Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il riduzionismo scientifico e il problema ecologico

Il riduzionismo scientifico e il problema ecologico

di Guido Dalla Casa - 02/11/2005

Fonte: estovest.net

Premesse

 Il problema ecologico è nato dalla visione del mondo che si è andata affermando in Occidente nel diciassettesimo secolo, che -innestandosi sulla tradizione giudaico-cristiana che costituisce il fondamento della cultura occidentale- ha dato origine alla cosiddetta scienza moderna, che, nella sua versione ufficiale, resta ancorata alla visione cartesiana-newtoniana da cui è nata. Infatti in questa visione la nostra specie è al di sopra della natura, che è completamente al nostro servizio. Tutto l’universo -compresa la natura vivente sulla Terra, che ne è una parte- è assimilabile a una gigantesca macchina smontabile e ricomponibile: questo è quello che viene chiamato in due parole il riduzionismo scientifico. Come conseguenza, la natura è priva di ogni rilevanza morale. Da qui è nata l’aggressione alla Natura, e quindi il problema ecologico.
 Per inciso, è solo per questa visione e per il forte influsso del pensiero di Bacone che -nell’immaginario collettivo- la scienza è praticamente identificata con la tecnica e tenuta ben distinta dalla filosofia.
 Per evidenziare la visione cartesiana-newtoniana che domina la scienza ufficiale e accennare ad una sua possibile modifica nascente, in correnti per ora minoritarie, è stato immaginato un colloquio fra la scienza dominante e il metodo scientifico, in forma di dialogo “divertente”, per non appesantire troppo la trattazione.
 Per quanto detto sopra, è evidente che mettere in discussione e riuscire progressivamente a modificare su vasta scala questa visione del mondo cartesiana avrebbe un forte impatto positivo sul problema ecologico.

 Riporto dal libro di Roberto Germano Fusione fredda (Ed. Bibliopolis, 2000):

Il problema è la visione del mondo meccanicistica che, malgrado tutto, risulta purtroppo ancora imperante. Dalla nuova Fisica non emerge una visione del mondo come costituito da oggetti separati che interagiscono urtandosi più o meno forte, ma una visione del mondo, invece, che scopre come grazie alla “sintonia” e all’interrelazione, alla cooperazione, si possano “evocare”, quasi magicamente, correlazioni inusitate, potenzialità finora inimmaginabili.

DIALOGO FRA IL SIGNOR M. S. (metodo scientifico) E LA SIGNORA S. U. (scienza ufficiale) CHE SI INCONTRANO OGNI TANTO
NELL’ARCO DI TRE SECOLI

S.U.  Partiamo insieme alla scoperta di come è fatto il mondo. Cominciamo a fare esperimenti e in base a questi costruiremo teorie che ci aiuteranno a farci sempre più un’idea di come funziona la natura. Se gli esperimenti successivi smentiscono una teoria, la scarteremo e la sostituiremo con un’altra. Davanti a noi sta la natura: esploriamola.

M.S. - Fai attenzione: stai già partendo da qualcosa che non è accettato da tutta l’umanità, ma solo da una determinata cultura umana. Se pensi di poter essere accettata da tutti, devi partire da qualcosa di certo, di universale. La maggior parte delle culture umane non pensa affatto che ci sia una natura esterna che noi possiamo “esplorare”.
Poiché non c’è nulla che sia accettato da tutti, dovrai partire completamente da zero.

S.U. - Ma come si fa a partire da zero? Da uno zero esce solo uno zero! E poi parto da qualcosa di ovvio ed evidente.

M.S. - Ciò che consideri ovvio ed evidente è soltanto il sottofondo filosofico della cultura in cui ci troviamo. Se parti da queste basi non potrai mai trovare qualcosa di universale. Però possiamo fare così: partiamo da quanto mi hai detto, ma ricordati sempre che si tratta solo di ipotesi di lavoro: devi essere pronta ad abbandonarle non appena trovi qualcosa che le contraddica. Non devi sforzarti per far rientrare quanto troveremo nel tuo quadro di partenza, che è fatto soltanto di ipotesi che non danno alcuna garanzia.
Partiamo quindi dall’ipotesi che esista un mondo costituito di materia-energia indipendente da qualunque fattore non-materiale, se esiste. Supponiamo anche che questo mondo proceda secondo leggi sue proprie; poi prendiamo provvisoriamente per buone l’impenetrabilità dei corpi (cioè il dualismo vuoto-pieno) e la logica che “A non è non-A”. Inoltre fai attenzione prima di suddividere ogni problema, ogni cosa, ogni processo in parti, perché qualunque suddivisione risente di qualche “pregiudizio” e non può essere neutrale e valida per tutti.
Poi ci ritroveremo fra qualche tempo a fare il punto della situazione.
....................
S. U. - Hai visto quante belle cose ho trovato! Ho princìpi sicuri e leggi universali: Ho il principio di conservazione dell’energia, conosco la struttura della materia, il funzionamento del corpo, e così via. So abbastanza bene come funziona la natura e proseguo attivamente il mio lavoro.
Inoltre, come certamente ricordi, all’inizio abbiamo trovato insieme che la Terra gira attorno al Sole e non viceversa.

