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Parla il capo dei kamikaze. Intervista esclusiva al comandante talebano mullah Yunus Saheb

di Enrico Piovesana - 29/09/2006

Mullah Yunus SahebDopo settimane di trattative per ottenere l’intervista e un lungo e faticoso viaggio per raggiungere il luogo convenuto, il comandante talebano mullah Yunus Saheb – uno dei più stretti collaboratori del mullah Omar – ci accoglie in una stanza spoglia, seduto a gambe incrociate sui laceri cuscini che coprono il pavimento. In tasca, sotto il mantello, tiene due telefoni cellulari e un telefono satellitare. In mano ha un rosario islamico che sgrana continuamente tra le dita. Non è armato.
Ci spiega che il mullah Omar ha approvato l’intervista dopo aver letto le domande, ma che altri comandanti avevano espresso forte contrarietà perché “di uno straniero non ci si può mai fidare”.
Anche lui è molto diffidente e a tratti scostante.
Dice di non capire perché i Paesi europei si siano accodati alle guerre di Bush, ma soprattutto si dice stupito di come la stampa sia acriticamente allineata alla propaganda Usa.
Mentre parliamo, il muezzin chiama alla preghiera. Lui si interrompe, va a sciacquarsi mani e viso in una bacinella, stende un piccolo tappeto a terra e inizia a pregare rivolto verso la Mecca.
Terminata la preghiera, torna a sedersi e ci dice: “Possiamo iniziare”.
 
 
 
E’ la prima volta che un giornalista occidentale intervista un comandante talebano di così alto livello. Finora la vostra organizzazione ha comunicato sempre solo tramite portavoce. Perché ha deciso di concedere questa intervista?
Il mullah Omar mi ha autorizzato a parlare con voi affinché il mondo conosca la verità sui talebani e sull’Afghanistan.
 
Qual è la sua posizione nell’organizzazione dei talebani?
Sono il responsabile del reclutamento e dell’addestramento degli shaheed (martiri, cioè gli attentatori suicidi, n.d.r.): i volontari vengono da noi e noi forniamo loro cinture e giubbetti esplosivi e spieghiamo loro come uccidere il maggior numero di soldati nemici. Abbiamo più di 300 persone che aspettano di sacrificarsi per la jihad.
 
Il fenomeno degli attentati suicidi era sconosciuto in Afghanistan fino a poco tempo fa. Molti dicono che sia il frutto degli istruttori di al Qaeda provenienti dall’Iraq. E vero? E chi sono questi shaheed?
Al Qaeda non c’entra niente. Gli shaheed sono afgani che si vogliono vendicare contro gli americani per le sofferenze che hanno subito, per i lutti e le umiliazioni che hanno vissuto per colpa loro. Li conosco tutti, conosco le loro torie. Per esempio, quando i soldati americani fanno i rastrellamenti e fanno irruzione nelle case, spesso prendono le giovani donne e si divertono con loro per ore. Chi subisce queste cose, chi le vede e le sente raccontare si ribella. Per questo decide di venire da noi.
 
Qual è la vostra opinione sulla situazione attuale dell’Afghanistan e sul governo di Hamid Karzai?
Karzai non governa l’Afghanistan perché non ha nessun potere reale. Lui è solo una marionetta in mano agli americani, un loro megafono che ripetete tutto quello che essi dicono. Così pure il parlamento, dove siedono solo amici degli americani. L’autorità del governo Karzai è limitata ai centri urbani: tutto il resto del territorio – le campagne, le montagne, i deserti – è sotto il nostro controllo. Qui la gente, se ha un problema, viene da noi, non va dal governo.
 
Quindi sta dicendo che il popolo sostiene voi e la vostra lotta contro il governo e le truppe straniere? Ma non pensate che dopo 30 anni di guerra gli afgani ne abbiano abbastanza della guerra e vogliano solo vivere in pace?
Gli afgani sono stanchi di guerre provocate dagli stranieri, di essere invasi da eserciti stranieri. Sono stanchi di vedere le loro case distrutte e le loro famiglie decimate dai bombardamenti aerei.
Sono stanchi di vedere la propria terra occupata da truppe straniere. E’ proprio perché sono stanchi che sono pronti a combattere. La gente sta dalla nostra parte: molti preferiscono non ammetterlo pubblicamente, ma è così.
 
Secondo lei c’è spazio per un negoziato con il governo di Kabul e con le forze straniere? Non pensate che il dialogo sia meglio della guerra per risolvere i problemi dell’Afghanistan?
Non l’abbiamo cominciata noi questa guerra. Noi eravamo nelle nostre case, nel nostro paese quando gli americani sono arrivati, ci hanno cacciati e hanno imposto il loro potere. Noi abbiamo il diritto di difenderci, di difendere le nostre case e la nostra terra. Se qualcuno entrasse a casa vostra e vi buttasse fuori, cosa fareste?
Noi non vogliamo che gli infedeli occupino il nostro paese e non abbiamo niente da negoziare: se ne devono andare via!
 
