Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Pandemia, il business degli antivirali

Pandemia, il business degli antivirali

di Michelangiolo Bolognini - 24/10/2005

Fonte: www.greenplanet.net

 

Per l'attuale sistema di brevettabilità, i farmaci necessari non sono disponibili, e la sola Roche non potrà produrre in tempi ragionevoli decine di milioni di dosi di Tamiflu.


La situazione italiana è preoccupante, recenti dichiarazioni del ministro della Salute riferiscono della disponibilità di tre milioni e mezzo di dosi di vaccino, che però sarebbero equivalenti a 350.000 confezioni, a fronte della necessità di copertura, secondo le linee guida di quest'anno dell'OMS, dell'80% della popolazione inizialmente colpita.


Pandemia Influenzale: un po' di chiarezza su rischi e rimedi
Stop ai  brevetti che possono uccidere


L'influenza nell'uomo è una malattia che tutti conosciamo, di solito un po' fastidiosa, di breve durata, pericolosa solo per anziani o per persone che già hanno altri problemi di salute.
L'agente che causa questa malattia, è un piccolissimo parassita (in un millimetro ce ne potrebbero stare in fila oltre 50.000), il virus influenzale.
Ci sono molte decine di tipi diversi di virus influenzali e normalmente colpiscono solo la propria specie di riferimento: quelli degli uccelli gli uccelli, quelli dei maiali i maiali, quelli umani l'uomo.

Alcune volte però le cose vanno diversamente, ed il virus, cambiando un po' il suo aspetto, riesce a passare da specie a specie, per esempio dagli uccelli all'uomo, se la cosa si ferma qui il problema resta limitato solo a chi si è ammalato, il problema vero viene fuori quando questo tipo di virus che già è riuscito a passare da specie a specie, con una ulteriore piccola trasformazione riesce a passare da uomo a uomo, per via aerea, così come avviene per i normali virus influenzali, in questi casi il contagio è praticamente inevitabile: con uno starnuto o un colpo di tosse si può arrivare a contagiare fino a 10 metri di distanza (per questo tipo di contagio non ci sono forme di contenimento efficace se non gli scafandri ermetici e l'autorespiratore).

Quando tutte queste cose avvengono allora scoppia una epidemia a livello mondiale: la pandemia.
Questo tipo di epidemia, a differenza delle normali epidemie di influenza, ha caratteristiche di pericolosità nettamente superiori.

Si conoscono fino ad ora, relativamente bene, solo le tre ultime pandemie influenzali: quella del 1918 che ha causato oltre 40 milioni di morti, quella del 1957 che ha causato 4 milioni di morti, quella del 1968 che ha causato 2 milioni di morti.

La prossima pandemia potrebbe essere relativamente benigna (tipo quella del 1968), come pure assai più pericolosa (tipo quella del 1918, o anche peggiore).

Riguardo alla pandemia del 1918 alcuni hanno affermato che il gran numero di morti fosse dovuto   anche, o soprattutto, alle ristrettezze alimentari legate alla prima guerra mondiale, purtroppo questo non è vero, le percentuali dei morti negli Stati Uniti, che non ebbe penurie alimentari, o in Svizzera, anche se inferiori, furono pur sempre assai elevate (in Italia ci furono oltre 500.000 morti, negli Stati Uniti 650.000).

Il maggior numero dei morti nel 1918 si ebbe negli Stati Uniti, almeno nelle aree urbane, nelle prime due settimane dalla comparsa della pandemia e riguardavano soprattutto persone giovani, dai 15 ai 40 anni ed in buona salute, per questa estrema rapidità di comparsa, l'utilizzo di specifici vaccini testati ed efficaci, quand'anche ce ne fossero, nel caso di una pandemia con caratteristiche simili a quella del 1918, rischia di essere un'arma spuntata.

Venendo alla situazione attuale, ottobre 2005, il contagio tra uccelli ed uomo è rimasto abbastanza limitato, con solo pochi casi di trasmissione ulteriore da uomo a uomo.

L'alta letalità (percentuale fra numero di morti rispetto al numero dei malati) che, per il momento, è di circa il 60%, aiuta a contenere l'epidemia, il problema su questo versante è che nel caso della ulteriore modificazione del virus, nel passaggio da uomo a uomo la letalità può diminuire anche di molto, ad esempio può passare dal 50 al 5%, ed è in questo caso che l'epidemia umana, la pandemia, diventa assai più probabile.

