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Rifiuti torinesi

di Davide Pelanda - 13/11/2006



Torino spenderà 311 milioni di euro per un termovalorizzatore che brucerà 421.000 tonnellate di rifiuti. È una storia decennale che inizia nel luglio 1997 con l'approvazione Piano Regionale Rifiuti e, attraverso conferenze di servizi, protocolli di intesa, studi (Commissione NRDS, TRM) e arriva a maggio 2006 quando si conclude la Conferenza dei Servizi sul progetto preliminare.

Si tratta di iniziative, tutte, che davano per necessaria la realizzazione di uno o più impianti di incenerimento per la provincia di Torino. In dieci anni nessuna iniziativa ha preso in considerazione la possibilità di non realizzare impianti di incenerimento e di trovare soluzione al problema rifiuti per altre vie (che non fosse quella utilizzata finora ovvero di smaltire quasi tutti i rifiuti in discarica).

Inoltre la Valutazione di impatto ambientale anziché essere preventiva a ogni decisione arriva pressoché ultima a decisioni svolte, in altri termini la procedura di compatibilità ambientale viene svuotata e resa un passaggio quasi burocratico.

Ma il camino dell'inceneritore, firmato Giorgetto Giugiaro, sarà dotato di un ascensore panoramico e misurerà 120 metri, sicuramente più alto del braciere olimpico e secondo in altezza dopo la Mole Antonelliana, storico monumento della città sabauda. Produrrà annualmente 300 mila megawatt all'ora di energia elettrica che consentirà, secondo gli esperti della Provincia, un risparmio di oltre 75 mila tonnellate di petrolio annui. Il programma provinciale torinese dei rifiuti ne prevede altri nel chivassese, chierese, pinerolese, canavese ed eporediese. Se ne discute anche nell'alessandrino. E nascono spontanei vari Comitati di cittadini contro l'inceneritore. Nella provincia di Alessandria, con al Rete provinciale ambientalista, si è arrivati ad una sorta di moratoria nella quale si chiedono due atti amministrativi indissolubili che sono:

- programmi ed investimenti certi per una corretta gestione dei rifiuti (riduzione, riuso, raccolta differenziata, riciclaggio);

- sospendere le decisioni in merito all'installazione dell'inceneritore sul territorio della provincia almeno fino al 2012.

«E' compito del legislatore – dice Antonio Zecca, docente all'Università di Trento - promuovere ed incentivare il riuso, adottando anche delle strategie, come quelle usate con successo da anni in Germania, per evitare che vengano utilizzati materiali non riciclabili anche nel confezionamento dei cibi».

Un secondo inceneritore: e poi?

Purtroppo l'inceneritore del Gerbido a Torino non rimarrà da solo: sta partendo, infatti, la procedura per l'individuazione del sito (probabilmente Ivrea) per costruire il secondo inceneritore, stessa tecnologia, stessi danni. E non dimentichiamo la discarica per le scorie di tutte e due gli inceneritori, già individuata a Montanaro. Solo impianti e discariche e nessuna gestione corretta. Per quest'ultima area canavesana è nato un apposito Comitato Tecnico Scientifico che dovrà valutare quale area del Canavese potrà ospitare il secondo inceneritore. E già gli occhi sono puntati su di un'area di tre mila metri quadrati nel Comune di Ivrea, a pochi passi dalla zona industriale. Un impianto che dovrebbe trattare ben 249 mila tonnellate di rifiuti. E le popolazioni insorgono dicendo, con le parole del Comitato “Ivrea La Bella” «Ci rifiutiamo che l'Eporediese venga trasformata in una gigantesca pattumiera». «Innanzitutto – dicono preoccupati gli ambientalisti dei vari comitati spontanei nati in città ed in provincia di Torino contro queste strutture - né al momento né al 2010 è prevista da alcun piano la massimizzazione delle Raccolte differenziate (RD), anzi il progetto non tiene conto di quanto prevede il D.L.vo 152/06 che impone per il 2012 il raggiungimento del 65% di Raccolta differenziata. Nessuna iniziativa seria è stata intrapresa per lo sviluppo di una strategia e di programmi volti alla riduzione alla fonte della quantità dei rifiuti, primo passaggio individuato dalla normativa comunitaria e nazionale per una corretta gestione dei rifiuti stessi. Pertanto prima di pensare a realizzare un impianto di incenerimento è necessario, quanto meno, riscrivere il Piano di gestione dei rifiuti della Provincia di Torino con il nuovo obiettivo di RD e di quantificazione certa di riduzione. Anche il Comune di Torino dovrà necessariamente fare la sua parte. Nell'impianto del SIA si rileva l'assoluta mancanza di qualunque seria valutazione di carattere economico non solo sulle varie opzioni, ma anche su quella individuata come migliore. Inoltre, quello che manca ed è sempre mancata è la valutazione dell'”opzione zero”, cioè la ricerca di alternative all'incenerimento. Oltre ai rischi associati all'inquinamento ambientale dell'impianto ci troviamo di fronte anche a rischi di inquinamento amministrativo: i soggetti pubblici che hanno definito la necessità dell'inceneritore sono gli stessi che hanno specifici compiti – per legge – di controllo e intervento sull'impianto in caso di malfunzionamenti o problemi».

