Parla D’Alema: si avvicina per piddì e sinistra la Redde rationem?
di Eugenio Orso - 13/03/2016
Fonte: Pauperclass
Siamo alla vigilia di uno scontro finale nell’entità piddì e in tutto ciò che ancor oggi si definisce “centro-sinistra”? Il fatto che D’Alema sia in qualche modo tornato alla ribalta e abbia parlato contro Renzi, annuncia cambiamenti a trecento e sessanta gradi nel partito democratico, prediletto dalle élite finanziarie per controllare la penisola? Ci sarà, nei prossimi mesi, la sanguinosa Redde rationem fra le varie “anime” del collaborazionismo troikista, all’interno del piddì atlantico ed euroservo? Tornerà l’Ulivo prodiano, in altra forma e senza Prodi?
Le precedenti domande se le pongono in molti, soprattutto dopo che il dinosauro Massimo D’Alema è tornato a brucare i prati, sempre più miserandi, della politica italiana. Il suddetto ha rilasciato dichiarazioni di fuoco contro Renzi, la sua gestione del piddì e il suo governo. Il target di D’Alema, simile a quello della sinistra dem riunita a conclave in quel di Perugia (Bersani, Cuperlo, Speranza, Gotor), sembra essere quello di riprendersi il partito, magari con l’aiuto di “massimalisti” d’operetta e dei quattro gatti fuorusciti (Fassina, Civati).
D’Alema, che vuole colpire nel segno, sostiene che Il partito della nazione è già una realtà evidente, lo dicono i numeri. La maggioranza di governo si fonda da un lato sull’apporto determinante della componente ciellina del berlusconismo (Alfano, Lupi), dall’altro su Verdini, Cicchitto. Per la precisione, a domanda risponde e afferma quanto segue: “La rottura a sinistra di cui ho già parlato altre volte – ho parlato anche di una rottura sentimentale, d’altro canto testimoniata dalla crescita enorme dell’astensionismo a sinistra – rischia di far perdere le elezioni, perché non credo che Verdini, Alfano porteranno tanti voti quanto rischiamo di perderne dall’altra parte”.
Il vecchio, “caro leader” della sinistra filo-atlantista ha esternato anche sulle comunali di Roma e sul renziano Roberto Giachetti (renzino che porta sul risciò Renzi), dichiarando che l’Urbe avrebbe bisogno di una personalità più forte.
Sulle primarie di Napoli Massimo D’Alema è stato ancora più cattivo e ciarliero, affondando il coltello nella piaga: “I comportamenti di questi giorni sono comportamenti improntati a uno spirito fazioso. Dopo quello che è accaduto a Napoli … fra l’altro Bassolino è – lui stesso si proclama – renziano e in questo mi differenzio nettamente da lui, ma nel momento in cui lui denuncia con prove inoppugnabili, diciamo, cose che il comitato elettorale ha giudicato esecrabili – il comunicato dice sono avvenute cose esecrabili ma il risultato è confermato – i casi sono due: o sono avvenute cose esecrabili e queste primarie non sono valide, o non sono avvenute”. Antonio Bassolino ha poche probabilità di vincere, ma ciò che conta, secondo D’Alema, è che un gruppo dirigente dovrebbe cercare di vincere le elezioni, mentre quello renziano fa di tutto per perderle.
Inoltre, Renzi non si schioderà facilmente dalla poltrona – non per qualche sconfitta alle comunali, almeno – dice D’Alema, ed è più probabile, in effetti, che si debbano attendere i risultati del referendum confermativo sulla riforma costituzionale piddina-renziana, nell’autunno del 2016, per avere una possibilità in tal senso (cioè di schiodare il fiorentino dalla poltrona).
Infine, Massimo D’Alema afferma che non vuole fondare un nuovo partito e … non legge i giornali perché scrivono un sacco di cretinate.
La Cassandra ha parlato e sappiamo che non esterna mai a caso, anche se, alla fine, tutto ciò che tocca esternando diventa merda … A parte questa considerazione, basata sull’esperienza pregressa, s’intravvede oggettivamente una convergenza fra il vecchio, “caro leader” D’Alema, che a suo dire è ormai impegnato all’estero, i capi e capetti piddini “dissidenti”, riunitisi a Perugia per i tre giorni di sinistra riformista, i “massimalisti” sinistresi e i fuorusciti dell’entità piddina, che vagano fondando “nuovi soggetti politici” di scarsa consistenza (come sinistra italiana e possibile).
