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La letteratura di resistenza

di Hanan Awwad - 03/12/2006


 
 
   Introduzione di Curzio Bettio (Soccorso Popolare di Padova):

Carissimi,
Alcuni giorni fa, ho avuto la fortuna di incontrare direttamente la scrittrice e poetessa Palestinese Hanan Awwad, che mi ha consegnato un suo testo, con il consenso alla traduzione e alla diffusione. Ho lavorato molto e mi auguro che risulti chiara la tensione morale e civile di questa scrittrice e di tutte le donne della Palestina per la loro società così oppressa e il loro anelito alla libertà.
Curzio

Hanan Awwad, è nata a Gerusalemme - Palestina da una famiglia di intellettuali. Laureata in letteratura moderna, ha completato gli studi ad Oxford, nel Michigan e nella canadese McGill.

E' direttrice di dipartimento all'Università di Gerusalemme e docente negli atenei di Betlemme e Bir Zeit. E' presidente dell'Associazione degli scrittori palestinesi e della Sezione palestinese della Women's International League for Peace and Freedom (Associazione Internazionale delle Donne per la Pace e la Libertà). Scrittrice, poeta, saggista, da sempre è impegnata nella promozione del dialogo per la soluzione del conflitto Israelo-Palestinese. La libertà e la giustizia filtrano tra i suoi versi, insieme al dolore, vissuto sulla propria carne, per la drammatica condizione del suo popolo.

IDENTITA' CULTURALE DELLE DONNE IN PALESTINA

Il ruolo delle scrittrici e poetesse

DI HANAN A. AWWAD
Associazione Mondiale degli Scrittori - Sezione Palestinese

Introduzione

Questa nota introduttiva è una rassegna sommaria del contributo reso dalle donne scrittrici Palestinesi alla lotta in corso per conseguire la libertà per il popolo della Palestina e in difesa della sua identità culturale.

L’analisi presentata in questo documento si basa soprattutto su esperienze vissute direttamente nella Rivoluzione palestinese, sia come scrittrice che come attivista politica, ed è stata scritta tenendo sempre presente sullo sfondo la continua lotta contro l’occupazione militare e civile da parte di Israele e il fragile processo di pace che ha avuto inizio a Madrid nel 1991.

Pur in presenza dell’attuale situazione politica e delle enormi difficoltà che si sono presentate fin dalla Conferenza sul Medio Oriente, ci si augura che questo scritto possa fornire una qualche luce sull’importante contributo dato dalle donne Palestinesi, e in particolare dalle scrittrici Palestinesi, mediante la resistenza all’oppressione e con la loro determinazione, per assicurare i diritti fondamentali e la libertà culturale.

L’espansione e l’influenza dell’imperialismo attraverso il Mondo Arabo hanno assorbito la preoccupata attenzione dei popoli del Medio Oriente, che hanno fatto resistenza a questa influenza attraverso la lotta per le libertà fondamentali. Tutto questo ha orientato il cammino verso le rivoluzioni nazionali in Egitto, in Algeria, in Palestina. A loro volta, questi paesi hanno dato testimonianza della loro indipendenza nazionale, annunciando drammatici cambiamenti di natura politica, sociale e militare.

La storia moderna della Palestina è una storia di oppressione, esilio, perdita di territori e di quotidiane aggressioni all’identità personale, alla dignità culturale del popolo Palestinese. Comunque, bisogna registrare il sacrificio e la fiera resistenza degli uomini, a fronteggiare le palesi ed opprimenti disuguaglianze. Ai sacrifici bisogna associare la determinazione per conquistare la sovranità sul suolo della nostra nazione. In questa lotta le scrittrici hanno giocato un ruolo preminente e supremo.