M.S. - Quanto a quest’ultima scoperta, sai bene che ci stiamo facendo l’occhiolino, perché entrambi sappiamo che si tratta semplicemente di un cambio del sistema di riferimento: in un sistema di riferimento solidale con la Terra, è il Sole che gira. L’unica differenza è che, nel sistema solidale con la Terra, la descrizione del moto degli altri pianeti è mostruosamente complicata e praticamente ingestibile. Si è trattato quindi soprattutto di una faccenda di eleganza e comodità di calcoli. Il sistema solidale con il Sole è molto più comodo e più “bello”. Ma allora avevamo fatto un bel colpo.

S.U. - D’accordo, ma dovrai ammettere che il principio di conservazione dell’energia-materia è un principio universale della natura ed è stato confermato da innumerevoli prove.
Le teorie che contraddicono questi princìpi provati vengono inesorabilmente eliminate come impossibili. Tutto è controllato rigorosamente in laboratorio.

M.S. - Veramente mi sembra che tu abbia chiamato energia proprio l’entità che si conserva e che, per far tornare i conti, tu abbia inventato il concetto di energia potenziale. Si tratta senz’altro di un artificio molto comodo, che ti ha semplificato i conti e dato altri vantaggi, ma mi sembra eccessivo considerarlo un principio universale.
Inoltre, ti sembra corretto prendere a prestito energia dal vuoto, anche se la restituisci entro breve tempo? Se il tempo è infinitamente piccolo, il prestito può essere infinitamente grande. Per un principio universalmente valido, si tratta di una forzatura: mi sembra piuttosto una convenzione, anche se comoda.

S.U. - Ho però al mio attivo un buon quadro della struttura della materia. Verifico sempre tutto in laboratorio: tutto ciò che non è confermato da prove ripetibili e sempre riuscite viene scartato, e magari deriso. Così imparano a tentare di imbrogliarmi.
Ho già scoperto qualche centinaio di particelle-onde, e la ricerca non è finita.

M.S. - In realtà hai scartato tutti i fenomeni che contraddicevano la nostra ipotesi di lavoro iniziale! Il fatto che non li puoi ripetere in laboratorio in condizioni rigidamente controllate è un pretesto, perché parti dall’ipotesi indimostrabile che l’installazione delle apparecchiature di laboratorio non influenzi le possibili cause dei fenomeni che non appartengano al mondo energetico-materiale, cioè continui a considerare un dogma invalicabile quella che era soltanto un’ipotesi di lavoro! Continui a ripetere gli esperimenti finché non ti danno i risultati che ti attendi, almeno quando si tratta di questioni di base.
Inoltre, se ripeti molte volte un esperimento che ti dà certi risultati in nove prove su dieci, scarti quella che non ti piace considerandola un evidente errore di qualche strumento.
Per quanto riguarda la struttura della materia, ho visto che hai descritto qualche particella-onda mediante matrici con numero infinito di righe e di colonne: mi sembra una delle tante interferenze di natura mentale. È proprio venuto il momento di rivedere le ipotesi di partenza. Non riesci più a nascondere, neppure con il linguaggio matematico, il contenuto mentale di tutte le tue cosiddette particelle.
Mi sembra che uno dei tuoi problemi sia di non riuscire a trattare le entità non quantificabili e non misurabili: quindi sei costretta a negarle. Ma non eravamo d’accordo così: dovresti darti degli strumenti per trattarle. Hai tutto il tempo per farlo, o perlomeno provarci.

S.U. - Hai visto quante scoperte ho fatto sul funzionamento del corpo? E quanti farmaci ho trovato per guarire le malattie? Hai visto quanto é aumentata la vita media umana?

M.S. - Anche questo è un punto interessante. In realtà riesci a fare un’ottima terapia d’urgenza, cominciando col salvare la vita a chi è in pericolo imminente. E così hai allungato la vita media umana. Ma non hai ottenuto molto per guarire i mali ”cronici” (la distinzione -come al solito- non è netta e serve solo per intenderci). Inoltre ti rifiuti di esaminare o prendere in considerazione tutti i metodi di cura, che si basano su cause non-materiali, soprattutto per questi mali cronici. Anche se queste cure funzionano, più o meno quanto le tue medicine, non ti piace esaminarle, forse perché non hai gli strumenti necessari. Ultimamente hai fatto il grande sforzo di tollerare qualcosa, battezzandolo medicina psico-somatica, termine ancora abbastanza rassicurante per salvare le tue premesse, ma consideri questo campo con grande sospetto.

