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Il futuro del triangolo Parigi-Berlino-Mosca

di Sergei V. Lavrov * - 31/10/2006



Il triangolo Parigi-Berlino-Mosca che Chirac, Schröder e Putin hanno costituito in occasione dell’offensiva anglosassone contro l’Iraq ha sofferto l’elezione in Germania del cancelliere Merkel che aveva condotto la sua campagna elettorale sotto i coloro dell’atlantismo. Tuttavia, la nomina di Schröder alla testa del consorzio del gasdotto nord-europeo e il vertice energetico euro-russo di Lathi, del 20 ottobre, aprono una nuova cooperazione. Per Sergei Lavrov, ministro degli Esteri della Federazione Russa, è giunto il momento di rinsaldare gli allentati legami tra Berlino e Mosca, tanto più che nel gennaio 2007 la Germania assumerà la presidenza di turno dell’Unione Europea e del G8.

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23 ottobre 2006





Durante la quindicina d’anni trascorsa dalla fine della « Guerra fredda », il mondo è cambiato irreversibilmente. La nuova Russia, che sempre più si rafforza e pratica una politica aperta e prevedibile che si basa sui suoi comprensibili interessi nazionali, è diventata un importante fattore positivo di cambiamenti.



L’affievolirsi della disciplina di blocco e la sempre più manifesta tendenza alla democrazia delle relazioni internazionali, come la comprensione sempre più netta degli interessi comuni di tutti gli Stati di fronte alla nuove sfide e minacce, non mancano di ripercuotersi positivamente sull’insieme della politica mondiale. Insomma, la massa critica di questi cambiamenti si accumula progressivamente sebbene ancora non vi sia un vero passaggio alla messa in piedi di meccanismi pienamente conformi agli imperativi dei tempi, suscettibili di garantire la sicurezza e la stabilità nel mondo.



La mondializzazione in corso sta innalzando l’umanità a un tutt’altro livello di civiltà, traducendosi in problemi serissimi per numerosi paesi. Da cui, tra le altre, delle contraddizioni interne. Non sempre si giunge a superarle, anche perché il periodo di transizione « post Guerra fredda » rimane indefinito. I tentativi di aggrapparsi al vecchio, dovuti senza dubbi alla paura dell’ignoto, sono i segni caratteristici di questo periodo di transizione. Io avverto in questo delle recidive della politica dei blocchi, l’attaccamento istintivo alle soluzioni semplicistiche e muscolari dei problemi che si pongono, la volontà di dare vita ad approcci ideologicizzati nelle questioni internazionali per sottrarre i paesi industrializzati all’ambiente concorrenziale globale e questo, in condizioni in cui tutto diventa oggetto di concorrenza, compresi i modelli di sviluppo e i riferimenti assiologici.



In ogni caso, i contorni di una nuova organizzazione del mondo si disegnano sempre più nettamente grazie alla scelta, fatta dalla schiacciante maggioranza degli Stati, in favore del rafforzamento nella politica internazionale dei principi collettivi nella per la soluzione dei problemi che si pongono all’umanità tramite la diplomazia multilaterale, della supremazia del diritto internazionale. Tale tendenza sembra oggettiva e del tutto logica, perché riflette le realtà dell’architettura multipolare in gestazione delle relazioni internazionali e prevede una risposta collettiva - la sola efficace – alle sfide e alle minacce.



Tenuto conto di tutto ciò, il massimo rafforzamento del ruolo centrale dell’Organizzazione delle Nazioni Uniti, in tutte le sfere della vita internazionale, ed il suo ulteriore adattamento alle nuove realtà costituiscono un’incontestabile priorità per la comunità internazionale. L’allargamento della cooperazione del G8 ad altri grandi Stati e l’applicazione congiunta delle decisioni del G8 contribuiscono all’elaborazione di attitudini ad agire collettivamente nell’arena internazionale. D’altra parte, il ruolo delle organizzazioni regionali non cessa di crescere.



