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I maiali a tavola col Sig. Jones

di Gianfranco la Grassa - 12/09/2006

  Ieri, alla festa del PRC, Bertinotti ha “candidamente” ammesso che l’alleanza “arlecchino” –  con dentro lui, Diliberto, i verdi, e fino a Mastella e ai radicali – è stata necessitata dall’esigenza di battere Berlusconi. Questo in effetti lo si sapeva; il centrosinistra è una tipica “Armata Brancaleone”, e non vi è mai stato alcun collante che non fosse semplicemente “in negativo”: cioè essere contro qualcuno e non a favore di qualcosa, di un progetto con almeno alcune coordinate comuni.

Normalmente, è poco buono agire così, non si arriva molto lontano. Tuttavia, non mi scandalizzo per il fatto di aver voluto alleare “Il Diavolo e l’acqua santa” pur di andare contro qualcuno. Mi indigno però per il reiterato doppio peso e doppia misura che usano i “sinistri”. Ciò che per loro è ammesso, è assolutamente proibito agli altri. Per esempio, il sottoscritto è dell’opinione (e non sono il solo) che – soprattutto dopo la concentrazione di potere avvenuta con la SanIntesa, poiché Bazoli e Salza sono i veri capitalisti i cui ordini non possono essere ignorati da Prodi – è indispensabile abbattere il nefasto Governo di quest’ultimo con ogni mezzo che si possa presentare utile a tale scopo. E si trattasse solo della SanIntesa; ma si sa bene che l’intero patto di sindacato della RCS – l’autentico gruppo capitalistico che imperversa nel paese, premendo sul Governo affinché effettui solo manovre finanziarie e favorisca sviluppi industriali subordinati al centro del sistema (gli USA), con tagli alla ricerca scientifica, con indebolimento degli strumenti di “guerra” economica e di “intelligence” per migliorare le proprie posizioni – ha appoggiato nettamente il centrosinistra invitando a votare per questo schieramento.

La stessa impresa in Libano non serve affatto agli interessi strategici italiani e tanto meno europei; il fatto che Cina e magari Russia non vogliano restarne fuori – se tali voci non si riveleranno infondate – non fa altro che dimostrare la pericolosità della subalternità italiana (mirante a rafforzare quella europea) ai fini di una lotta antiegemonica (anti-USA). Si ha però qui a che fare con un problema complesso che andrà spiegato con il tempo, e con i fatti che avverranno. Al momento rilevo appunto il doppio peso e la doppia misura dei giudizi dei sinistri; atteggiamento che è manifestazione della loro ipocrisia, per me il peggior vizio dell’animo umano. Vediamo, per rinforzo di quanto detto, qualche altro esempio.

Prima delle elezioni, si è affermato che non sarebbero stati tollerati, come in passato, ribaltoni, cioè trasferimenti di gruppi da uno schieramento all’altro; se ciò si fosse verificato, si sarebbe dovuti arrivare subito a nuove elezioni. Adesso sono in corso le manovre per lo “slittamento” dell’UDC verso il centrosinistra; anzi Mastella ha rivelato che, già prima delle elezioni, v’era un accordo tra lui e Casini. Vi prego di cercare una smentita a simile affermazione. L’unica dichiarazione resta quella di Cesa (segretario UDC) che attacca chiunque osi dare del traditore a Casini. Uno che tratta per passare con l’avversario è tecnicamente un traditore, ma non è questo quello che conta; il fatto importante è che tuonare contro chi dà del traditore a Casini non rappresenta in alcun caso una qualsiasi smentita.

Ed infatti non può esserci. Qualcuno ricorderà che, subito prima delle elezioni – dando credito a sondaggi rivelatisi poi errati – avevo affermato che gli intendimenti dei nostri gruppi capitalistici dominanti, nel loro appoggio al centrosinistra nelle elezioni e alla formazione successiva del partito democratico, si basavano sui seguenti calcoli: FI sotto il 20%, UDC intorno al 10, estrema sinistra in riduzione a favore dei DS, che avrebbero superato FI diventando il primo partito. Così sarebbe stato poi possibile sostituire le “estreme” con l’UDC (altro che rifiuto del ribaltone) e puntare all’agognato centrismo moderato; con sfaldamento progressivo della destra rimasta isolata, e concedendosi di “guardare a sinistra” per non perdere il legame concertativo con i sindacati, apparati burocratici di Stato fondamentali per tenere calmi i lavoratori e servirsene da massa d’urto contro il lavoro autonomo.

