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Chi sono gli antievoluzionisti?

di Fabrizio Fratus - Giulia Trincardi - 22/04/2016

Chi sono gli antievoluzionisti?

Fonte: Il Talebano

 

L’evoluzionismo – ovvero la teoria secondo cui, dalla sua comparsa sulla Terra, la vita si sarebbe evoluta in modo progressivo da cellula primordiale a organismo complesso – è uno dei pilastri della biologia moderna e trova le sue origini nelle osservazioni e riflessioni effettuate da Charles Darwin oltre un secolo e mezzo fa.

Per la maggior parte delle persone, l’evoluzione della specie è una materia relativamente scontata che si studia a scuola e i cui passaggi fondamentali sono spesso ridotti a una sorta di filastrocca: brodo primordiale, pesci, dinosauri, meteorite (ops), roditori, mammiferi, scimmie, uomo. La sua teorizzazione è però, ovviamente, molto più complessa di così e sicuramente più controversa; per capirlo, basta dare un’occhiata al più recente ‘albero della vita’ pubblicato poche settimane fa sul journal Nature Microbiology.

Ciò che non tutti sanno, inoltre, è che oltre ad essere oggetto di dibattito in campo scientifico ed essere osteggiata dalle principali correnti religiose – che attribuiscono l’origine della vita alla creazione divina – la teoria formulata da Darwin è contestata anche da un movimento detto “antievoluzionista.” Gli antievoluzionisti non sono creazionisti ma, di base, si contrappongono a tutte le altre scuole di pensiero accusandole di non disporre di prove scientifiche a supporto delle loro teorie.

Mentre lo scontro tra evoluzionisti e creazionisti è diventato il simbolo della faida tra pensiero scientifico e fede, insomma, ironia vuole che l’antievoluzionismo critichi il darwinismo proprio per una mancanza di prove scientifiche, attribuendo ai suoi sostenitori lo stesso tipo di “devozione” e “salto di fede” generalmente associato al creazionismo.

Quali sono le prove che mancano a questa teoria, effettivamente? Dobbiamo forse rivedere il concetto stesso di “scientifico”? Nella mia esperienza, l’evoluzionismo è – come tutte le teorie scientifiche – un pensiero in costante riforma; se il pensiero scientifico si basa prima di tutto sulla confutazione di sé stesso, ci sono pochi argomenti su cui gli scienziati battibeccano tanto quanto sull’origine della specie. Ogni volta che esce una nuova teoria sull’‘homo naledi’ o sulle stringhe di RNA nel brodo primordiale, le voci discordanti non mancano mai. È forse tutta una bugia e l’intera cornice di pensiero su cui abbiamo basato scienze come la genetica, la biologia e la medicina moderna è fallace?

In Italia, l’insegnamento dell’evoluzionismo è stato al centro di una polemica infuocata tra il 2004 e il 2005 quando l’allora ministro dell’istruzione Letizia Moratti aveva lasciato intendere di voler rimuovere l’argomento dal percorso didattico obbligatorio. A detta del ministro, la riforma non era atta a una censura della teoria, quanto al voler garantire una pluralità di punti di vista agli studenti—lasciando la giurisdizione dell’argomento in mano agli insegnanti. In seguito a un appello a dir poco accorato della comunità scientifica, il ministro Moratti è tornata rapidamente sui suoi passi, inserendo di nuovo la teoria nei contenuti didattici garantiti dalla scuola primaria a quella superiore. L’anno prima, l’organizzazione Alleanza Studentesca aveva indetta una settimana dedicata all’antievoluzionismo, evento che aveva ottenuto il supporto di alcuni movimenti della destra estrema come Forza Nuova.

“Coloro che sono antievoluzionisti ritengono il neodarwinismo non capace di dare una spiegazione scientifica sulla nostra origine.”

Per capire qualcosa in più, ho deciso di contattare il Comitato Antievoluzionista—nato nel 2003 proprio dalle vestigia di Alleanza Studentesca—e ho espresso i miei dubbi a Fabrizio Fratus, divulgatore ed esponente dell’antievoluzionismo in Italia; abbiamo parlato di creazionismo, dei legami tra darwinismo e razzismo e persino della “teoria gender”.

Si dichiara anti-evoluzionista. Questo fa di lei necessariamente un creazionista?

Fabrizio Fratus: La mia formazione è nel campo della sociologia, dopo la laurea ho iniziato a lavorare nel mondo della cooperazione internazionale. Dal 2002 ho iniziato la battaglia culturale contro la teoria di Darwin (TdD), oggi neodarwinismo, divenendo così un referente del movimento anti-evoluzionista. Coloro che sono antievoluzionisti ritengono il neodarwinismo non capace di dare una spiegazione scientifica sulla nostra origine, in sostanza siamo convinti che la TdD sia una ideologia, o ancora meglio una religione, sicuramente non è scienza. Il creazionista è certamente antievoluzionista e in più ha una fede per cui lo porta ad analizzare e interpretare tutti i dati oggettivi della ricerca scientifica in relazione alla Genesi. In sostanza, quindi, un antievoluzionista può essere anche ateo.