La Russia è pronta a cooperare con tutti gli Stati e le strutture multilaterali, sia nello spazio euro-atlantico che altrove, su tutto il ventaglio dei problemi comuni. Parallelamente alle minacce del terrorismo internazionale, del crimine organizzato, del narcotraffico e della proliferazione delle armi di distruzione di massa (ADM), si tratta anche di altri problemi di grande spessore, come la necessità di attenuare lo spirito di confronto nelle questioni mondiali e di ridurre il fattore forza che lo alimenta, come di superare l’attuale stagnazione del processo di disarmo.



La necessità di mantenere l’armonia nelle relazioni tra le civiltà si colloca progressivamente al centro dell’ordine del giorno della politica internazionale. Questo in gran parte si spiega con la mondializzazione che spesso sfida l’identità nazionale come la diversità culturale e di appartenenza civile del mondo. Le contraddizioni tra civiltà si manifestano soprattutto nella reazione al divario crescente tra il livello di sviluppo di alcune regioni del mondo, nella volontà di livellare il mondo intero, di dar inizio a trasformazioni al di là delle proprie frontiere, ignorando del tutto i conflitti non regolati, in primo luogo nel Vicino Oriente. Non va tuttavia dimenticato che, benché i valori fondamentali della democrazia siano universali, essi si realizzano in modo differente in ogni paese, in funzione della cultura e delle tradizioni nazionali.



Siamo fermamente convinti che i terroristi non abbiano né nazionalità né religione. E del tutto inammissibile tentare di accreditare il termine « terrorismo islamico ». L’Europa ha una storia troppo ricca e troppo complessa, nonché un’esperienza troppo diversificata per cedere alla tentazione di farsi un’immagine riduttiva del mondo. Ci vogliono tatto, pazienza e tolleranza. E questo, tanto più che gli spettri del passato, come il nazionalismo e la certezza della propria irreprensibilità, tornano di tanto in tanto a galla sul nostro continente.



Solo coniugando i propri sforzi l’umanità saprà far fronte ai terroristi di ogni colore. Nel contesto della soluzione di questo problema, è richiesto un lavoro collettivo anche per il perfezionamento del diritto internazionale. La Strategia antiterroristica globale dell’ONU recentemente adottata di comune accordo, costituisce un importantissimo contributo al rafforzamento della base giuridica della coalizione antiterroristica. La concertazione di una convenzione globale antiterroristica attende il suo turno.



Tra alcuni problemi prioritari della comunità internazionale, non posso non menzionare il programma nucleare iraniano. La nostra posizione di principio è che questo problema non può essere regolato che con mezzi politici e diplomatici. È troppo importante che gli altri partecipanti al negoziato su pronuncino anch’essi in favore di una soluzione diplomatica. Nell’ambito dei Sei, è stato nettamente ribadito che nostro obiettivo comune è l’immutabilità del regime di non proliferazione. Siamo inoltre d’accordo nel ritenere che tutte le questioni relative al programma nucleare dell’Iran debbano essere regolate su una base professionale con la partecipazione dell’Agenzia internazionale dell’energia atomica (AIEA), che l’Iran sia in diritto di partecipare su un piano di eguaglianza con gli altri Stati interessati alla valorizzazione del nucleare civile, conformemente al Trattato di non proliferazione e alle regole dell’AIEA. In comune con i nostri partner, noi facciamo quanto in nostro potere perché partano al più presto dei negoziati appropriati.



Per quanto riguarda la nostra cooperazione con l’Iran nella costruzione della Centrale nucleare di Bushehr, essa è perfettamente trasparente e strettamente conforme al Trattato di non proliferazione delle armi nucleari e alle risoluzioni dell’AIEA.



In conclusione, tengo a sottolineare che noi ci comportiamo apertamente senza eludere le divergenze che sorgono e siamo pronti a discutere su qualsiasi questione. Ci rendiamo conto che l’indipendenza esercitata dalla politica estera russa non piace a tutti. Tuttavia, bisognerà abituarvisi. Per quanto ci riguarda, noi non drammatizziamo la situazione e siamo pronti ad una concorrenza leale e trasparente, in politica o in economia. Inoltre per il futuro, intendiamo formulare da noi i nostri interessi nazionali e non cooperare che sulla base dell’eguaglianza, del mutuo rispetto degli interessi e del vantaggio reciproco, il che corrisponde del tutto allo stato d’animo dell’opinione pubblica nel nostro paese.