Tutto è andato storto per i nostri potenti; non una delle suddette condizioni si è realizzata. Il progetto del centrismo moderato non è però stato per nulla abbandonato; solo la strada è in salita e più lunga. L’accordo tra Casini e Mastella è stato congelato per un certo tempo; e il ribaltone è cominciato con lo sfoglio “a cipolla” dell’UDC. Intanto si staccherà Follini (con Tabacci), poi Casini accentuerà vieppiù le sue critiche cercando di creare il casus belli che gli consenta di andarsene, “indignato per le basse accuse”, dal centrodestra. Buttiglione e ancor più Giovanardi recitano la parte di coloro che frenano, per non perdere i contatti con quella base che “non capisce” questi giochi e avrà bisogno di un tempo maggiore per accettare il cambio dell’alleanza. Ci sarà poi comunque da stare attenti a Cuffaro e quindi alla Sicilia, che è il vero granaio di voti per l’UDC, partito del pubblico impiego, impiantato al centro ma soprattutto al sud.

Con riguardo a Follini, inoltre, arriviamo al nuovo esempio di doppio peso e doppia misura (cioè la più sconcia ipocrisia) da parte della sinistra. Come ben si sa, De Gregorio (presidente della commissione difesa del Senato) ha lasciato “l’Italia dei valori”, ma non si è, per il momento, schierato apertamente con il centrodestra, dichiarando che d’ora in poi voterà “caso per caso”, senza obblighi di fedeltà verso nessuno. Immediatamente, da sinistra si sono levate voci altissime di indignazione: “è stato votato da elettori che lui adesso ha tradito; quindi, se è persona seria, deve dimettersi”. Ebbene, che cosa ha fatto, dall’altra parte, Follini? Esattamente la stessa cosa, solo in senso inverso. E da sinistra si sono levate voci “ammirate” che “rispettano il travaglio critico di questo onest’uomo”; vedete quanto sono mascalzoni questi sinistri?

Per ultima cosa vorrei chiarire che l’indignazione di fronte a questa continua e assoluta mala fede della sinistra non è un fatto solo morale. Il suo atteggiamento è gravissimo anche politicamente. Vi ricordate la Fattoria degli animali di Orwell? Quando il Gran Maiale cambiava tattica e linea politica per i suoi personali interessi (di potere), mandava in giro i maiali di base a convincere tutti gli animali che il cambiamento era in linea con i principi e con le scelte strategiche fondamentali che facevano gli interessi di tutti loro. Questi abietti individui di sinistra, con le loro giravolte, agiscono proprio così; e si presentano agli altri come i più coerenti, i più limpidi, i più dotati di senso morale, i veri realizzatori dell’interesse comune. Invece, sono veramente restati “comunisti”, i pervertitori di ogni verità, i persecutori del popolo per fare gli interessi di un ceto politico ristretto al servizio dei gruppi più potenti. Sono gli stessi del “socialismo reale”; quindi in realtà non sono comunisti ma, come ho affermato in un precedente scritto, solo piciisti. Però, per sfortuna nostra, la Storia ha continuato a denominarli comunisti.

In ogni caso sono mascalzoni, lerci individui. E lo ribadisco: sono sporchissimi dal punto di vista morale, ma sono ancor più pericolosi politicamente. Per cui, tornando alle affermazioni di Bertinotti, citate all’inizio, non vedo perché non si dovrebbe far di tutto pur di toglierli da posizioni di potere, dove faranno disastri crescenti pur di perseguire i loro bassi interessi di ceto politico (e intellettuale); che poi, qui da noi e a differenza che nel “socialismo reale”, è al servizio dei potentati capitalistici peggiori, delle oligarchie finanziarie. Il popolo dovrà togliersi di torno questi ipocriti e bugiardi, anche alleandosi “con il Diavolo”; non però con uno sciocco, quindi non tornando ai “precedenti”. C’è bisogno di ben altra tempra, di ben altre misure; non però troppo “democratiche” (nel senso di elettorali).

Comunque, il discorso è appena all’inizio.