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Per un pugno di euro

di Alessandro Riccardi - 15/11/2006

 

Il marciapiede su Via Arco di Travertino è gremito. Si accosta una macchina, abbassa il finestrino e il guidatore fa la fatidica domanda: “quanto prendi?”. Dall’altra parte del finestrino la risposta, con accento dell’est europeo: “50 €”. Prezzo buono, conveniente: “Va bene, salite voi due insieme”. La scelta è stata rapida: una veloce occhiata al fisico, al viso, e via. Se la caveranno bene, faranno tutto ciò che gli verrà chiesto di fare.
E’ una pratica ormai diffusa da anni, nessuno ci fa più caso: neanche la polizia che passa di lì di continuo. Non fanno nulla a loro sul marciapiede, e non fanno nulla a chi si ferma. I giornali non ne parlano quasi mai, se non di sfuggita: e se state pensando che invece ne parlano eccome, specie nelle ultime settimane, avrete sicuramente frainteso ciò che ho scritto.
Non sto parlando della prostituzione: quello sopra riportato è un esempio di ciò che avviene ogni mattina tra le 06:00 e le 10:00 davanti ai depositi di materiale edile, i cosiddetti “smorzi”. Ammassati sul marciapiede, divisi per nazionalità, decine di extracomunitari attendono che si fermi il “caporale” di turno per una giornata di lavoro. Qualsiasi tipo di lavoro, specie se di fatica. Il caporale può essere una ditta, una singola persona o, oramai, extracomunitari che sono diventati l’ultimo anello della catena del subappalto.
Una prostituta prende per le sue prestazioni quanto questi manovali prendono per una giornata intera di lavoro. 50 € per caricarsi, per 8 ore o spesso più, sacchi di cemento, caldaie, tubazioni o materiali di vario genere, poco importa se sono addirittura materiali nocivi.
Come dicevo, da qualche settimana il quotidiano Il Messaggero sta facendo una campagna a tappeto sullo sfruttamento della prostituzione. Decine e decine di pagine, tanto da convincere il Comune di Roma a mettere telecamere che sorvegliano le aree più “frequentate” per multare gli automobilisti che si fermano a contrattare.
Invece del lavoro a nero non frega a nessuno perché non tocca la moralità dell’italiota buonista, che anzi spesso si fa sfuggire dalla bocca frasi di pietà come “poverini dovranno pur mangiare anche loro”.
Ammesso e non concesso il metodo con il quale portano a soddisfazione questo loro diritto, devo dire che “poverino, dovrò pur mangiare anche IO”.
Cosa comporta l’ingaggio di lavoratori a nero extracomunitari? Il 23 marzo è stato firmato dall’ANCE e dalle Federazioni nazionali dei lavoratori, l’Accordo per la determinazione dei nuovi minimi nazionali relativi al secondo biennio di validità del C.C.N.L. 20 maggio 2004 e per la fissazione del tetto massimo di negoziazione a livello locale dell’elemento economico territoriale. Basta dare uno sguardo alle tabelle Assistal per rendersene conto; consideriamo un manovale immigrato a nero come un manovale di primo livello; nella città di Roma, per aziende con meno di 15 operai, un operaio di 1° livello (esclusi i contributi) costa 18,71 €/ora. Una giornata di lavoro di 8 ore quindi costa pochi centesimi sotto i 150 €. Quindi un manovale immigrato costa tre volte meno. MA generalmente, e soprattutto quelli dell’est europeo, non sono paragonabili ad un 1° livello, in quanto hanno già esperienze lavorative nel loro paese o già da tempo nel nostro, e possono tranquillamente svolgere mansioni da 3° livello. Sempre secondo la stessa tariffa, un 3° livello costa 22,01 €/ora, per un totale di 176 €/giorno. Tre volte e mezza più dell’immigrato dell’est a nero. Immaginate cosa vuol dire nell’edilizia impiegare 10 operai a nero invece di 10 operai regolari: 500 €/giorno contro 1.760. Su un appalto che richiede un mese di lavoro, iniziate a farvi un’idea del risparmio.
La mia piccola azienda che fa manutenzione, installazione e progettazione di impianti di riscaldamento, conta un geometra, due operai bruciatoristi/montatori specializzati, un amministratore, per un totale di due persone: io e un operaio (geometra amministratore operaio/montatore sono sempre la stessa persona: me).
Quanto costa la manodopera nel mio settore? Un operaio specializzato (esclusi i contributi) prende 23 € l’ora, per otto ore di lavoro fanno 184 € a giornata. Siamo entrambi specializzati, e quando dobbiamo lavorare in coppia per la riqualificazione di un impianto che richiede diverse giornate di lavoro, sacrifico la mia paga oraria per non far lievitare troppo il prezzo della manodopera e sperare di rendere l’importo del preventivo più “allettante”: invece di 23 € l’ora, per me ne calcolo 17. Così una giornata di manodopera (2 persone) risulta essere di 320 €.
Generalmente una riqualificazione di una centrale termica con cambio caldaia porta via circa cinque giorni pieni, per un costo di manodopera di 1.600,00 €. Cosa accade se invece di usare manodopera regolarmente iscritta e qualificata prendo immigrati dell’est a nero? Che la manodopera la pago 500 € al giorno, più di tre volte meno. Lo stesso lavoro, in manodopera, mi costa 1.100,00 € in meno. E stiamo facendo i calcoli senza contare i contributi, che un operaio regolare percepisce , al contrario dell’immigrato a nero.
Per appalti più grandi il risparmio si fa molto più interessante. Così mentre io cerco di lavorare onestamente, vedo i miei preventivi rifiutati in favore di altri che, a parità di materiale installato, hanno prezzi molto inferiori. E ai condòmini del condominio appaltante poco interessa chi ci va a lavorare sul loro impianto, basta che pagano poco...
Al menefreghismo dell’appaltante si aggiunge quello degli organi preposti al controllo, come l’INAIL, o delle forze dell’ordine, o della guardia di finanza, che lasciano questi “manovali” esporsi come in una vetrina ogni giorno, e i caporali reclutarli.
Viene da chiedersi a cosa servono tutte le certificazioni e i requisiti di legge per lavorare: ISO 9001, conformità Legge 46/90, Legge 626 e così via. A cosa serve fare la costosissima, lunghissima pratica per lo smaltimento di rifiuti tossici, come l’amianto per il quale serve una preparazione e un trattamento sia della persone che del materiale, se posso caricare come muli due romeni in canottiera che lo andranno a sotterrare da qualche parte per un centinaio di euro?
Imprese edili che affidano a questi individui la ristrutturazione degli appartamenti o delle ville, che vengono poi svaligiate senza neanche subire mezzo danno da scasso, utilizzando accorgimenti in fase di lavorazione per entrare indisturbati: l’idiota di turno, per risparmiare qualche migliaio di euro di manodopera, ci rimette i beni, e qualche volta anche la vita, nei furti negli appartamenti/ville. Se vanno a comprare un etto di prosciutto e lo trovano caro gridano al furto, però poi si fanno montare l’impianto d’allarme, le porte blindate e le inferriate da un extracomunitario clandestino reclutato su un marciapiede. Sagace! Perché non fargli fare anche da massaggiatore alla moglie?
Ma nel frattempo si pensa alla povera moldava diciottenne che batte sulla Salaria, e noi artigiani cominciamo a pensare che se la campagna antiprostituzione avrà successo, non avremo neanche un mestiere alternativo per sfamare le nostre famiglie.