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Corea del Nord: L’UsArmy è pronta ma sarà un massacro

di Maurizio Molinari - 12/10/2006

 
PIANI MILITARI USA IN SEI GIORNI I MORTI DELL’IRAQ


La Corea del Nord non sopravvivrebbe ad uno scontro con gli Usa, ma sei giorni di guerra basterebbero a fare l'intero numero di vittime americane cadute finora in Iraq. Sono stime del Pentagono, che tiene sempre pronti i piani contro Pyongyang. Per valutare le opzioni di un'ipotetica soluzione militare alla crisi, bisogna considerare le forze in campo. Kim Jong-il ha circa 1,2 milioni di soldati. Considerando i rapporti fra le due popolazioni, è come se l'Italia avesse oltre 3 milioni di persone sotto le armi. Poi, secondo i dati della Federation of American Scientists e Global Security, ci sono 3.800 carri armati, 11.200 pezzi di artiglieria, 525 caccia e 80 bombardieri. Pyongyang possiede missili Scud C con gittata di 300 chilometri, che possono raggiungere facilmente Seul, appena 50 miglia a sud della zona demilitarizzata di confine. Poi ha i Nodong, che con 1.300 chilometri di raggio minacciano Russia, Cina, Corea del Sud, Giappone e Taiwan. A luglio, infine, ha sperimentato i Taepodong 2. Il test non è fallito, ma questi missili hanno una gittata potenziale fra 3.750 e 15.000 chilometri, e quindi potrebbero colpire anche Roma o Washington. Gli analisti americani stimano che Kim abbia una dozzina di testate nucleari, ma la loro efficacia è incerta, mentre avrebbe di sicuro armi chimiche. Lo scopo di ogni attacco dovrebbe essere quello di eliminare la maggior parte di queste armi, per evitare rappresaglie, però gli obiettivi sono molti e incerti.

La Corea del Nord ha almeno 22 siti nucleari in 18 località diverse. Yongbyon, Sunchon e Sinpo sono i più noti, ma altri sono segreti e nascosti in ex miniere o bunker sotterranei. Stesso discorso per l'artiglieria, mentre almeno otto centri producono le testate chimiche. Due terzi delle forze armate norcoreane sono vicini al confine, pronti ad invadere il Sud con tre giorni di preavviso, mentre i campi d'aviazione usati dall'aeronautica sono stimati in almeno settanta. A fronte di questa situazione, e con le proprie forze già provate dal lungo impegno in Iraq, Washington faticherebbe a trovare una strategia efficace.

Il Pentagono ha almeno cinque piani già pronti da anni: l'Oplan 5027, che prevede un'invasione tradizionale; l'Oplan 5026, per i raid aerei selettivi con i bombardieri invisibili F-117 e B-2, e quelli tradizionali B-52 e B-1, basati a Guam, Osan e Kunsan, più i missili lanciati da navi e sottomarini; l'Oplan 5029, che scatterebbe in caso di collasso del regime nordcoreano; l'Oplan 5030, che prima dell'attacco prevede operazioni preventive militari ed economiche, per mettere sotto pressione il paese e le forze armate; il blocco navale modello Cuba. Il problema sono le rappresaglie. Se le ondate iniziali non neutralizzassero tutte le armi, come è probabile, Pyongyang reagirebbe bombardando e poi occupando Seul. Anche senza usare l'atomica, secondo una stima presentata dal Pentagono al presidente Bush nel 2004, durante i primi 90 giorni di guerra morirebbero 52.000 soldati americani e un milione di civili sudcoreani.