Qual è la situazione dell’anti-evoluzionismo in Italia, oggi e come è organizzata la comunità che ne sottoscrive i principi?

Il movimento antievoluzionista è in crescita nell’ambito degli studiosi ed è, in questo momento, fermo sotto l’aspetto dell’azione. La realtà è che la cultura in Italia è bloccata ed è gestita da una lobby. Faccio un esempio avvenuto nel 2012: la lobby degli evoluzionisti non ha permesso la venuta in Italia del prof. Lonnig, capo ricercatore al Max Planck Institute di Francoforte. Il professore fu invitato dall’università di Bergamo per un confronto sulla TdD ma venne fatto saltare tutto nel momento stesso in cui si scoprì la posizione del professore. E cosa dire del fatto che l’ateo più importante al mondo del ‘900, Antony Flew, convertitosi nel 2004 al teismo non sia citato da nessuna parte in Italia? Faccio presente che prima della sua conversione al teismo era sempre citato come illustre personalità accademica.

E come non citare J. Sanford, genetista di fama mondiale, ateo e evoluzionista che, studiando il genoma umano, è divenuto creazionista? Il suo libro sul DNA ha dimostrato l’inesistenza dell’evoluzione e che al contrario il nostro DNA si sta degenerando, cioè perdendo informazione genetica.

Durante un suo intervento, la critica più forte che avanza al darwinismo è che non sia effettivamente “scientifico” ma che manchi di prove concrete a suo sostegno. Cosa intende per prove concrete?

Una teoria scientifica deve essere falsificabile. Con il neodarwinismo non è possibile, quindi non è scienza. Inoltre tutte le predizioni della teoria non si sono verificate, anzi, sono state confutate. La cellula è tutt’altro che altro che essere semplice, è talmente complessa che la sua origine non ha spiegazione. Mancano i famosi fossili di transizione tra una specie e un’altra. Insomma, di fatti scientificamente validi a sostegno di quanto scrisse Darwin non ve ne sono. Basta leggere le dichiarazioni degli stessi evoluzionisti per averne dimostrazione.

La più chiara è sicuramente quella del genetista di Harvard Richard Lewontin, “Noi difendiamo la scienza nonostante l’evidente assurdità di alcune delle sue affermazioni e la tolleranza della comunità scientifica per delle favole immaginarie, […] Perché abbiamo un impegno materialista aprioristico, […] Non è che i metodi e le istituzioni della scienza ci obbligano ad accettare una spiegazione materialista dei fenomeni, ma al contrario, siamo costretti dalla nostra adesione aprioristica alle cause materiali… Questo materialismo è assoluto, perché non possiamo permettere l’accesso a Dio.”

Ecco quanto è valida scientificamente la teoria di Darwin. Ma prendiamo anche un altro importante scienziato evoluzionista, colui che è stato importantissimo nel processo contro l’insegnamento dell’Intelligent Design nelle scuole americane, ovvero il prof. di filosofia e zoologia M. Ruse: “L’evoluzione viene promossa dai suoi praticanti come più che solo scienza. L’evoluzione viene promulgata come una ideologia, una religione secolare—una completa alternativa al cristianesimo, con significato e moralità. Sono un evoluzionista fervente ed ex-cristiano, ma devo ammettere […] che chi si attiene alla lettera ha assolutamente ragione. L’evoluzione è una religione”. Sono gli evoluzionisti che devono dimostrare di avere delle prove, [..] E come si è appena accennato, sono i primi a sapere di non averle.”

“Con Darwin prese piede il pensiero degli ideali borghesi e di ricerca di fondamenti per il loro modello di sviluppo—L’idea di progresso implicava la convinzione della superiorità dell’uomo ‘civile’ rispetto all’uomo ‘selvaggio’.”

Lei dice che le specie, nella storia, sono sempre comparse e scomparse restando uguali a loro stesse, non evolvendosi. Esclude anche parentele tra animali? Il fatto che, per esempio, il patrimonio genetico umano sia al 97% uguale a quello dell’orango, è prova secondo lei di almeno una parentela tra specie?

