Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / I viaggi di papa Francesco

I viaggi di papa Francesco

di Simone Torresani - 28/09/2015

Fonte: Il giornale del Ribelle

    

Image 

 

È iniziato in maniera trionfante e probabilmente finirà -inconvenienti a parte, ma non crediamo proprio ce ne siano- in apoteosi il lungo viaggio di papa Francesco a Cuba prima e negli Stati Uniti poi.

Molta la carne al fuoco: l'incontro con Raul Castro, la messa in piazza a L' Avana sotto l'effigie di "Che” Guevara, la visita al Congresso USA, il discorso all' ONU, l'incontro interreligioso a Filadelfia in cui, udite udite, saranno presenti "uomini e donne di ogni orientamento sessuale".

Queste trottate in giro per il mondo a ricevere applausi da masse gaudenti e plaudenti ci ricordano altri viaggi pontifici, non lontanissimi nel tempo, in cui i predecessori di Bergoglio -Wojtyla in primis- mieterono allori e successi, forti dei loro trionfi diplomatici: a Wojtyla si dà il merito di aver fatto crollare la Cortina di Ferro quando invece furono ben altre le ragioni del collasso comunista e quanto a Bergoglio la vulgata lo vuole artefice del disgelo diplomatico tra Cuba e Stati Uniti quando, anche in questo caso, la verità è solo parziale e sono ben altre e più complesse le cause che hanno spinto il regime cubano ad aprirsi al cosiddetto "mondo libero"(?): da 25 anni senza le sovvenzioni dell' URSS e strangolata da embarghi e scarso commercio estero, isola di una ideologia comunista defunta in un Continente e in un Oceano di neoliberismo, Cuba ormai languiva, ridotta a qualcosa come un miscuglio tra un museo per turisti e l'ospizio di mendicità.

Si potrebbe dire lo stesso anche della Corea del Nord, altro rimasuglio anacronistico di un mondo defunto, ma Pyongyang è tenuta in vita artificialmente dal governo cinese che ha tutto l'interesse ad avere un regime simile ai suoi confini, mentre L' Avana doveva contare solo sulle proprie scarse forze e sul turismo: turismo che giocoforza rompe l'isolamento, mettendo in contatto la popolazione con modi e stili di vita differenti.

Si tratta di un processo ormai in corso da diverso tempo e che non può essere fermato, perciò noi crediamo che per Cuba questa non sia altro che una transizione morbida (per adesso) da Marx ad Adam Smith.

Invece in Nord Corea il turismo è si può dire nullo, il controllo dello Stato onnipotente, l'isolamento, a parte la zona speciale economica di Kaesong ove vi è una limitata presenza di aziende sudcoreane ed estere, totale.

Non sappiamo quale sarà il futuro politico di Cuba dopo la dipartita dei due fratelli Castro -ormai gli unici simboli viventi di una "revolucion" che non ha più nulla da dire e da offrire- ma possiamo bene immaginare quale sarà il suo futuro economico e sociale, quando le aperture agli USA saranno ancor più nette e vi sarà l'inevitabile cambio di sistema politico: un disastro, più o meno come in alcune Repubbliche ex sovietiche passate all' economia di mercato.

Sorgeranno oligarchi che si compreranno a un tozzo di pane le aziende, vi sarà una classe politica ultracorrotta, i servizi essenziali verranno messi tutti a pagamento, l'aumento del turismo statunitense porterà ancora degenerazione morale, dilagherà il consumismo, la microcriminalità, la disgregazione sociale, l'emigrazione, le differenze abissali tra ricchi e poveri.

Non sappiamo nemmeno dire che futuro avrà la Chiesa locale, a Cuba, ma possiamo immaginare che gli spazi di manovra, in un mondo materialista, saranno ben pochi.

Bergoglio è una superstar mediatica che tiene incollato agli schermi il mondo, qualche volta ci azzecca (sulla terza guerra mondiale a rate, sulla cultura dello scarto, sull' enciclica ecologista) ma intanto le chiese restano vuote e i seminari stanno in piedi grazie ai convertiti africani o asiatici, la scristianizzazione occidentale prosegue spedita e anche a livello di opinione pubblica la Chiesa non conta più nulla: la gente ama "Francesco", non il Papa vicario di Cristo e tale confusioni di ruoli rischia di essere deleteria. Il problema di Bergoglio è che pur attaccando il sistema postmoderno, in esso ci sguazza sin troppo bene.

Ci nuota così bene che sta continuando l'opera di molti dei papi postconciliari: immergere la Chiesa nella modernità sino a farla dissolvere in essa.

Comunque vadano le cose, il tour bergogliano oltreoceano sarà, come al solito, un grande successo mediatico, diplomatico e personale ma un misero fallimento a livello spirituale.