D’altro canto, bisogna porsi la domanda, di come possa lo scrittore rimanere indifferente, distaccato, confinato negli interessi personali, durante il tempo della guerra, dell’occupazione e di negazione dell’identità culturale e delle libertà letterarie. Lo scrittore, in particolare quello che vive sotto Occupazione, fornisce l’indirizzo a concetti senza tempo, come il significato di libertà, di uguaglianza e del valore essenziale dell’identità culturale. Questi sono gli argomenti che storicamente hanno destato preoccupazione nello scrittore, e allora la domanda immediata che viene posta è cosa comportano questi principi e questi concetti per i Palestinesi e le scrittrici Palestinesi.

La scrittrice Palestinese è in grado di scrivere sulle libertà politiche e sociali, dato che vive e lavora conoscendo la libertà solo per la sua assenza?

Le donne Palestinesi, siano scrittrici o diversamente, hanno un’identità culturale indipendente e distinta, e questa questione può essere riferita a tutte le donne Palestinesi?

La Catastrofe

Le conseguenze della guerra Arabo-Israeliana del 1948, (la Catastrofe) hanno comportato la distruzione delle infrastrutture sociali, politiche ed economiche della società Palestinese.

La guerra ha prodotto un numero gigantesco di profughi: più di 480 villaggi Palestinesi sono stati distrutti, e il 75% della popolazione è stata costretta a rifugiarsi nei paesi Arabi confinanti. Migliaia hanno perso il diritto di cittadinanza e sono stati espropriati dei loro beni e la partecipazione crescente delle donne alla vita pubblica è stata drasticamente limitata. (1)

In seguito alla sconfitta Araba nella guerra del 1967, i territori conosciuti come Trans-Giordania (la West Bank, e Gaza) sono caduti sotto Occupazione militare di Israele, e le difficoltà che le donne Palestinesi hanno dovuto sperimentare si sono esacerbate per la presenza dell’esercito Israeliano, che ha limitato tutti gli aspetti della vita comunitaria.

La storia della letteratura moderna Palestinese è una cronistoria di questi eventi e una riflessione delle lotte di liberazione, sia individuali che nazionali.

La voce delle scrittrici e poetesse Palestinesi è stata ascoltata per prima nel mondo Arabo, nell’ultima parte del secolo diciannovesimo, con la comparsa di lavori letterari su problematiche femminili. Queste scrittrici concentravano i loro personali interessi sulla condizione delle donne, sui principi sociali e sulla natura della loro società patriarcale.

Nel mio libro, “Arab Causes in the Fiction of Ghaddah Al-Samman”, ho introdotto gli scritti delle donne Arabe e i loro tentativi per i cambiamenti sociali e legislativi in favore delle donne, senza formulare alcuna scuola di pensiero. (2)

La posizione della donna Palestinese e quella delle scrittrici Palestinesi è speciale ed unica, e fin dall’inizio ha costituito veramente la parte integrante della più condivisa lotta di liberazione nazionale e rivoluzionaria.

Durante gli ultimi anni Quaranta, e fino a tutti gli anni Cinquanta del secolo scorso, sono comparse nel mondo Arabo molte scrittrici.

La Catastrofe del 1948 ha prodotto un pesante impatto su tutti gli aspetti della vita nazionale e culturale, raccogliendo sulla sua scia la lotta delle donne e fornendo così materiale fresco ad una nuova generazione di scrittrici, quindi agevolando la loro partecipazione allo sviluppo del movimento letterario femminile.

Dopo il 1948, la letteratura resistenziale, con tutto quello che viene significato con questo termine, si è presentata come una sfida alle politiche espansionistiche di Israele. (3)

Ed oggi questa letteratura colma i cuori e le coscienze del popolo con la bellezza e la sensibilità delle sue immagini, con la sua enfasi sugli alti valori morali e con la sua affermazione delle libertà inalienabili. Questo incoraggia la virtù e ancor più il sacrificio, ed una lotta più intensa contro la perpetua oppressione.

Le caratteristiche della Rivoluzione sono essenzialmente Palestinesi in carattere, Arabe le sue fondamenta, ed è internazionale nelle sue implicazioni. Altrettanto l’Intifada, iniziata nel 1987, continua a fornire il trampolino di lancio di energie creative.

