera informazione”. Non vi è dubbio che perfino i democristiani di un tempo, nell’occupazione della RAI, erano più “signori” di questi veri parvenus dei diessini e dintorni. E chi non si disgusta e invece gioisce perché i “propri preferiti” occupano tutto, ha la stoffa del perfetto mafioso. Ma il discorso non finisce qui, perché ci sono fatti molto particolari che aprono orizzonti più vasti. E allora prendiamola pure alla larga.

Nel 1963, dopo aver per anni centellinato che cosa fosse il “comunismo” affermatosi nel “socialismo reale” e nei PC di tutto il mondo (anche occidentale), mi resi conto che tale corrente non aveva nulla a che fare con quel comunismo che avevo appreso da Marx e da Lenin (sissignore, da questo personaggio bistrattato da tutti i reazionari, e che era semplicemente un realista, ma con serie intenzioni di comunismo). Ero anche portato – e lo sono tuttora! – a “giustificare” il periodo del predominio del gruppo dirigente staliniano; non tanto per la faccenda dell’accerchiamento dell’URSS e altro, ma soprattutto perché esso aveva comunque creato una grande potenza in grado di impedire agli USA di fare quello che volevano, come stanno facendo adesso una volta crollato il “campo socialista”. Sia chiaro che è soprattutto oggi che vedo meglio come il “comunismo” fosse una “bufala”, una ideologia di legittimazione di un potere assoluto, che comunque, per un lungo periodo storico, ha avuto una lungimiranza strategica di tutto rispetto. A partire da Krusciov, e poi via via sempre peggio fino alla stoltezza di Gorbaciov e alla turpitudine di Eltsin (questi nomi sono solo la personalizzazione di gruppi dirigenti, di blocchi sociali, di politiche perseguite, che non sto adesso ad analizzare, ma l’ho fatto a lungo in passato), la potenza dell’URSS è stata liquidata, dissipata, annientata.

Dopo il 1963 chiamavo piciisti i “comunisti” che non lo erano più a tutti gli effetti; ma almeno, per un certo periodo, li si poteva accreditare di una certa larghezza di vedute, appunto in termini di potenza che si opponeva alla prepotenza statunitense; dopo sono divenuti puramente e semplicemente dei “traditori”, cioè degli inetti, incapaci, venduti al miglior offerente, schiere di farabutti e cialtroncelli al servizio dei dominanti capitalistici del mondo. Gente priva di statura e di effettiva intelligenza come il nostro D’Alema (e figurarsi che è il meno peggiore! Fatevi un’idea della pochezza e servilismo degli altri!!). Purtroppo, non ero certo io a poter imporre alla “Storia” il giusto nome di questi rinnegati: piciisti e basta. In realtà, li si è continuati a chiamare comunisti; e si è parlato dei paesi del campo socialista come di paesi comunisti (che aberrazione in termini marx-leniniani), dei PC come di partiti comunisti. Poi, per fortuna, dopo la grande abiura del dopo 1989, finalmente questi (s)porcaccioni hanno cambiato nome: in Italia PDS e poi DS. Tuttavia, l’animo è rimasto lo stesso, quello di parvenus prezzolati dai “signori” (che, anche loro, lo sono sempre meno, sono più o meno tutti dei “ricchi” e sfoggiano la potenza economica e finanziaria, dimostrando di essere semplicemente rozzi, prepotenti e arroganti).

