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Gardez e Wazi, le nuove Guantanamo afghane

di Craig Pyes and Kevin Sack - 29/09/2006





Estratto dal dossier del Los Angeles Times in due parti, dal titolo “ A Silence in the Afghan Mountains

WAZI, Afghanistan — I Berretti Verdi della ODA 2021 (squadra di membri delle Forze Speciali, parte dell'Alabama National Guard) erano in stato di alta allerta quando la colonna dei loro mezzi rombava sulla strada tortuosa e accidentata, quel giorno di marzo del 2003. Alla squadra era stato segnalato che uomini armati, fedeli a Pacha Khan Zadran guerrigliero notoriamente imprevedibile, attendevano appostati dietro la curva.

Non appena si avvicinano al villaggio di montagna dell'Afghanistan orientale [Wazi, ndT] i soldati statunitensi notano i guerriglieri in alto su un costone alla loro destra. E subito cercano di mettersi al riparo dietro le loro camionette e le loro jeep. Pochi momenti dopo, proiettili di mitragliatrice e granate sparate coi lanciarazzi piovono sulla loro vulnerabile posizione. Benché bloccati a terra i soldati americani rispondono al fuoco. “L'aria crepitava come di crispies di riso [sic]”, scrisse il neo assegnato comandante delle Forze Speciali, il trentaduenne Kenneth C. Waller, nel suo ridondante rapporto del dopo battaglia. “C'erano tante raffiche da una parte all'altra che il piombo superava l'ossigeno nell'aria.” La battaglia durò 45 minuti, quindi giunsero aerei d'attacco A-10 ed elicotteri Apache che spararono costringendo gli afghani alla ritirata. Non ci furono incidenti fra i 17 americani di pattuglia quel giorno. “Sembrava che una bolla angelica circondasse la nostra posizione” riferì Waller nel rapporto al quartier generale. Ma a dispetto dei numerosi particolari dettagliati e coloriti della battaglia registrati da Waller, sembra tuttavia che egli abbia omesso del tutto ciò che accadde dopo.

Mentre alcuni membri della ODA 2021 cercavano gli uomini di Pacha Khan Zadran nelle colline, altri si diressero verso il villaggio fra le case di fango alla ricerca di combattenti. Arrestarono tre uomini disarmati per interrogarli. Due di loro, i fratelli Jan e Wakil Mohammed, dissero ai soldati che stavano giusto rientrando dalle preghiere della sera alla moschea e di non avere niente a che fare con la sparatoria. Improvvisamente un altro gruppo di cinque o sei Berretti Verdi emerge dalle colline, dove stavano cercando gli uomini di Pacha Khan. Non c'erano interpreti.

“Quei soldati correvano verso di noi e gridavano in inglese e noi non potevamo capire cosa dicessero” rievoca Jan Mohammed in un'intervista. Nel bel mezzo della confusione, dice Jan, suo fratello comincia ad agitarsi. Wakil, taglialegna, padre di due bambini, alza le mani e - secondo quanto riferisce il fratello - grida in lingua pashtun: “De Khoday day para ma me vala!” “Per carità di Dio, non sparatemi!” Uno dei soldati apre il fuoco, dice Jan Mohammed, e tre raffiche colpiscono Wakil. Una di queste lo centra nella bocca. Cade a terra ai piedi di suo fratello. Alla fine della giornata Waller scriverà nel suo rapporto al comando che sei combattenti nemici sono stati uccisi in battaglia...

La nota finale del dossier precisa:

Alcuni membri della ODA 2021 sono finiti sotto inchiesta per la morte di Jamal Naseer (diciottenne recluta dell'esercito afghano ucciso a seguito delle percosse subite nell'interrogatorio alla base di Gardez, di cui si tratta nella prima parte del dossier dal titolo “A Silence in the Afghan Mountains”, ndT) e di Wakil Mohammed. Nessuno è stato incriminato, e i nomi di quelli coinvolti nell'inchiesta non sono stati rivelati. Il Comando di investigazione criminale dell'esercito non ha in agenda nessun impegno per portare a termine l'inchiesta su nessuna delle due morti, ha detto il portavoce Christopher P. Grey.

“Firebase Gardez” prende in esame lo spiegamento in Afghanistan della decorata unità Alabama National Guard. È il risultato di un'indagine condotta negli Usa ed in Afghanistan dal redattore del L.A. Times Kevin Sack e dal giornalista d'inchiesta freelance Craig Pyes. Il testo è stato redatto da Kevin Sack. Pyes, due volte vincitore del Premio Pulitzer e frequente collaboratore del quotidiano, ha realizzato il suo reportage dall'Afghanistan sia per The Times che per Crimes of War Project, organizzazione nonprofit con sede a Washington che si definisce come “una associazione di giornalisti, avvocati, studenti dedita a sviluppare la consapevolezza dell'opinione pubblica sulle leggi della guerra”. Nel 2004 l'organizzazione fornì a The Times la prima evidenza di un primo decesso di un afghano sotto la custodia Usa, unendosi poi al giornale nelle ulteriori indagini. Indagini che hanno dato luogo ad un'inchiesta del Comando investigativo criminale dell'esercito tuttora in corso.

The Times ha esaminato migliaia di pagine di documenti militari interni per ricostruire il periodo in cui la squadra di combattimento di 10 membri delle Special Forces chiamata ODA 2021 (acronimo di Distaccamento Operativo Alpha) fu assegnata alla base militare di Gardez. Tutti i membri della squadra speciale sono stati contattati. La maggior parte ha declinato di farsi intervistare o ha detto ai reporter di rivolgersi agli ufficiali per gli affari pubblici. L'Esercito Usa e tutti i comandi ad esso subordinati - il Comando Centrale Usa, il Comando Operazioni Speciali, il Comando delle Forze Speciali dell'Esercito, il 20.mo Gruppo Forze Speciali e la Guardia Nazionale dell'Alabama - hanno rifiutato di commentare.


By Craig Pyes and Kevin Sack, Special to The Times
September 25, 2006

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Versione integrale del dossier:

Prima parte http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-na-torture24sep24,0,4500570,full.story?coll=la-home-right1

Seconda parte http://www.latimes.com/news/nationworld/world/la-na-torture25sep25,0,5483612,full.story?coll=la-home-right1