S.U. - Sai che i farmaci che io fornisco sono tutti rigorosamente provati in laboratorio.
Tutto il resto è privo di dimostrazione.

M.S. - I farmaci che produci vengono provati spesso a prezzo di terribili sofferenze ad altri esseri senzienti. Dopo tutto non hai nessuna prova che la sofferenza non resti impressa nell’inconscio (o nella mente) per generare successivamente nuova sofferenza. Già, dimenticavo che il termine inconscio, specie se non legato ad un individuo, per te non ha a priori alcun significato. Non parliamo poi del termine anima.
Per caso non continuerai a trattare così gli altri esseri viventi per un eccesso di fiducia nel tuo vecchio maestro (Cartesio)? Se ben ricordi, pare che abbia gettato un gatto dalla finestra per dimostrare la sua convinzione che “non poteva soffrire”. Konrad Lorenz ha ampiamente dimostrato l’assoluta infondatezza del pensiero cartesiano dell’animale-macchina. Gli altri animali soffrono, provano emozioni, pensano.
Comunque, la vita media umana è aumentata, ma non é affatto migliorato il grado di salute medio. Come spieghi il vertiginoso e continuo aumento delle malattie di tipo psichico (depressioni e suicidi) e di tipo degenerativo (cancro) anche in persone in giovane età?

S.U. - Solo come esempio, prendiamo la medicina omeopatica. Ma lo sai che in molte medicine omeopatiche non resta neppure una molecola del farmaco? E’ impossibile che abbiano qualche effetto!
E i meridiani dell’agopuntura non corrispondono ad alcun “canale” materiale o energetico!
Per quanto riguarda le depressioni, si tratta di carenze di sostanze nei neurotrasmettitori, o nei neuroni, o comunque di altre cause materiali nell’individuo.

M.S. - Ma davvero pensi che milioni di persone continuino a curarsi con acqua fresca?
E che i cinesi si siano divertiti per tremila anni a prendere il corpo per un puntaspilli? Dovresti esaminare le cose con più serenità e meno superbia. È ben poco probabile che l’umanità sia stata sempre scema (in cinquemila culture umane diverse) e sia diventata improvvisamente intelligente in una sola cultura nel diciassettesimo secolo.
Inoltre eravamo d’accordo di non usare il termine impossibile, come segno di cautela.
Mi sembra che anche e soprattutto in medicina sia venuto il momento di abbandonare l’ipotesi di lavoro che il corpo abbia un funzionamento suo proprio indipendente dalla mente. Tale ipotesi è ormai ampiamente smentita, anche dalla psicoanalisi. Le cure che hai etichettato come non-scientifiche sono spesso basate sullo studio del complesso mente-corpo-società-natura e talvolta danno buoni risultati, soprattutto nei mali “cronici”.
Anche la faccenda delle “molecole” potrebbe essere rivista: nulla è certo e immutabile. Dopo tutto le tue varie “particelle” si sono poi rivelate come costituite da altre cosiddette particelle che si risolvono infine nel vuoto quantistico, cioè in un tutto-niente.
Mi risulta che esiste una teoria recente sulla coesione della materia, che spiegherebbe sia la memoria dell’acqua (farmaci omeopatici), sia la fusione fredda. Non ti sembra che andrebbe almeno esaminata e sottoposta a quelle che tu chiami “prove”? In tale teoria, per spiegare la coesione della materia, vengono prese in considerazione più le equazioni di Maxwell che la legge di Coulomb: quindi sempre materiale a te ben accetto.
E, per le depressioni, come fai a spiegare l’enorme aumento numerico nello stesso periodo -cioè negli ultimi decenni- di tante cause materiali che dovrebbero manifestarsi in ciascun sistema nervoso individuale, in modo indipendente una dall’altra? Non vorrai “spiegare” tutto con il caso. Le probabilità sono praticamente zero. È molto più logico pensare che siano malate la mente collettiva, o l’anima del mondo.
Inoltre i tuoi farmaci servono solo nella fase acuta, dopo costituiscono una specie di mantenimento, ma non risolvono il problema, evidentemente di natura non-materiale.

S.U. - È mia costante preoccupazione non uscire dal mio campo. Del resto sai bene che mi sto dedicando a fondo al problema mente-cervello, che è comunque molto difficile.

