Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Dove va la Nato: nel profondo occidente

Dove va la Nato: nel profondo occidente

di Andrea Perrone - 30/11/2006

 


Si è aperto ieri il summit dell’Alleanza Atlantica a Riga che durerà due giorni e dovrà stabilire le nuove strategie della Nato.
Al vertice lettone i temi sul tavolo sono tanti e l’agenda è fittissima ma gli argomenti principali saranno costituiti da un maggiore coinvolgimento dei suoi membri nella guerra in Afghanistan e nelle nuove tensioni con la Russia, provocate da Washington e dai suoi maggiordomi. In particolare il summit, che riunirà i capi di Stato e di governo dei 26 Paesi, promette di essere un vertice che ricorderà alla Nato la sua natura di alleanza in chiave anti-russa. A conferma di ciò il segretario generale, Jaap de Hoop Scheffer, ha dichiarato: “La sicurezza energetica è uno dei temi rilevanti dell’Alleanza Atlantica. Spero che i capi di Stato e di governo – ha proseguito Scheffer – giungeranno a definire nel Consiglio Nord-Atlantico il valore aggiunto che la Nato rappresenta nella discussione sulla sicurezza energetica”.
Nei giorni scorsi, infatti, gli esperti economici della Nato avevano inviato ai 26 ambasciatori dei Paesi membri uno studio confidenziale in cui veniva lanciato l’allarme sul presunto tentativo della Russia di costituire una sorta di Opec del mercato del gas che avrebbe rafforzato la posizione contrattuale di Mosca con l’Europa. Ma il timore di Washington e dei suoi servitori è rappresentato dalla potenza del gigante di Stato russo, Gazprom che lentamente sta implementando i suoi rapporti con Berlino e con i Paesi della Ue grazie ad un’enorme piattaforma nel Mar di Barents che garantirà attraverso le sue condotte l’approvvigionamento di gas e petrolio alla Germania e agli altri Stati dell’Unione. Non soltanto. Infatti, il quotidiano britannico ‘Financial Times’, ha riportato che tra i Paesi interessati a costituire il cartello vi sarebbero anche Algeria, Qatar, Libia, Iran e gli Stati dell’Asia Centrale, un tempo satelliti dell’ Urss. In particolare, viene evidenziato come solo la Russia fornisca il 24% dell’offerta di gas destinata all’Europa.
Gli esperti della Nato sostengono che negli anni scorsi il governo russo non avrebbe esitato un attimo a utilizzare la leva del gas in Georgia e Ucraina per impedire il ruolo crescente dei loro governi in chiave anti-russa e filo-atlantica.
L’allarme lanciato dalla Nato si lega alle dichiarazioni rese al ‘Wall Street Journal’ dal primo ministro georgiano, Zurab Nogaideli, in cui esprime l’intenzione di dimezzare la dipendenza del suo Paese dal gas russo prima della fine dell’anno, stringendo accordi con Azerbaijan, Iran e Turchia.
Le premesse a questo vertice altro non rappresentano che l’ennesimo atto di unilateralismo della potenza anglo americana. Nata come struttura militare con lo scopo di “difendere” i confini atlantici da eventuali aggressioni sovietiche, la struttura Nato ha perso di valenza dalla caduta del Muro e dalla successiva implosione dell’Urss. Agli inizi degli anni ’90, i presupposti stessi della sua esistenza venivano a mancare, e a Washington e Londra si poneva la questione di un rapido “riciclaggio” della struttura che era, e doveva rimanere, uno strumento di pressione sui territori colonizzati dalla Seconda Guerra Mondiale, Europa in particolare. È così che nasce il pericolo “terrorismo internazionale”, è così che la Nato ritrova una maschera adeguata. Al punto da poter rapidamente “evolversi” da struttura di “difesa” a struttura di attacco al servizio di chi questo “terrorismo internazionale” si propone di combattere dopo averlo inventato a tavolino. Ma scandalo su scandalo, ed una politica fallimentare sorretta da una propaganda troppo arrogante, stanno ora determinando la necessità di un nuovo “riciclaggio”. Il Cremlino di Putin è il prossimo obbiettivo e al Pentagono hanno deciso che è ora che l’Alleanza Atlantica superi i confini dell’azione militare per andare ad occuparsi di altre questioni. Prima fra tutte quella della gestione e distribuzione delle risorse energetiche. Il tutto dopo aver messo definitivamente fuori combattimento il carrozzone del Palazzo di Vetro.