Prima questione da affrontare: cosa si intende per parentela? Gli ultimi studi dicono che è al 94%, la parentela con l’orango, ma ci si dimentica di dire che abbiamo il 90% dei geni in comune con i coralli marini, il 95% simili alla la fragola, il 97% al ratto. Vado avanti? Non credo serva. Il riduzionismo scientifico credo stia portando a errori grossolani. Io faccio sempre un esempio nei miei convegni. Prendiamo il DNA, ogni specie vivente ne è dotato. Per gli evoluzionisti è una prova a sostegno della loro idea, per i creazionisti è una tesi a favore di Dio vista l’iper-complessità. La realtà è che il DNA esiste ed è un fatto e che evoluzionisti e creazionisti interpretano in relazione alla loro fede di appartenenza: materialista gli evoluzionisti, trascendentale i creazionisti!

Nei suoi interventi collega il darwinismo al colonialismo, qual è la sua tesi in merito?

Non è la mia tesi, ma un fatto. Con Darwin prese piede il pensiero degli ideali borghesi e di ricerca di fondamenti per il loro modello di sviluppo. L’idea di progresso implicava la convinzione della superiorità dell’uomo “civile” rispetto all’uomo “selvaggio”: l’uomo evolvendosi produceva una società più evoluta e quindi aveva il “diritto” di sottomettere le civiltà ritenute inferiori.

Tale pensiero ipotizzava che lo sviluppo di ogni società umana avvenisse secondo un unico modello e che non era possibile che esistesse un processo storico discontinuo e differenziato. Ciò che in realtà si osserva nel campo storico è che il progresso non è necessario e tantomeno continuo, la storia procede a salti e poche volte è cumulativa. Se in alcune società accadeva qualcosa, in altre il nulla era la normalità. Ogni società che si “sposta” verso la nostra ci sembra attiva e progredita, mentre quelle che divergono dal nostro modello ci sembrano involute o stazionarie. Ancora oggi avviene questo processo che provoca guerre.

A questo proposito, il darwinismo nasce in un determinato periodo storico. Crede che l’evoluzionismo oggi sia ancora incline a un pensiero razzista? Perché?

La TdD è la base del razzismo: uno degli scopritori del DNA, il premio Nobel James Watson evoluzionista nel 2007 ha dichiarato al Sunday Times che i neri “non sono intelligenti come i bianchi”; comunque basta leggere il testo originale per comprendere cosa pensava Charles Darwin sulle razze e le donne.

Nel suo intervento, nomina anche la ‘teoria gender’. A suo avviso il pensiero evoluzionista è in qualche modo responsabile di una società più progressista?

Assolutamente si, la teoria di Darwin parte da una logica per cui tutto è variabile, tutto è progresso (come spiega Herbert Spencer) e quindi tutto è relativo. La ‘teoria gender parte’ da questo presupposto. All’origine parlavano di monosesso, cioè che l’evoluzione avrebbe portato a una specie basata su un unico sesso, ora sono un po’ confusi e parlano di non sesso, di scelta… non si sa bene. Ma resta un fatto, perché la scienza, quella vera, è verificabile e falsificabile: uomo e donna sono definiti con i cromosomi ecco come capire subito a quale sesso si appartiene.

Infine, invita il suo pubblico a pensare “fuori dagli schemi”, dove, da quel che dice, gli schemi corrispondono al pensiero dominante evoluzionista. Non crede che il creazionismo—teoria ovviamente più antica del darwinismo—possa essere a sua volta considerato uno schema imposto?

I creazionisti sono onesti e senza nessun problema dicono: “il nostro è un atto di fede”. Gli evoluzionisti no, fanno passare tutto come un fatto scientifico, lo impongono sui libri di testo con falsi come Lucy (è solo una scimmia), con l’esperimento di Miller per la creazione della vita (Spallanzani ha dimostrato che la vita nasce solo da altra vita, ma sui libri non lo troviamo), con la teoria della ricapitolazione (definita la più grande frode scientifica). La teoria di Darwin è una grande favola al servizio del modello politico ideologico dominante che si basa sul materialismo. I fatti non sostengono nulla di realmente dimostrabile a sostegno della teoria.

NdA: Come ho esposto allo stesso Fratus in sede di intervista, il mio punto di vista è considerevolmente diverso dal suo. La cosa che mi colpisce di più del confronto con la teoria antievoluzionista è il fatto che critichi il darwinismo per la matrice materialista di cui è infuso. Il pensiero materialista è indubbiamente criticabile, per quanto, forse, più da un punto di vista filosofico e politico che meramente scientifico o, meglio, proprio perché tende a escludere un discorso culturale dall’analisi sull’esistenza. Eppure, dalle parole di Fratus, ho l’impressione che, in qualche modo, il suo discorso sorrida a sua volta a una semplificazione materialista della natura umana, o, forse, riduzionista.

Confrontarmi con il pensiero antievoluzionista ha aperto una specie di baratro semantico nel mio cervello. Ma immagino che questo, se non altro, resti il bello di ogni dibattito.

Giulia Trincardi per Motherboard