M.S. - Il fatto che vuoi limitare lo studio del dualismo mente-materia al solo problema mente-cervello è un’ulteriore dimostrazione di attaccamento alle idee di Cartesio, che poneva in una ghiandola presso l’encefalo il suo preteso unico punto d’incontro fra quelli che lui considerava due mondi ben distinti e separati: ma tale limitazione non è giustificata da niente altro. Tra l’altro, per lui ciò avveniva soltanto nel cervello umano. E tu stessa hai trovato che le differenze di funzionamento con gli altri viventi sono minime e di natura quantitativa. Senza contare che sono passati tre o quattro secoli.
Solo di recente e con grande sforzo hai cominciato a parlare di problema mente-corpo, non più inteso soltanto come cervello. È una piccola estensione, alla quale opponi una certa resistenza, ma é meglio di niente.
Dovresti però fare almeno un altro passo, perché la questione é ben più vasta. È proprio giunto il momento di rivedere le ipotesi di lavoro iniziali, che stanno vacillando da tutte le parti. Ti faccio un altro esempio.
Esistono numerosi esperimenti rigorosi (non idee di qualche filosofo indù!) da cui risulta che, anche isolando e schermando al loro interno gruppi di termiti di un termitaio da tutti i campi conosciuti possibili, quegli insetti sono in grado di realizzare la struttura del termitaio con precisione ultramillimetrica, da ogni parte degli schermi. È come se esistesse un unico piano ben preciso, non supportato da nessun campo energetico di alcuna natura. Inoltre ogni termite percepisce istantaneamente qualunque turbativa venga data al termitaio a qualunque distanza si trovi e al di là di qualsiasi tipo di schermatura. E ciò accade anche se le singole termiti provengono in origine da termitai diversi, purché, al momento dell’esperimento, il nuovo termitaio -come entità- sia già stato costituito. L’ipotesi più logica è semplice: il termitaio ha (o è) una mente -o, se preferisci, un’anima. In altri termini: le termiti di un termitaio sono emotivamente collegate da continui scambi telepatici istantanei. Detta così, la cosa ti irrita, ma si tratta soltanto di parole diverse. Hai tentato inutilmente altre spiegazioni che salvassero la nostra ipotesi di lavoro iniziale, trasformata quindi in un dogma, poi hai relegato tutti questi esperimenti nel campo dell’impossibile e hai messo l’etichetta di misticismo a tutte le teorie che non ti piacciono.
Non eravamo d’accordo così quando abbiamo cominciato!
Il termitaio è solo un esempio che puoi applicare a tante altre entità (o forse tutte), come una società, una cultura, una specie, un ecosistema, una cellula, un albero, la Biosfera,e così via.
Occorre darsi strumenti per trattare queste entità, che possono essere menti, il che non significa necessariamente che siano coscienti, almeno ad un certo livello.
Il vero problema è che non vuoi neppure sentir parlare di mente, di psiche o di anima se non in strutture legate ad un sistema nervoso individuale.

S.U. - Si tratta di una materia in evoluzione, ma non voglio uscire dal mio campo, dal campo che mi sono data inizialmente.

M.S. - In questo caso devi perlomeno rinunciare all’universalità e all’idea di considerarti “oggettivamente valida”: devi riconoscerti semplicemente come fenomeno nato in una sola cultura umana in un determinato momento della sua storia.
Non sarebbe ora invece di riesaminare le ipotesi di lavoro iniziali? Dopo tutto la logica “A non è non-A” e l’impenetrabilità dei corpi (dicotomia vuoto-pieno) sono naufragate nel vuoto quantistico. I fenomeni non ripetibili potrebbero avere spiegazioni considerando anche cause non-materiali: naturalmente dopo aver elaborato gli strumenti cui ti ho accennato prima. E non dimenticare il tacchino di Popper.
Gli esperimenti di laboratorio provano soltanto il fatto che tu li consideri a priori uno strumento sempre valido: ma quando installi le apparecchiature, hai già in mente cosa vuoi provare o non-provare! Le domande che poni all’esperimento non sono mai neutrali, perché non possono esserlo, ma presuppongono già il tipo di risposta che deve saltar fuori.
   Non puoi “dimostrare” che le concezioni di Galileo sono migliori o “più vere” di quelle di Alce Nero impiegando le conseguenze delle idee di Galileo! In quel modo hai già in mente che le idee di Galileo sono quelle “buone”!
 Se poi introduci delle scale di valori, ti poni automaticamente in una posizione relativa.
   Eravamo partiti considerando come punto di forza l’umiltà, cioè la disponibilità a mettere in discussione qualunque ipotesi, non appena si manifestassero dubbi sulla sua “validità”, cioè a non considerare come “certi” neppure i punti di partenza. Ora mi sembra invece che tu consideri “acquisite” e quindi dogmaticamente valide alcune premesse; in sostanza ti sei comportata come gli altri campi di attività di cui cercavamo di limitare le pretese.
È ormai ora di rivedere le basi senza pregiudizi, cercando di imparare qualcosa da tutte le culture umane, finché ne resta ancora qualche traccia.
   Spero che potremo rivederci presto.

(inserito nel febbraio 2003 sul sito internet  www.filosofia-ambientale.it)