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Kyoto, la timidezza dell'Europa

di redazionale - 15/11/2006

stravos dimas, conferenza di nairobi | Foto Ansa
Le Ong accusano Francia, Germania e Uk: «Chiariscano obiettivo negoziati»
di A. COCCO e D. CALZA BINI / LEGAMBIENTE: «L'Italia soffre il cambio clima»
L'impegno dei governi al vertice / DIARIO: giorno 1 - 2 - 3 - 4- 5 / LINK: Unfcc
È un’Unione europea timida, quella fino ad ora vista a Nairobi, e poco convinta del ruolo di leader dei negoziati sul clima di cui pure ama fregiarsi. Uno scarso impulso verso impegni futuri più ambiziosi nella lotta ai cambiamenti climatici, un apporto come mediatore al di sotto delle aspettative. «l’atteggioamento degli europei – si legge in un comunicato stampa diffuso dal Can, la rete delle organizzazioni non governative qui presenti – crea confusione e semina dubbi. I 25 devono chiarire con urgenza la loro posizione rendendo noto l’obiettivo che intendono raggiungere con questi negoziati». Sotto accusa in particolare Francia, Germania e Gran Bretagna che vengono esortate a mantenere le promesse fatte alla vigilia del vertice. Si tratta in primo luogo dell’impegno a definire un percorso che da qui a due anni dovrebbe portare alla ridefinizione del protocollo di Kyoto, attraverso una serie di modifiche da attuare a partire dal 2012 e che qualcuno già chiama Kyoto 2. «Cosa sta facendo l’Unione europea per la definizione di nuovi impegni di riduzione delle emissioni dei gas climalteranti?» si chiede il Can. Nel 2005 i 25 avevano reso noto la loro intenzione di andare verso un abbattimento sostanzioso dell’anidride carbonica e degli altri gas previsti nel protocollo, con riduzioni tra il 15 e il 30 per cento entro il 2020 e del 60-80 per cento entro il 2050. Prospettiva che tuttavia è scomparsa dai documenti ufficiali pubblicati alla vigilia della Conferenza di Nairobi e viene rigorosamente taciuta nelle sedute plenarie del vertice.

Ma è soprattutto sulla definizione di uno stringente programma di lavori per l’approvazione del Kyoto 2 che si notano le maggiori lacune di Bruxelles. «Gli stati – sottolineano le organizzazioni ambientaliste – devono mettersi d’accordo per concludere i propri lavori entro il 2008 ed evitare così una dannosa cesura tra il primo e il secondo periodo di Kyoto». Sull’argomento tuttavia manca ancora una posizione unitaria all’interno dei 25. Mentre alcuni sono convinti della necessità di concludere i negoziati al più presto, altri pensano a tempi più dilatati che potrebbero far slittare il l’accordo anche di alcuni anni. Ipotesi quest’ultima che oltre a sottovalutare l’urgenza di un contrasto efficace ai cambiamenti climatici, creerebbe anche una forte incertezza nel primo periodo di adempimento del Protocollo, rischiando di mandare un messaggio sbagliato a governi e settore industriale. «Una cosa è chiara – conclude il Can, nel suo comunicato inviato alla delegazione europea – se l’Unione è veramente intenzionata a contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 gradi centigradi – considerato come un limite estremo di sopportazione del pianeta – deve esprimere chiaramente qui a Nairobi ciò che è imperativo fare per non rischiare di mancare l’obiettivo».