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La piccola impresa è già cotta!

di centrofondi - 06/10/2006

 

Alla fine è andata come avevamo detto nel report prima delle elezioni http://www.centrofondi.it/report/report_04_01_06.pdf il governo ha varato una finanziaria intorno a 30 mld di euro, era inevitabile e chi prima diceva di no, i fatti lo hanno sbugiardato. Ovviamente da una parte l’hanno dichiarata inevitabile per la finanza allegra del passato governo, dall’altra ci cambiano le carte in tavola dicendo che con questa manovra si ridarà slancio alla produttività del paese. E il bello è che l’europa plaude al bel lavoro di Padoa Schioppa che ha ridato credibilità all’Italia (facendola “schioppare”).
Siamo stati bravi noi a prevedere le loro mosse o sono stati loro che ogni giorno diventano sempre più prevedibili?
La verità è che il cerchio si sta stringendo sempre di più e l’acqua della pentola dove la rana (noi) sta ancora sguazzando, ma sempre con più disagio, sta diventando sempre più calda.

Riflettete su questo, se le grandi imprese in Italia non esistono più perché sono diventate di proprietà estera e quelle che sono rimaste hano la sede in Irlanda o in Lussemburgo (tra queste –sappiamo di darvi una delusione- anche la mitica COOP) ed in Italia vendono solamente perché la produzione è in quei paesi dove si sfruttano ancora i lavoratori, chi rimane a creare ricchezza e pagare le tasse?
Togliamo le banche che come tutti oramai sanno creano denaro dal nulla e su quello non pagano alcunchè.
Togliamo i dipendenti pubblici perché non creano ricchezza in quanto servono a mandare avanti il carrozzone ed salari e contributi li paga lo stato (cioè noi). Allora chi ci rimane?
Tutti coloro che non sono riusciti a cavalcare la globalizzazione e sono rimasti a subirla ovvero le micro-medie imprese agricole, artigiane, industriali e commerciali ovvero circa l’80% del tessuto produttivo italiano.
Il problema è che chi è rimasto a produrre in Italia non solo deve subire la concorrenza di chi invece è andato in paesi lontani sia come sede legale che come produzione e sfrutta tutti vantaggi di questa situazione, ma deve anche anche ripianare i buchi di quelli che hanno lasciato. E’ in pratica quello che è successo al costo del lavoro che in Italia è aumentato del 20% in 5 anni

E non è un caso che nel frattempo abbiamo importato molta più merce ed il nostro debito con l’estero è aumentato ad oltre 26 mld di $, ovvero altra ricchezza che se ne va fuori.

Con la scusa della lotta all’evasione e al riciclaggio di denaro sporco le nuove disposizioni impongono, anche alle micro imprese, l’apertura di un conto corrente e il pagamento on line delle tasse, ma la cosa migliore è che con il passaggio del TFR all’Inps si priverebbero le PMI di una fonte, a questo punto indispensabile, di denaro fresco a basso costo.
Praticamente invece di agevolare quell’allocco che ha la sua aziendina, da lavoro e soprattutto spende ed investe nel suo paese, gli viene tolto anche quel poco di ossigeno che gli resta….e intanto l’acqua della pentola diventa ancora più calda.

Se qualcuno ancora non lo sa, a gennaio 2007 entrerà in vigore l’accordo di Basilea2, che originariamente doveva partire nel giugno scorso e di cui abbiamo parlato dettagliatamente nel report
http://www.centrofondi.it/report/report_07_01_05.pdf . Questo accordo porterà ad una stretta creditizia che darà il colpo finale alle nostre aziende e già le banche hanno iniziato chiedendo una maggiore capitalizzazione delle imprese e aumentando l’inflessibilità sugli sconfinamenti…l’acqua a questo punto bolle e l’azienda…lesserà.

Ma forse è proprio quello che i poteri forti del mercato vogliono perché a quel punto le aziende che falliranno lasceranno libere quote di mercato, solo che a quel punto non ci sarà anche nessuno che comprerà e pagherà le tasse non credete?

Nel frattempo le elezioni di medio termine americane stanno influenzando massicciamente le borse. Goldman Sachs che ormai è ai vertici di tutti i governi sta usando tutta la sua potenza per agevolare un Bush in netto declino. Lo abbiamo visto con il petrolio che dai 77$ di agosto è arrivato ai 58 dell’altro ieri.

Lo abbiamo visto con il Dow Jones ai massimi di tutti i tempi (grafico)


E lo abbiamo visto con il nemico n.1 ovvero l’oro che dai 640 dollari di settembre è passato come una furia ai 560$ nonostante che in settembre ci siano dei grossi acquisti per la stagione dei matrimoni in India.
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Secondo questi grafici tutto è tornato alla normalità o almeno è quello che vogliono far credere al mondo, ma soprattutto al credulone elettore americano che valuta un presidente da quanto paga la benzina per il suo track.

Cominciamo dalle borse: il fatto che il Dow sia oltre il suo record storico non deve trarre in inganno perché tutti gli altri mercati sono sotto i loro massimi di maggio come il Nasdaq
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O il Dax
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I dati americani danno un quadro di evidente rallentantamento tale da far presagire una recessione nel 2007 e se è vero che le borse anticipano di circa sei mesi l’andamento dell’economia, queste sono in ritardo sulla tabella di marcia (grazie a Bush) e dovranno mettersi in pari velocemente e ciò potrà accadere se gli indici non supereranno di slancio i loro massimi del maggio scorso.

Per l’oro si tratta di una vendita massiccia da parte delle banche centrali europee, il sospetto ricade sulla banca di Francia, che secondo la Barlays Capital (il terzo più grosso trader sull’oro) hanno venduto 100 tonnellate in più che hanno accentuato l’effetto della scadenza dei contratti a termine della fine di settembre. La posta in gioco è importante e il gioco pesante attuato dalle banche lo dimostra.