Come tutti i parvenus, questi diessini rimasti piciisti non hanno più alcuna ampiezza mentale, sono attirati dal puro potere per se stessi (e soprattutto per coloro di cui sono servi). Sono dunque rimasti nell’animo, e nelle loro modalità di gestione del potere, piciisti, gli stessi che avevano il potere nel campo detto socialista, in specie negli ultimi vent’anni di esistenza di quest’ultimo. Qui da noi debbono mascherarsi un po’ da “democratici”, rispettare (ancora) le “libere” elezioni; ma in fondo non lo fanno anche i padroni (e padrini) USA, tentando di esportare la “democrazia” in ogni dove, con le armi dove si può, con le “libere” elezioni (manovrate) in altri luoghi (dove, per fortuna, le cose cominciano a non andare bene per loro: vedi Ucraina, ecc.)? Purtroppo, come ho già rilevato, la “Storia” non ha voluto saperne di cambiare nome ai falsi comunisti; così i rinnegati e uomini di “puro potere”, nella realtà piciisti, sono ancor oggi denominati comunisti; e i diessini, che hanno cambiato nome ma non spirito di parvenus al soldo dei potenti, non sono altro che i vecchi “comunisti”.

In tale fatto del tutto evidente, mi dispiace dirlo, consiste il nocciolo di verità contenuto nelle parole di un Berlusconi quando continua ad affermare che i comunisti sono ancora fra noi; se la “Storia” non ha voluto capire che cos’era in realtà divenuto il comunismo di Marx (e di Lenin!), volete che possa capirlo Berlusconi? Egli dice, senza saperlo (cioè usando la denominazione storicamente accreditata), che fra noi ci sono i piciisti di sempre, i rinnegati parvenus servi di vari padroni (oggi gli USA, finanza internazionale e italiana, ecc.). Si autoappellano diessini (termine molto simile a diossina; ed è una felice combinazione), ma sono piciisti, i falsi “comunisti” di sempre; e come sempre capaci di doppiezza, finzione, menzogna, unita a tracotanza, prepotenza, manovra di masse di beoti (anche semiintellettualizzati) che strillano e gridano, ma servono i potenti di turno.

Detto in sintesi, qual è la struttura (piramidale) del potere attuale in Italia? Alla base, il sedicente Movimento, che trincerandosi dietro la pantomima dell’antifascismo copre le mene dei suoi finanziatori (più o meno occulti); si tratta però di “squadre” minime di “bravi ragazzi” manovrate da vecchi residuati di tutti gli “estremismi infantili” di ogni epoca (in specie dal ’77 in poi). Al di sopra, il grosso delle truppe manovrato dai diessini, dai falsi “comunisti” (in realtà piciisti) che si mascherano con altra denominazione. Poi una copertura di ex socialisti ed ex democristiani (anche loro sempre gli stessi, solo con diverse denominazioni di pura fantasia e tendenzialmente “vegetali”). Infine un gruppetto di sedicenti “esperti” guidato da un ottuso uomo di potere che, come tutti gli ottusi, serve benissimo agli scopi di individui di buona levatura intellettuale e culturale (tipo quelli della SanIntesa, per….intendersi; anche questo un nome che è un programma! Una autentica “Santa Intesa” per dominare), che tuttavia hanno una prevalente visione finanziaria dei problemi italiani e, per ciò stesso, servono gli interessi – forse persino in buona fede cercando delle congrue cointeressenze  – dei gruppi di comando statunitensi, i quali hanno anche piazzato un loro uomo di fiducia (ex vicepresidente della Goldman Sachs) alla Banca d’Italia.

Tale struttura non ha al momento vera alternativa che non sia una destra sciamannata, servile e prona nei confronti dei potentati dominanti centrali, guidata da un uomo che è piuttosto ridicolo e va bene per i “palati di grana grossa”. In ogni caso, questa è la struttura di potere che ci sta soffocando, che ci porterà a qualche disastro; questa è la struttura di potere contro cui quei pochi, che si sentano ancora eredi (ma non scolastici e settari!) del comunismo di Marx (e di Lenin), debbono dirigere il “fuoco” delle “armi della critica” (in assenza della “critica delle armi”). Questo il nostro compito, se siamo minimamente seri e non venduti; e non mascalzoni, o magari solo sciagurati in buona fede, come quelli che oggi continuano ad appoggiare questo Governo e questi “piciisti-diessini”, il peggiore dei cancri da cui potevamo essere afflitti.