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Pensieri, parole e Tfr

di Antonio Rossini - 26/10/2006

 
E’ noto ormai che i problemi e i danni italiani sono causati da lavoratori e pensionati, di conseguenza dagli stipendi che sono costretti a pagare loro gli imprenditori e dalle pensioni che è costretta ad erogare loro l’Inps.
Il lavoro è diventato da circa 30anni un costo.
Diceva il mio amico di avventure sindacali Giorgio Verzelli, che quando una nazione parla di costo del lavoro e non di ricchezza e strumento atto alla produzione, questa nazione è allo sbando ed alla fine dei suoi giorni migliori.
Il lavoro è ricchezza, è produzione, non può essere un costo. Senza lavoro non può esserci movimentazione del capitale e dell’ impresa. La richezza dell’impresa è il lavoro, la prestazione d’opera, il sudore delle maestranze.

I tempi cosiddetti moderni sino ad arrivare alla cosiddetta globalizzazione, ne hanno fatto un costo e come tutti i costi, bisogna tentare di ridurli. Ridurre il lavoro, significa mettere a spasso persone e se il loro servizio serviva, esternalizzare. Ma esternalizzare, significa pagare un servizio superiore ai lavoratori in esubero e senza controllo, senza la sicurezza di vederselo fare a regola d’arte. Però mi rendo conto, che parlare in questi termini significa stare fuori dal loro mondo. Significa stare fuori le concezioni anche sindacali, che hanno sposato ogni causa degli imprenditori; non solo i sindacati di regime, ma anche quelli che hanno abbandonato la via del sindacalismo nazionale per entrare nel sistema.
La riforma del Tfr e gli accordi che firmano i sedicenti rappresentanti dei lavoratori, sono l’ennesimo attacco frontale al prestatore d’opera. Lo stato non sa più cosa spremere per arraffare soldi e non sa più dove prenderli per allattare il sistema creato, sempre più corrotto e spendaccione.
Dicevo in una lettera al Ministro Padoa Schioppa, che io semplice persona, sapevo dove trovare i soldi per sanare in breve tempo i deficit, gli dicevo che avevo il termometro per intervenire e mettere tutto a posto e mi sono permesso di far notare, a quest’altro professore, da dove iniziare sostanzialmente ad attingere.

Credo che tutti noi sappiamo cosa fare, perché siamo padri di famiglia ed usiamo il buon senso quando dobbiamo spendere e mantere attiva casa e figli. Bastava usare solo questo semplice principio e le cose sarebbero andate meglio. Per esempio, avremmo iniziato a risparmiara la stoffa delle tasche dei tanti mangioni fannulloni che si strozzano di soldi pubblici, senza aver mai lavorato un solo giorno nella loro vita, guadagnando favolosi stipendi pari al doppio mensile di quanto un operaio guadagna in un anno.
Finalmente per loro, hanno messo mano anche sulla liquidazione dei lavoratori dipendendi siano essi pubblici o privati.
Dal 2007, le aziende che superano i cinquanta dipendenti, dovranno per legge versare all’Inps il corrispettivo della indennità di fine rapporto lavoro. Così detto, sembra normale e forse giusto che a garantire il salvadanaio sia lo stato. Ma, quando questi istituti contrattuali nacquero, furono concepiti per dare al lavoratore la possibilità di meglio affrontare l’ultima fase della propria vita, realizzare un progetto di vita e attendere la erogazione della pensione.
Ma è più sicuro lo stato o il padrone ?
Il padrone sino ad oggi, salvo insignificanti percentuali, ha sempre corrisposto la liquidazione; lo stato, questo stato, sarà in grado di fare altrettanto?
Chi si è fidato dei fondi comuni in commercio da qualche hanno, ha visto aumentare i propri guadagni ? Ha rivisto il suo capitale ?
Lo stato italiano, si impegna a garantire il massimo risultato, ma ad oggi non parla di tassazioni, cioè dell’aliquota relativa al prelievo fiscale sui rendimenti dei fondi integrativi.

La riforma :
- ogni anno vengono accantonate dalle aziende somme di denaro sotto forma di trattamento di fine rapporto, da versare all’Inps;
- i lavoratori dipendenti, pubblici o privati, avranno sei mesi di tempo per decidere dove destinare la propria trattenuta di fine rapporto (ai fondi o lasciarlo in azienda);
- in modo esplicito comunicano di mantenerlo presso il proprio datore di lavoro, riservandosi la possibilità di cambiare idea;
- destinarlo per intero nel fondo pensionistico complementare;
- in modo tacito, se non esprime alcuna intenzione nei sei mesi, pertanto il datore di lavoro trasferisce il Tfr in un fondo collettivo;
- nel caso l’azienda, dovesse aderire a più fondi, il Tfr viene trasferito in uno individuato d’intesa con i sindacati;
- in caso di mancato accordo con il sindacato, il Tfr viene trasferito in un fondo nel quale l’azienda ha aderito con un numero maggiore di dipendenti;
- in caso di mancato accordo ed in assenza di una forma pensionistica collettiva complementare, l’azienda trasferisce il Tfr al cosiddetto fondo residuale in istituzione presso l’Inps;
- le aziende con meno di 50 dipendenti non dovranno versare nulla all’Inps;
- le imprese che dovranno erogare tali somme dei lavoratori, saranno compensate;
- il Tfr in maturazione sarà spostato in un fondo pensionistico complementare, entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della riforma;
- la legge finanziaria, prevede di destinare il 50% non espressamente indirizzati dai lavoratori ai fondi pensione,ad un fondo per il finanziamento delle infrastrutture intrattenuto e gestito dal Tesoro.
Insomma una riforma articolata, complessa, che nasconde non pochi intrighi, movimenti finanziari, interessi ecc.

