La società del politicamente corretto
di Alex Barone - 30/11/2015
Fonte: L'intellettuale dissidente
La nostra società, sempre più serva delle ideologie dominanti, della cultura del libero mercato, e delle logiche del superamento delle barriere, propaganda una coscienza della liberalizzazione dei corpi annullando, di fatto, la libertà degli spiriti. Oggi, dove i rapporti sono sempre meno solidi e sempre meno sostanziali, dove ogni singolo aspetto della vita è consegnato alla fluidità, il modello imperante di riferimento (il politicamente corretto) è quello del pensiero neo-liberista. Per “politicamente corretto” si intende quell’agglomerato di opinioni, giudizi ed idee, accettabili all’interno di un preciso contesto sociale, oltre le quali si sfocia verso l’opposto: il “politicamente scorretto”, appunto (ciò che, invece, non è accettabile, che è eretico).
Ogni epoca storica è caratterizzata dalla presenza un’ideologia dominante, da forme di giudizio socialmente inaccettabili o accettabili, in grado di determinare la morale e l’azione dei soggetti (prodotta a partire dai precisi rapporti di potere che dominano il sistema sociale). Le sovrastrutture sociali sono il risultato delle strutture di potere, dei rapporti tra parti insiti nell’arena sociale. Inoltre, ogni forma di potere, per mantenersi ha naturalmente bisogno di un sistema di inibizioni e repressioni del soggetto, in grado di conservare l’ordine prestabilito. In passato ci si serviva spesso delle armi per reprimere eventuali forme di eresia. Oggi, in un’epoca totalmente pervasa dall’ideologia democratica, in un contesto (apparentemente) totalmente pacificato, la forma di assoggettamento utilizzata non è più tanto quella dell’esercizio della coercizione mediante gli eserciti ma mediante l’ideologia.
Le grandi ideologie della storia e lo scissionismo politico tra “destra” e “sinistra”, di fatto, è sorto in epoca moderna (quando il capitalismo iniziava ad affermarsi), in quanto il sistema del capitale, per proliferare, necessita di penetrare intimamente in ogni singolo ambito del vivere umano (lo fa mediante l’indottrinamento totalizzante). Non servono più le armi, né eserciti, per mantenere l’ordine imposto, ma ci si serve dei soggetti stessi. La nostra, infatti, come affermano autorevoli filosofi (anche contemporanei) è l’epoca più totalizzante che sia mai esistita (con buona pace per i paladini del vivere democratico e liberale). È l’epoca della liberalizzazione dei corpi e dell’oppressione delle coscienze. Il dogma fisso, del sogno liberale, si manifesta proprio in una forma di totale anarchia verso la percezione del proprio corpo e della propria natura (libera d’essere auto-determinata) e del proprio statuto nel mondo, che, tuttavia, annulla quella libertà che, invece, dovrebbe appartenere agli uomini (la libertà di pensiero, critico e razionale, libero da categorie ideologiche di qualunque genere).
L’epoca contemporanea e le vite degli uomini contemporanei sono caratterizzate da un conformismo spietato, nel quale l’interpretazione ragionata ed argomentata intorno al mondo è sempre più repressa dalle opprimenti forme del “politicamente corretto”, che manipola le coscienze, le ordina e le indirizza verso una sorta di comune volontà generale artificialmente costruita, che, di fatto, è quella volontà generale che rafforza e alimenta i rapporti di forza capitalistici, mantenendone e distribuendone le sue forme nel mondo.
Le libertà materiali che all’uomo contemporaneo paiono essere veri obiettivi esistenziali da perseguire, in realtà, rappresentano l’inganno profondo che si cela dietro i meccanismi di potere. È proprio questo encomio, questa apologia della libertà dei costumi, della distruzione del sacro e dell’annullamento della tradizione culturale, dei retaggi del passato, dei confini nazionali, la vera matrice illusoria che si sviluppa a partire da quella sovrastruttura ideologica che fa propri i valori della libertà dei mercati, della vita sregolata ed illimitata: in sintesi il modello neo-liberista. Mentre si celebra l’encomio del mondo senza frontiere, i grandi speculatori della finanza gioiscono dinnanzi al crollo in rovina degli stati-nazione. La sovranità degli Stati è il vero attrito all’economia del libero mercato e della globalizzazione. Mentre quello dell’uomo migrante diviene un nuovo mito da valorizzare ed un modello antropologico da seguire, tutte le varie istituzioni che hanno fatto dell’immigrazione sregolata un vero business se ne compiacciono, e tutti i grandi affaristi che hanno interesse a mantenere questo stato di neo-colonialismo spietato (non cercando di risollevare le economie dei paesi dai quali provengono i migranti, ma assecondando questi esodi umani) gioiscono silenziosamente.
Mentre si celebra l’elogio dell’uomo senza genere, si devirilizza il maschio e si annienta il concetto di femminilità, il mondo si appresta ad appiattirsi in un’unica forma, con immenso gaudio per i mercati liberi, poiché non esistendo più una differenza di genere, non esiste più nemmeno una preferenza di gusti. Il gusto e lo stile viene totalmente conformato, e la diversità annientata. Mentre tutto questo accade, mentre i valori della libertà illimitata si diffondono nelle coscienze umane, seguendo lo schema costante del politicamente corretto, le libertà reali dei soggetti, la capacità d’essere realmente soggetti pensanti ed autonomi rimane, sempre più, un privilegio per pochi. La libertà del corpo equiparato alla merce (che deve circolare liberamente) è sempre più salda, mentre la libertà delle coscienze è sempre più uniformata al l’unico schema politicamente corretto. Al riguardo, tra i filosofi attualmente esistenti, Diego Fusaro è uno tra i migliori analisti del reale a partire da questi nessi e rapporti di forza.