Alain De Benoist censurato. Ma il filosofo non è di destra e non è razzista
di Francesco Severini - 07/02/2018
Fonte: Il Secolo d'Italia
Alla fine è andata così: la Fondazione Feltrinelli, sollecitata da una lettera-appello di docenti e ricercatori che vedono nella destra razzista e nel neofascismo il nemico principale, ha fatto cortesemente sapere al filosofo francese Alain de Benoist che l’incontro fissato per il 13 febbraio a Milano nell’ambito del ciclo di conferenze sul tema “Cos’è la sinistra/Cos’è la destra” è cancellato. Un bavaglio in piena regola, anche se certo avendo scritto de Benoist decine di libri non sarà difficile agli interessati farsi un’idea del suo pensiero.
Il problema è che la censura – ammantata dalla scusante della vicinanza del voto del 4 marzo – si basa su una motivazione stupida. Questi ricercatori e accademici che protestano, infatti, motivano la loro denuncia osservando che le idee di de Benoist sono diffuse nei gruppi radicali di estrema destra. Insomma se un autore è letto da gente poco raccomandabile, automaticamente diventa censurabile anche lui. E poiché sono ricercatori e accademici si sarebbero dovuti mettere a studiare, prima di gettare il marchio d’infamia su un autore, per capire meglio quali sono le idee di de Benoist e se sono davvero così “pericolose”.
Accanto a queste forme di razzismo, aggiunge de Benoist, c’è un antirazzismo che consiste nel condannare come razzista chiunque osservi che l’umanità non è unica e indistinta, chiunque faccia l’elogio delle differenze e chiunque faccia notare che non è necessario considerare due individui identici per sostenere che hanno gli stessi diritti. Questo “antirazzismo” – dice de Benoist – è una “minaccia incapacitante che mira a imbavagliare, impedire, colpevolizzare, disarmare ogni critica, mettere definitivamente a tacere”. Un meccanismo che, in questa circostanza -ma non sarà né la prima né l’ultima volta – ha colpito Alain de Benoist il quale, proprio perché ne conosce bene effetti e origini, ha saputo spiegarlo così bene. E’ lo stesso antirazzismo che Alain Finkielkraut ha definito “il totalitarismo del XXI secolo”.