L’uomo della strada si chiederebbe, ma se le aziende che verseranno il Tfr vanno compensate con una erogazione di 450milioni di euro per il primo anno, vale la pena fare questo giro di carte o soldi ?
Io mi chiedo : come saranno regalati questi soldi ?
Si tratta di una storia infinita, consolidata dai governi di sinistra che dopo aver regalato ad improvvisati imprenditori le migliori aziende del Tesoro, ora le devono foraggiare per sostenerle.
Va detto, restando alla cosiddetta riforma, che il principio per cui fu concepito tale istituto (liquidazione oggi Tfr), fu anche quello di dare alle aziende la possibilità di autofinanziarsi, con il Tfr sino alla pensione del lavoratore.

Io, anche per questo ho sempre sostenuto in ogni mia assemblea fatta in ogni parte dell’italia, che il lavoro non era un costo e che il lavoratore avrebbe dovuto partecipare alla gestione dell’impresa, così come con la propria liquidazione, partecipa al suo autofinanziamento (ma quando lo dicevo sembrava eresia).
E’ giusto informare che in altre nazioni, da molti anni esiste il ricorso alla pensione complementare, ma stiamo parlando di nazioni che non si accaniscono sui contribuenti e di nazioni che non hanno avuto istituzioni e legislazione pari alla nostra, avanzata in termini di assistenza e previdenza.
Per tutto quanto sopra, i lavoratori avranno la possibilità di decidere sino al mese di giugno del prossimo anno, se passare al nuovo regime o lasciare le cose così come stanno.

Il governo ed il super ministro dell’economia, sono convinti di ricavare da questa operazione circa sette miliardi di euro. Nel riesame del 2008 poi, si verificherà la eventuale efficacia del prelievo in favore dell’ente previdenziale e di tutto quello che sarà parte integrante.
La firma dell’accordo, fra governo e parti sociali, come si potrà evincere dai fatti, non ha tenuto conto della cosa più importante. Nessuno dei firmatari, ha pensato ai padroni dei soldi. I lavoratori dipendenti, sono obbligati a prestare il loro Tfr alle imprese secondo la normativa vigente che viene da lontano, oggi con questa controriforma, dovrebbero essere ascoltati. Quando il sindacato vuole trovare il pelo non perde occasionbe per infdire referendum e poi firmare. Ora si vuole capovolgere il principio innovatore precedente, con la attiva complicità delle cosiddette parti sociali, senza sentire i lavoratori che sono invece la parte "lesa" di questa grande manovra.

Come al solito i sedicenti rappresentanti dei lavoratori, stanno facendo politica sindacale ed interesse di parte, fregandosene come di solito delle masse proletarie.
Ma i sindacati di regime, rappresentano tutti i lavoratori ?
Quanti iscritti hanno, esclusi i pensionati, i sindacati di regime ?
L’interesse delle parti che si sono accordate, è rivolto solo all’amministrazione di questa nuova fonte di entrate, che vedrà attivi nella gestione tutti i parassiti che il sistema ha prodotto, in quanto ammanigliati con la grande finanza.

Sappiamo che l’Inps per esempio, regala la sua presidenza generalmente a chi si è occupato di sindacato, le ferrovie hanno deciso di affidarsi a chi si è occupato di sindacato, in parlamento vengono eletti tutti i personaggi che si sono sacrificati per i lavoratori (ex sindacalisti), i sottosegretariati a sindacalisti che si sono distinti nell’espletamento della superpagata funzione, i ministeri, le presidenze delle camere, a chi a migliorato la vita dei lavoratori.
Praticamente, il premio viene dato loro, dalla controparte (i governi, gli Enti e la parte datoriale) non dai lavoratori.
In democrazia, sarebbe stato più giusto che il plauso ed i meriti fossero venuti dai lavoratori, ma questo plauso, non avrebbe portato soldi.
Sul fronte delle imprese, possiamo dire che si tratta di digerire tonnellate di patate bollenti, perché significa sottrarre liquidità alle aziende italiane già dichiaratesi in crisi.

Sul fronte economico, dobbiamo fare una ulteriore riflessione negativa, i fondi pensione in italia non decollano mentre in altre nazioni, sono i migliori investimenti per il loro ottimo rendimento.
Una oculata analisi, dovrebbe consigliare ai lavoratori anziani, che il Tfr e meglio che rimanga al padrone, mentre per i più giovani un sindacato serio ed uno stato garantista, dovrebbe incentivare il trasferimento del Tfr a fondi pensione superprotetti, mirando a rendimenti elevati a basso costo fiscale.