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Con il riscaldamento globale diminuisce il PIL

di redazione - 02/11/2006

 

Questa volta a confermare quello che da anni dicono ecologisti  e scienziati “lungimiranti”, accusati ingiustamente di catastrofismo, è il rapporto redatto per il governo inglese dall’autorevolissimo consigliere economico, Nicholas Stern.
Il rapporto sottolinea l'urgenza di azioni per contrastare gli effetti del riscaldamento del pianeta e afferma che se non si farà niente nei prossimi 10 anni a causa del riscaldamento del Pianeta ci sarà un calo del PIL  anno dopo anno progressivamente maggiore, fino al 20% del Pil globale, pari a 5,5 trilioni di euro: «Il comportarsi come se nulla stesse accadendo, non farà che soffocare la crescita», avrebbe spiegato Stern ai Ministri britannici. Contraddicendo il presidente americano George W Bush, che ha respinto il Protocollo di Kyoto perchè costerebbe posti di lavoro, il rapporto sostiene che il mondo non deve scegliere fra impegno contro i mutamenti climatici e crescita economica, perchè «le prove raccolte portano ad una semplice conclusione: i benefici di forti e immediate azioni saranno largamente superiori ai costi». Al fine di creare ''un'economia globale a basso consumo'', ha detto il ministro, Londra si fara' promotrice per l'introduzione di un nuovo obiettivo europeo di riduzione delle emissioni, al 30% entro il 2020 e al 60% entro il 2050. Al di là della natura del problema resta l’incertezza sulle risposte da mettere in piedi, nessuna impresa o governo affronterà di sua spontanea volontà i costi sociali dell'inquinamento preferendo aspettare che lo faccia qualcun altro. Infatti, proprio in questi giorni è arrivato il monito dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) che avverte, dati alla mano, sulle difficoltà di raggiungere gli obiettivi di riduzione di riduzione fissati dal protocollo di Kyoto per il 2010 se gli Stati membri non affronteranno senza indugio la riduzione delle emissioni dei gas serra… e pensare che secondo il rapporto di Stern il protocollo di Kyoto da solo non è sufficiente ad evitare la crisi, ed è solo un piccolo passo verso la risoluzione del problema climatico. Lo studio di Stern - 700 pagine - è stato commissionato dal governo britannico nel 2005, e lo stesso esecutivo di Londra ritiene che le conclusioni preoccupanti della ricerca rendano possibile far accettare all'opinione pubblica una serie di tasse 'ecologiche', dagli aumenti delle accise sulla benzina, a tasse su chi viaggia in aereo, già individuate dal ministro dell'Ambiente David Milliband. Ma quello dell'aggravio fiscale per i contribuenti britannici sembra ben poca cosa, a fronte di 200 milioni di possibili profughi, la maggiore migrazione della storia moderna, causa distruzione di intere zone da parte di siccità e alluvioni. Stern avverte che un nuovo trattato che seguirà Kyoto dev'essere varato entro il prossimo anno, e non entro il 2010/11 come previsto, se si vogliono tagliare drasticamente le emissioni dannose. Per la prima volta un rapporto sul riscaldamento del Pianeta analizza in modo specifico le conseguenze sul sistema economico dei mutamenti del clima. E ciò può essere un modo ulteriore per  dare la sveglia ai sostenitori della crescita senza limiti e fargli comprendere la gravità del problema ambientale. Tuttavia, si continua a riproporre il mito del PIL come misura del benessere delle persone e delle nazioni, anche in questo caso.
Fare Verde, invece, è sempre più convinta che sia necessario cambiare prospettiva e smontare il mito della crescita, di definire nuovi parametri per l’economia, di elaborare un’altra cultura economica e sociale, di intraprendere il “tranquillo” cammino della “decrescita felice”, riscoprendo e sperimentando modi diversi di vita.