La cultura Palestinese è un veicolo di umana generosità e il contributo degli scrittori e degli artisti Palestinesi è parte delle sue fonti, indifferentemente dai luoghi di nascita degli autori.Gli scrittori in esilio non hanno divorziato dalla cultura Araba, ma sono profondamente integrati in essa.

La poesia della Resistenza sgorga dallo stesso affluente letterario, pur individuando tra gli stessi scrittori Palestinesi differenze dovute alla loro età e condizione e alla separazione geografica.

Lo scrittore Palestinese ha sempre cercato di rafforzare ed anche di provocare la capacità di recupero dei Palestinesi, per progettare un futuro segnato dalla speranza.

Negli anni Cinquanta, gli scrittori e i poeti Palestinesi hanno partecipato a quello che io ho definito come lo scenario del combattimento e che Cooley sviluppa nella sua teoria concernente i colonizzati. [N.d.tr.: Charles Horton Cooley (1864-1929) sociologo americano. Il suo pensiero si è svolto intorno ad un tema principale: la visione organica della società, in cui non vi è antitesi fra individuo e ordine sociale, ma piuttosto un processo di integrazione.]

Questo periodo riflette il ruolo rivoluzionario giocato dai poeti, che forniscono al loro popolo una nuova interpretazione della Rivoluzione, annullando così i tentativi dell’azione primaria dell’imperialismo, che è quella di contraffare le culture indigene. Il mezzo della poesia garantisce il miglior accesso e una più vigorosa abitudine alla riflessione su questa epoca.

La poesia Palestinese è la prova più evidente della determinazione dei Palestinesi e sfocia nella Resistenza contro le forze dell’imperialismo e contro l’Occupazione. (4)

Questo concetto viene riaffermato dagli scritti di Fanon, nella sua analisi sulla reazione da parte dell’occupato contro l’autorità del colonizzatore. (5) [N.d.tr.: Frantz Fanon (1925-1961) psichiatra, scrittore ed uomo politico della Martinica. Teorico della liberazione del terzo mondo e pensatore politico, è stato un precursore dello studio della soggettività politica delle masse e dei singoli nelle situazioni oggettive di lotta. Nel campo della psichiatria, è arrivato alla conclusione che nessuna prevenzione o terapia del disagio psichico può avere senso in una situazione di oppressione coloniale, che induce necessariamente la spersonalizzazione dell’individuo.]

È necessario ricordare che l’Occupazione israeliana ha negato agli scrittori in Palestina la libertà letteraria, tutti i lavori vengono pesantemente censurati e molti scrittori sono stati incarcerati.

Il movimento letterario femminile ha reagito con estrema passionalità contro l’Occupazione militare Israeliana.

Fra le scrittrici affermate nel periodo degli anni Cinquanta bisogna citare Fadwa Tuqan, Salma Jayussi, e Samira Azzam.

Durante gli anni Sessanta e Settanta le scrittrici Palestinesi hanno continuato a difendere la libertà e l’indipendenza del popolo della Palestina.

Salma Jayyusi, nella sua opera “La letteratura moderna Palestinese” (1992), ha scritto:

“Non esistono vie di fuga. Per lo scrittore, contemplare un orientamento completamente separato dalla vita politica è un mascherare la realtà, un negare l’esperienza: assorbire se stessi troppo a lungo nell’esperienza normale quotidiana è tradire la propria vita, e il proprio popolo.” ( 6)

Azzam è una scrittrice di novelle, che parlano di libertà per le donne, in un richiamo di libertà per l’intera società. Le sue eroine assumono un ruolo nella Rivoluzione e nella lotta di Resistenza.

Nelle sue opere, come “Piccole cose” e “La festa dalla finestra ad occidente”, Azzam descrive la condizione femminile e le tragedie che sono successe alla nazione Palestinese. (7)

Nella novella “Il Palestinese”, dalla sua raccolta “L’orologio e l’uomo” (1962), la scrittrice accentua il concetto bi-dimensionale di identità: l’operare professionale e l’astrazione intangibile si combinano a formare l’identità del Palestinese. Questo senso di sé è inestricabilmente radicato nella terra che è stata sottratta con la violenza.