Un altro aspetto preoccupante, rispetto al passato, è che non si è riusciti a contenere l'epidemia negli uccelli, a differenza del 1997 dove un'analoga epidemia dei polli riuscì ad essere confinata alla sola Hong Kong .
Lo scenario, nel caso di una nuova pandemia con la letalità intorno al 5%, con gli stili di vita attuali, ampia mobilità e quindi ampia possibilità di contagio generalizzato, è assai allarmante, si può arrivare in Italia ad avere più di 2 milioni di morti oltre che un prevedibile collasso sociale

Eppure la quasi totalità di questi possibili morti è evitabile.

A differenza delle pandemie precedenti abbiamo farmaci antivirali ben testati ed efficaci, utilizzabili sia a scopo preventivo sia nelle primissime fasi della malattia, le resistenze ai farmaci di ultima generazione sono al momento assolutamente trascurabili.

Peccato però che per l'attuale sistema di brevettabilità questi farmaci non sono disponibili: è assolutamente non credibile che la sola Roche, che produce il farmaco più noto, il Tamiflu, possa produrre in tempi ragionevoli decine di milioni o addirittura miliardi di dosi, nel concreto la poca produzione viene aggiottata e resa disponibile solo per infime minoranze, il Financial Times del 15 ottobre riferiva l'esistenza,  in tutta Europa, di un massimo di dieci milioni di dosi.

Lo Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) quest'anno ha consigliato i paesi europei  di fare una scorta di farmaci antivirali che possa coprire almeno l'80% della popolazione inizialmente affetta.

Quando, ad un incontro organizzato dall'OMS che si è tenuto quest'anno, il Sud Africa e la Thailandia , hanno richiesto la possibilità di produrre il Tamiflu senza brevetto, almeno per il terzo mondo, la Francia e gli Stati Uniti hanno unito le loro forze per proteggere l'attuale monopolio della Roche su questo farmaco, come ha denunciato l'attivista Statunitense Mike Davis.

Di fatto però il farmaco è indisponibile in Europa così come in Africa.

Invece di aumentare la produzione utilizzando le numerose industrie farmaceutiche presenti in Europa, che ha la maggiore capacità mondiale di produzione di farmaci, e  magari utilizzare anche le industrie farmaceutiche pubbliche (in Italia l'Istituto Farmaceutico Militare di Firenze), i governi europei decretano la scarsità e il razionamento, negando anche la possibilità di acquisto con ricetta medica, tutto questo, si badi bene, esclusivamente per tutelare la sacralità dei brevetti farmaceutici.
L'unica positiva eccezione   è stata quella dell'industria farmaceutica indiana Cipla, che già produce fuori brevetto, i farmaci anti - AIDS, e che ha iniziato a produrre anche il Tamiflu.

Alcune considerazioni finali sulla efficace campagna di disinformazione messa in campo per non evidenziare il problema centrale del blocco della produzione causato dal vincolo dei brevetti.

In questa campagna si sono distinti sia i tecnici sia  i giornalisti.

I tecnici, baroni universitari, funzionari pubblici, ed inossidabili farmacologi, hanno confuso vaccini con farmaci, si sono inventati per gli antivirali di ultima generazione drammatiche controindicazioni (che sono, ad esempio, enormemente inferiori a qualsiasi farmaco anti - AIDS), o hanno teorizzato il razionamento dei farmaci da parte dello stato, che evidentemente deciderà chi far vivere o meno.

Per i giornalisti la cosa è altrettanto grave, si è arrivati alla vera e propria notizia falsa, come il negare l'efficacia dei farmaci antivirali, alcuni poi, in un eccesso di lettura complottista, hanno visto la minaccia di pandemia, come la montatura delle multinazionali del farmaco, dando evidentemente per scontata la assoluta la sacralità dei brevetti.

Alla quasi totalità della classe giormalistica italiana è sfuggito il fatto che la centralità del problema non è la necessità di vendere il prodotto sul mercato, ma quello di produrlo e renderlo disponibile.

L'unica lodevole accezione è stata quella di Federico Rampini, che durante una trasmissione televisiva, trasmessa, purtroppo, nella tarda serata del 19 ottobre, ha svelato con molta semplicità la vera natura del problema: il brevetto della Roche, facendo gelare i sorrisi, che volevano essere rassicuranti, degli esperti convenuti.
Diventa quindi indispensabile ed urgente proporre l'apertura di una campagna per rendere disponibili tutti i farmaci che possono essere utili a contrastare una eventuale pandemia, annullando la validità di qualsiasi  brevetto, e questo per tutti gli esseri umani, in Europa, in Africa come nel resto del Mondo.

Invito tutti coloro che leggono questo appello, se lo condividono, a sottoscriverlo ed a diffonderlo.

Michelangiolo Bolognini
Medicina democratica Pistoia
medico igienista
già responsabile di strutture sanitarie pubbliche toscane




Medicina democratica Pistoia, 23 ottobre 2005