Negli ultimi tempi la vostra attività militare è notevolmente cresciuta d’intensità ed estensione, proprio in coincidenza con il ritiro dall’Afghanistan di migliaia di soldati Usa e con l’arrivo, al loro posto, di altrettante truppe britanniche, canadesi e di altri paesi. Qual è il quadro della situazione?
La nostra forza cresce di giorno in giorno perché la gente ci sostiene sempre di più. Ultimamente abbiamo inflitto pesanti perdite alle forze Usa, molto maggiori di quelle che loro ammettono. Per questo, per non sostenere più un così pesante costo di vite, gli americani hanno deciso di ritirarsi dal sud. Se ne vanno perché hanno paura.
Con l’arrivo degli inglesi, dei canadesi e altri per noi non cambia nulla: sono forze di occupazione e noi le combattiamo. Agli inglesi faremo ripassare la lezione che gli abbiamo dato 120 anni fa.
 
E cosa ne pensate dei soldati italiani presenti a Kabul e a Herat?
Come dice il Corano, non importa da dove provenga chi occupa il tuo paese. Importa solo se sia o meno contro l’Islam. Per noi non c’è alcuna differenza tra americani e italiani: sono occupanti infedeli e noi li combattiamo.
Un discorso diverso vale per gli italiani che vengono qui senza armi, per scopi unicamente umanitari: questa gente non è nostra nemica perché aiuta il nostro popolo, al contrario dei soldati italiani che aiutano gli americani.
 
Il Corano non dice anche che l’uccisione di fedeli innocenti è contraria alla volontà del Profeta? Ciononostante molti civili afgani muoiono nei vostri attentati.
Dicono sempre che i nostri attacchi causano la morte di tanti civili. Ma non è vero. Gli afgani che muoiono nei nostri attacchi sono sempre poliziotti, soldati o funzionari governativi, ma poi dicono che sono civili per fare propaganda contro di noi. Noi non vogliamo uccidere i civili: quando colpiamo lo facciamo sempre solo dove ci sono truppe straniere o gente del governo. Ma a volte capita, purtroppo, che qualche civile passi di lì e quindi finisca ucciso anche lui.
 
Si ritiene che i soldi derivanti dalla produzione dell’oppio siano la vostra principale fonte di finanziamento. E’ vero?
Non è vero. E’ il governo Karzai che trae vantaggio dall’oppio, non noi talebani. Tutti sanno che il fratello di Karzai, Akmad Wali, è uno dei principali trafficanti d’oppio del Paese. Il governo afgano è coinvolto nella produzione e nel traffico di oppio, sia a livello locale che a livello centrale.
Gli americani lo sanno ma non hanno mai mosso un dito per contrastare il business dell’oppio: dicono che è difficile, ma la verità è che non vogliono farlo. Perché?
 
Il governo Usa e Karzai accusano il Pakistan e i suoi servizi segreti, l’Isi, di dare protezione e sostegno a voi talebani, di essere la retrovia della vostra guerriglia. Cosa ne pensa?
Non so, io vivo in Afghanistan. Non so nulla del Pakistan. Ma comunque, perché mai il Pakistan dovrebbe essere nostro alleato! Tutti sanno che quando gli americani hanno attaccato l’Afghanistan, il governo pachistano si è schierato dalla loro parte, offrendo basi ai loro aerei e poi arrestando centinaia di presunti membri di al Qaeda. E’ evidente che il Pakistan non sostiene i talebani.
 
Com’è possibile che in cinque anni le forze Usa, la Cia, non siano stati capaci di catturare il mullah Omar?
Perché il mullah Omar è Amir-ul-Mominin, capo di tutti i fedeli. E tutti i fedeli lo proteggono e sono disposti a sacrificare la propria vita per difenderlo. Per questo non lo troveranno mai, nonostante le grandi somme di denaro offerte come ricompensa.
 
Parliamo dell’origine di tutto: gli attentati dell’11 settembre 2001. Qual è la vostra opinione riguardo a quegli eventi?
Nelle Torri Gemelle è morta solo gente innocente, civili. A Osama non interessa uccidere questa gente. I suoi obiettivi sono Bush, il governo Usa e la gente che lavora per il governo Usa. Ma nessuno di questi è morto nelle Torri Gemelle. Quell’attacco è stato opera dello stesso governo americano, che ha usato aeroplani guidati da un computer. Bush aveva bisogno di un pretesto per invadere l’Afghanistan, l’Iraq e altri paesi islamici.
 
Quindi secondo voi l’intervento Usa in Afghanistan non è stata una reazione all’11 settembre, ma un’azione pianificata in precedenza per altri motivi?
Gli americani sono venuti in Afghanistan solo per penetrare in un’area militarmente ed economicamente strategica, un’area molto vicina a Paesi ostili come Cina e Iran, ma anche alle repubbliche centrasiatiche ex sovietiche ricche di petrolio e gas. Gli americani hanno detto che sono venuti qui per aiutare il popolo afgano, per ricostruire il Paese, ma non hanno nemmeno ricostruito quello che loro stessi hanno distrutto con i propri bombardamenti!
 
Quando voi talebani eravate al potere a Kabul, il mondo era inorridito dalle esecuzioni pubbliche, dal trattamento delle donne. Se tornerete al potere, cambiereste qualcosa?
No, perché siamo fieri di quello che abbiamo fatto quando eravamo al potere. Quando ci torneremo, ristabiliremo le stesse leggi, le semplici e giuste leggi del Corano che esistono da 1.400 anni. La lapidazione, il taglio delle mani, le esecuzioni in pubblico sono molto efficaci per la prevenzione dei crimini perché la gente vede quello che succede ai criminali e non commette gli stessi errori.
Le donne? Le abbiamo rispettate secondo i dettami del Corano. Gli afgani erano felici sotto i talebani. Solo agli americani non andava bene, perché loro sono contrari alle leggi islamiche.