In realtà, proprio come la Russia, l’Occidente comprende che oggi noi abbiamo molte più cose che ci uniscono che non divergenze. Ora, resta ancora da trovare una definizione moderna di « Occidente ». La mondializzazione tanto delle possibilità che delle sfide alla sicurezza e allo sviluppo duraturo non lascia più posto all’egoismo nazionale e all’esclusivismo di civiltà. L’interdipendenza positiva degli Stati, che nel contesto della mondializzazione in corso non cessa di rafforzarsi, serve da garanzia all’ulteriore sviluppo della nostra compartecipazione.



Questo, del resto, si rapporta pienamente alle relazioni russo-tedesche. La Russia e la Germania sono unanimi nella loro determinazione a portare il loro contributo alla comune opera della formulazione di un nuovo ordine mondiale, più giusto e reso più sicuro. Siamo alleati nella lotta contro il terrorismo internazionale. Le prese di posizione dei nostri due paesi su un largo spettro di problemi internazionali sono identiche.



La Russia da una parte, in quanto Stato multinazionale e multiconfessionale in cui vive un’importante popolazione autoctona musulmana, e la Germania, dove risiedono numerose persone originarie dal mondo musulmano, dall’altra, appoggiano tutte le iniziative tendenti a promuovere il dialogo e la compartecipazione tra le civiltà, compresa l’idea dell’Alleanza delle civiltà approvata dall’ONU. I nostri due paesi si felicitano per la loro cooperazione bilaterale varia e a lungo termine, riproponendosi di contribuire in modo più energico ad un suo ulteriore slancio.



Noi speriamo di poter cooperare intensamente con la futura presidenza tedesca dell’Unione Europea (UE) nel corso del primo semestre del prossimo anno. Sono già previste adeguate consultazioni. Noi apprezziamo i progetti della Germania in vista di una più stretta integrazione economica con la Russia. Il nostro comune lavoro ha come compito principale la preparazione di una nuova base giuridica contrattuale dei rapporti con l’UE che si deve sostituire all’Accordo di compartecipazione e di cooperazione che scadrà il 1° dicembre 2007. Il nostro comune obiettivo consiste proprio nel rafforzare la compartecipazione, nel facilitare i contatti tra gli uomini e nel creare delle condizioni che favoriscano l’interpenetrazione del business e dell’attività economica congiunta, nonché nella realizzazione di progetti comuni nel campo del trasporto e in altri settori d’infrastruttura. La completa messa in opera delle « carte stradali » in materia di formazione dei quattro spazi comuni è chiamata a garantirlo. Inoltre per il futuro vigileremo sull’applicazione della Dichiarazione congiunta sull’allargamento dell’UE e le relazioni tra la Russia e l’UE, adottata a Lussemburgo il 27 aprile 2004, in primo luogo per quel che concerne la garanzia dei diritti dell’uomo e delle minoranze nazionali in Lettonia e in Estonia, oltre che in materia di regolazione di tutta una serie di problemi tecnici del transito di merci nella regione di Kaliningrad.



Noi speriamo, inoltre, in una cooperazione altrettanto fruttuosa in occasione del passaggio alla Germania della presidenza di turno del G8. il nostro comune compito consiste nell’assicurare la continuità del suo funzionamento, nel promuovere ulteriormente le iniziative avanzate al vertice di San Pietroburgo, anche in sfere prioritarie come la sicurezza energetica, nello sviluppare l’istruzione e la lotta contro le malattie infettive. Ciò risponderà agli interessi dei nostri due paesi, perché i temi principali della nostra presidenza non perdano nulla della loro attualità non solo per il G8, ma anche per le relazioni russo-tedesche e l’insieme del mondo.





* Sergei V. Lavrov è ministro degli Esteri della Federazione Russa.







Dalla traduzione francese per il Réseau Voltaure dell’originale russo di Ria-Novosti, versione italiana a cura di Belgicus per “ Eurasia”

Una versione tedesca di questo articolo è pubblicata dalla “Frankfurter Allgemeine Zeitung”
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Voltaire, édition internationale