Se non sarà un flop del piddì alle prossime comunali a far vacillare il governo, alcuni sperano che il momento topico per Renzi e la sua claque arriverà con il referendum costituzionale, e la tomba del renzismo pigliatutto potrà essere lo scandaloso Italicum, che si lega indissolubilmente alla questione del senato non elettivo.
Giunti a questo punto possiamo porci un’ultima domanda … delle cento pistole: saranno questi “sinistri” (pungolati da D’Alema redivivo) a far cadere Matteo Renzi e a imprimere una svolta, non solo al sedicente centro-sinistra, ma a tutta la politica italiana?
Permettetemi di dubitare, non tanto per l’inconsistenza dei personaggi che dovrebbero guidare la fronda – all’interno, in funzione di quinta colonna, Bersani, Cuperlo, Speranza, all’esterno gente come Fassina – ma per altri e più gravi motivi:
1) Chi mantiene al governo il piddì è un potere esterno, un vero e proprio occupatore di questo paese che utilizza per i suoi scopi collaborazionisti sub-politici, privi di autonomia nelle decisioni strategiche che contano – uscita o permanenza nella Uem, uscita o permanenza nella Nato, nazionalizzazioni o privatizzazioni, mantenimento o distruzione dello stato sociale – in ciò favorito dal legame inesistente fra le rappresentanze parlamentari (Verdini, Alfano, Cicchitto evocati da D’Alema, lo stesso piddì) e la popolazione italiana. La sinistra syriza, in Grecia, è un burattino della troika e dei mercati, allo stesso modo, se non di più, lo è l’entità piddì in Italia. Anzi, se non ci fosse la dominazione dei poteri finanziari occidentali, oggi non avremo neppure il problema dei dem.
2) Chi ha deciso e favorito l’ascesa di Renzi è sempre lo stesso potere esterno e, di conseguenza, è questo solo potere – non i D’Alema rispuntati dal passato, i Bersani sconfitti, i Fassina fuorusciti, gli Speranza d’accatto – che potrà dimissionare il presidente del consiglio/segretario del piddì, quando lo riterrà opportuno. JP Morgan, Goldman Sachs, il tink tank dei pezzi grossi della finanza Action Institute hanno sostenuto e sostengono l’ex sindaco di Firenze, che non è certo spuntato dal nulla per “sedurre” gli italiani …
3) Chi potrebbe cambiare la situazione politica – in opposizione al potere delle élite finanziarie, esercitato attraverso piddì e “centro-sinistra” – è il popolo italiano oppresso, in modo violento se non trovasse altre strade, ma si tratta di un’eventualità altamente improbabile, viste le deplorevoli condizioni in cui versa e l’assenza di vitalità che lo caratterizza.
In poche parole, per riassumere e chiudere il discorso, i destini di Renzi e del piddì potrebbero separarsi unicamente nel caso che lo decidano a New York, Bruxelles, Francoforte. Renzi è il terzo dei piccoli Quisling nominati, destinati a preparare il terreno al governo dei commissari europei, in una definitiva “cessione di sovranità”. Il piano per il completo controllo dell’Italia e delle sue ricchezze è stato ben ordito e sta dando i suoi frutti. Manca soltanto l’ultima fase, cioè quella che renderà il dominio dell’occupatore più stringente e definitivo.
Quando i tempi saranno maturi per l’avvento del governo troika, Matteo Renzi lascerà il campo senza fiatare, forse destinato ad altri “importanti incarichi” in sede sopranazionale, oppure in qualità di consulente di qualche grande banca d’affari o di qualche primaria compagnia assicurativa (che lo pagherà profumatamente, come accaduto al milionario Tony Blair). Il piddì, dal canto suo, potrà essere ancora utile agli occupatori dell’Italia, essenzialmente per approvare in parlamento le controriforme terminali decise dai ministri-commissari europei, o dai tecnici, sistemati nei punti chiave del governo. La sinistra venduta ai Mercati e Investitori (Soldi&Potere) potrà continuare a imbrogliare gli italiani, tenendoli calmi perché non diano in escandescenze, ridotti con le pezze al culo. D’Alema, Bersani, Cuperlo, Speranza, Gotor, se ci saranno ancora, piegheranno la testa anche loro davanti alla Voce del Padrone e finalmente … non romperanno più i coglioni!
Mi dispiace se la vicenda non avrà un lieto fine, checché ne dica Massimo D’Alema …