Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Lavorare il Primo Maggio

Lavorare il Primo Maggio

di Antonio Martino - 30/04/2016

Lavorare il Primo Maggio

Fonte: L'intellettuale dissidente

L'annuale ricorrenza della Festa dei Lavoratori offre lo spunto per un serio e vigoroso dibattito sul significato e sul valore del Lavoro, dogma fondamentale della società Occidentale.
  

“Lavorare il Primo Maggio!” potrebbe sembrare una delle ultime folli trovate dell’establishment euroliberista, disgustato dalle oziose festività civili di quell’improduttivo ammasso di bruti scansafatiche che si suol chiamare Italiani. Fortunatamente, dalle centrali dell’Internazionale capitalistica non è giunto- ancora- un diktat simile: siamo noi, redattori dell’Intellettuale Dissidente, a lanciare questa sfida.

E non, beninteso, per inseguire chimerici paradigmi economici: vogliamolavorare il concetto di Lavoro e di Lavoratore, impersonato dalla data simbolo del 1 maggio, perché è ormai tempo di elaborare criticamente il bolso modello valoriale dell’Occidente decadente, fondato, ca va sans dire, sulle fatiche salariate di milioni di uomini e donne, cui unico scopo è lavorare per consumare, consumare per lavorare. Il Lavoro è uno dei temi più presenti nel dibattito contemporaneo ma è, per l’appunto, un termine ed un valoredato, non vagliato da alcun processo mentale, assunto come elemento naturale della vita alla guisa del Sole e del Mare.

Mai come oggi, parafrasando Madame Roland, si commettono tanti e tali delitti nel nome del Lavoro. Precarietà, disoccupazione, sfruttamento, miseria, son tutti fantasmi riapparsi quasi all’improvviso da ere storiche che si credevan terminate per sempre. Se non si evincono le fondamenta del problema, ossia il lavoro, difficilmente si riuscirà a risolvere la gran massa di problemi esistenti.

Per questo, abbiamo dato libero sfogo alle nostre penne affilate e impavide, affrontando in singolar tenzone i luoghi comuni ed i pregiudizi secolari, le menti intorpidite e gli imperativi vitali cari ai benpensanti.
Partecipare ad un pranzo, le cui pietanze sono valori e idee, già abbondantemente masticato e digerito da altri non è consigliabile, né corretto: a noi, più semplicemente, ci stomaca. I cardini su cui si fonda il nostro tempo ipocrita e vile sono ormai indirizzati dai fatti sul viale del tramonto e dell’oblio. Per tanto, vogliamo offrire, come e per sempre, le possibilità di formare un autonomo punto di vista alla luce di un franco e virile scontro dialettico tra opposte fazioni, ergendoci al di sopra del misero spettacolo offerto dall’informazione culturale nostrana.

Offriteci, come di consueto, la vostra attenzione, e ne vedrete delle belle.