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L'Italia "weimariana"

di Gianfranco La Grassa - 25/09/2006

 

Doveva essere un incontro segretissimo, di quelli che piacciono al Premier, che al massimo rivela le sue sedute spiritiche. Però, in un momento di così dilagante marciume e di lotte estremamente mascherate, qualcuno si premura sempre di rivelare il recondito alla stampa. Sarebbe imminente un colloquio riservatissimo (ora non più) tra un inviato del nuovo presidente Rossi, un certo Pileri (che dicono essere uomo chiave nonché il tecnico più informato di qualsiasi cosa riguardi la Telecom), con Prodi e pochissimi altri; non con il Governo, si badi bene, ma con quello che si sta rivelando uomo di una pericolosità massima per la sedicente “democrazia”, in quanto legatissimo ai veri, occulti (ma ormai non più tanto, per fortuna), poteri forti italiani: l’americana Goldman Sachs, la SanIntesa, ecc.

Pileri, dunque il nuovo vertice dell’azienda telefonica, porterebbe a Prodi documenti ultrariservati, di quelli che l’azienda stessa non ha nemmeno mai mostrato alla Consob né all’Authority sulle Comunicazioni. E’ ovvio che Rossi sta cercando di “far la pace” con Prodi. Sempre più appare chiaro che Tronchetti si è dimesso perché si è “fregato” con le sue mani ed è ormai “sotto schiaffo”. E par di capire per ben due motivi, grossi come le famose “due Torri” (e lui non ha a disposizione una, presunta, Al Qaeda per buttarle giù). Da una parte, c’è la questione delle intercettazioni, tirata fuori dalla “Procura amica” (non di Tronchetti, è ovvio) al momento opportuno. Dall’altra, teniamo presente che i debiti della Telecom riguardano di fatto anche Olimpia, la società controllante, formata dalla Pirelli (sempre Tronchetti) e dalla Benetton. Secondo la recente interrogazione parlamentare presentata da Cirino Pomicino e altri, sembra che un potente gruppo di banche (e possiamo ben capire quali esse siano) abbia fatto sapere, dopo lo scontro Prodi-Tronchetti sul progetto Rovati, ecc., di non essere più disposto a dilazionare il pagamento dei debiti. Adesso, con la presidenza di Rossi, e l’incontro Prodi-Pileri, potete star sicuri che la dilazione al pagamento arriverà. Capite di quali ricatti è intessuto questo nido di vipere? Anche Benetton sarà intervenuto sul socio (in Olimpia) per consigliargli di mettersi in posizione defilata, di non intralciare più i piani delle concentrazioni di potere di cui Prodi è il “rappresentante”, per non andare incontro a guai sempre peggiori (Benetton ha con il Governo anche il contenzioso della fusione di Autostrade con la spagnola Abertis).

La Confindustria sembra cominciare a preoccuparsi del serpente a sonagli cui ha dato appoggio, ma anche lei deve essere molto prudente nei confronti della concentrazione di poteri finanziari (con dietro quelli USA) di cui il detto serpente è l’esecutore. La Fiat, ad es., si è un po’ rimessa dopo la cura del “borghese buono” (Marchionne) di bertinottiana memoria, ma dubito assai che abbia veri piani di sviluppo di lungo respiro. Siamo ai pannicelli caldi il cui effetto dura quel che dura. Tenersi buoni i veri poteri forti – che sono “assieme a te” nel patto di sindacato della RCS, ma possono tirarti una coltellata alla schiena alla prima occasione – conviene anche ai vertici confindustriali. Dobbiamo aspettare altre mosse, e vedere quali altri contendenti si ergeranno al fine di mettersi di traverso a Goldman Sachs, a Intesa (oggi SanIntesa), e a pochi altri, con il loro maggiordomo di riferimento. Il quale è di rara ottusità, ma proprio per questo di una pericolosità estrema; perché le persone di scarsa intelligenza obbediscono senza chiedersi un perché, e nel contempo si beano e si crogiolano del potere (riflesso) che hanno, lo fanno pesare, godono nel vedere la paura degli altri; l’ottuso è spesso anche un sadico.

Non sono interessato, se non moderatamente, a questioni etiche (le lascio volentieri ai cultori di filosofia morale). Non sono nemmeno democratico; non almeno nel senso delle “libere elezioni” per un Parlamento. Diverso sarebbe se si trattasse di Soviet o della Comune, ma con la giusta dotazione di “plotoni di esecuzione” (metaforici, per carità!) per gente come quella di cui ho appena parlato. Comunque, se qualcuno mi viene ancora a parlare di Berlusconi e del “conflitto di interessi”, gli sputo in faccia; solo perché è un ipocrita o un coglionaccio. Non tollero gli stupidi, non tollero gli ipocriti. Prodi è mille volte peggiore di Berlusconi; non perché è più immorale, non perché è più intelligente. Semplicemente, ha dietro di sé quei poteri forti che sono oggi i più pericolosi, e dannosi, in campo. Non hanno in testa nulla più che il mero potere di fare e disfare; non hanno un progetto industriale, non di sviluppo innovativo, non di rafforzamento del sistema-paese; solo potere, arraffa-arraffa, un comportamento del tutto simile a quello in voga durante la crisi del 1929-33 nella Repubblica di Weimar, devastata dalla finanza (che aveva il suo vertice in quella americana), la quale condusse, come storicamente necessaria soluzione di quel problema di marciume inarrestabile (con i metodi di un parlamentarismo ormai del tutto corrotto e comprato dalla finanza stessa), al dramma del nazismo.

Chiunque insiste ancor oggi nel dire che Prodi (non lui come persona, spero si sia capito!) è “meno peggio” di Berlusconi sarà pienamente responsabile di ciò che prima o poi non potrà non accadere. I gruppi di potere che stanno dietro a questo Governo non hanno altro scopo se non quello di arricchirsi nel più breve tempo possibile; e coloro che li dirigono, i gruppi di comando statunitensi, progettano di fare dell’Italia una pedina decisiva per il controllo dell’Europa. Quando saremo “alla frutta”, lo sconquasso sociale – non semplicemente la “crisi economica”, questo deus ex machina dei “marxisti” scolastici – che si produrrà nel paese provocherà soluzioni oggi impensabili; e che non credo, sinceramente, saranno “buone”. Ma chi se lo sarà voluto, se lo sarà anche meritato.