Una "trovata" a dir poco "esplosiva"

Nessuno ne sapeva nulla. Mercedes Bresso, Presidente della Regione Piemonte, ha deciso “sua sponte” di offrire un aiuto concreto alla Campania chiedendo di far arrivare a Torino (e in buona parte di questa regione) ben 3500 tonnellate di immondizia. Decisione che ha un po' sorpreso tutti. Non ne era stato informato il presidente della Provincia Antonio Saitta e men che meno era stato avvisato il sindaco di Torino Sergio Chiamparino che ha dichiarato al suo Consiglio comunale di «non essere stato consultato dalla presidente della Regione Bresso per la vicenda dei rifiuti della Campania, ma se lo fosse stato avrebbe dato il suo assenso. Dobbiamo essere concreti - ha detto - e comprendere i quantitativi di rifiuti da smaltire e le sedi dove farlo». A fronte della richiesta pervenuta dal Commissario per l'Emergenza Rifiuti della Campania Guido Bertolaso, nominato dal Governo di “ospitare” questo quantitativo di pattume, le varie amministrazioni non hanno avuto una adeguata preparazione per progettare degli adeguati piani di smaltimento per questa mole di spazzatura: l'equivalente alla produzione di 3 giorni della sola città di Torino. La Campania, per questa operazione, spenderà circa 200 euro a tonnellata. «La disponibilità data dalla Presidente Bresso – chiarisce l'Assessore all'Ambiente regionale piemontese Nicola De Ruggiero - è stata espressa in un'ottica di solidarietà che non deve venir meno tra le Regioni italiane e secondo il principio della reciprocità, perché potremmo essere noi nelle condizioni di dover chiedere aiuto». Dunque che fare? Dove sistemare tutto questo pattume? E poi perché accettarlo? Tra le forze politiche c'è chi parla di richiamare la Campania ad un principio di responsabilità, mentre c'è chi non è proprio d'accordo di accettare supinamente questa decisione ricordando che già nel 2004 ne venne accolta una quantità simile. Una sorta di «‘soccorso rosso' con Bresso e Chiamparino pronti e solidali con il loro compagno di partito Bassolino» come dice la Lega in Consiglio comunale, mentre per la rappresentanza ulivista «il punto semmai è di capire se il Piemonte è in grado di accogliere rifiuti da un'altra regione. Con Basse Stura in via d'esaurimento, è necessario valutare la disponibilità di altri siti regionali». Invece per l'esponente di Rifondazione Comunista sempre nel Consiglio di Torino «è necessario conoscere la tipologia di rifiuti che arriveranno dalla Campania, esempio negativo con gravi infiltrazioni di organizzazioni malavitose nella gestione dell'igiene urbana». Insomma, a dirla tutta, sembrerebbe che l'immondizia abbia un colore partitico e, azzardando, il sindaco Chiamparino dice di voler «capire perché l'inceneritore è di destra e la discarica di sinistra, un treno lento è di sinistra e l'alta velocità è di destra». Ma i piemontesi tutti vorrebbero capire dove mettere questa enorme quantità di rifiuti.

Ma in concreto che fine faranno questi rifiuti?

«La città ha una proposta: l'Amiat dispone di un'opzione in favore di Torino per smaltire 20.000 tonnellate nella discarica di Asti. – dice ancora Chiamparino - Torino, previa intesa economica, potrebbe rinunciare all'opzione in favore della Regione Campania. Nella discarica di Basse di Stura l'impianto sarà saturo nel 2009 e quindi ne preventiviamo la chiusura per quella data se tra il 2007 e il 2008 l'Autorità d'ambito troverà dei siti alternativi in collaborazione con la città, che metterà a disposizione la sua professionalità attraverso l'Amiat». «Per quanto riguarda il nuovo termovalorizzatore - ha concluso il sindaco di Torino- occorre non fare l'errore di dar vita a un impianto sottodimensionato fin dalla nascita ed è bene sfruttare tutte le potenzialità a livello provinciale». Dopo le polemiche la Regione e le otto province piemontesi assieme ai vertici delle aziende delle discariche piemontesi hanno deciso che i rifiuti della Campania andranno in due discariche nell'astigiano (Asti Valterza e CerroTanaro) dove in una ci sarà il trattamento e nell'altra la conservazione. Le altre province non hanno dato la loro disponibilità perché ognuna alle prese con i propri problemi: discariche ormai sature o prive di impianti di trattamento.