Quando Azzam descrive il Palestinese nelle sue storie, naturalmente sta scrivendo di uomini e donne che si trovano in situazioni differenti, in Palestina e nella Diaspora. Pur tuttavia, i temi comuni sono quelli della perdita, della lotta e dell’amore per la Patria, espressi da Fadwa Tuqan in questa sua poesia, “Mi basta”:

“Mi basta morire sulla sua terra

essere sepolta in essa

sciogliermi e svanire nel suo suolo

e poi germogliare come un fiore

colto con tenerezza da un bimbo del mio paese.

Mi basta rimanere

nell’abbraccio del mio paese

per stargli vicino, stretta, come una manciata

di polvere

ramoscello di prato

un fiore (8)

Nei suoi primi lavori, “Sola con il giorno” (1952); “Questo ho trovato” (1958); “Dacci amore” (1960) e “Davanti alla porta chiusa” (1967), descrive le sue aspirazioni come donna.

Nelle sue ultime opere, che comprendono anche la sua autobiografia “Un viaggio montagnoso - Un viaggio difficile” (1985), Tuqan descrive i particolari della sua vita personale e sociale, tratta di questioni politiche e sulla Palestina, quindi colloca i suoi scritti in una prospettiva più larga.

Nel 1990, Tuqan ha ricevuto una medaglia d’onore da parte del Presidente Yasser Arafat, durante una settimana della Cultura Palestinese tenutasi al Cairo, così vedendosi riconosciuto il suo contributo alla Rivoluzione.

Scrittrice, traduttrice ed editrice a Baghdad della Rivista del Centro Studi Palestinesi, Sulafa Hijjawi, nata a Nablus (1934), ha vissuto la maggior parte della sua vita a Baghdad e si è sposata con un poeta Iracheno, Kazim Jawad. Ha pubblicato una raccolta di poesie palestinesi, tradotte in inglese, dal titolo “Poetry of Resistance in Occupied Palesatine – Poesia di Resistenza nella Palestina occupata” (1969). Hijjawi è anche artefice di molti articoli di natura politica in vari giornali politici del Mondo Arabo, e costituisce un ulteriore esempio di scrittrice che con costanza afferma l’identità culturale, l’esistenza Palestinese.

Nel 1977 ha pubblicato la sua collezione di poemi in prosa, “Canti dalla Palestina”. Nel suo poema “La sua immagine”, Hijjawi scrive:

“Oh vento! Quando tu sfiori le ferite nel suo corpo

e ti allontani ai quattro angoli

non svegliare i bambini dal loro sonno

o non raccontare alle stelle sospese

la sua immagine ancora è appesa alla parete,

calda e splendente

mentre loro lo hanno appeso

sulla strada del massacro. (9)

Sahar Khalifeh, nata nel 1941, una scrittrice di romanzi Palestinese, è ben nota per le sue prese di posizione in favore della condizione femminile. Attraverso le sue opere esprime la sua profonda convinzione che la consapevolezza femminile è parte integrante della consapevolezza politica.

Fra i suoi romanzi vengono annoverati “Non siamo più le vostre giovani schiave” (1958), “Roveti selvaggi” (1967), e “Memorie di una donna non realistica”. In quest’ultimo libro descrive le sue reazioni agli aspetti della sua vita personale e le difficoltà nel suo matrimonio. (10)

“Allora, sono arrivata alla conclusione che ero ad un tempo realistica e non realistica. Realistica, in quanto io sapevo che il divorzio non avrebbe procurato alcuna soluzione, e non realistica, in quanto il pensiero di tutto questo mi tormentava, notte e giorno, nei miei sogni e nelle mie preghiere. Realistica, in quanto conservavo la mia casa linda in modo da non fornirgli alla fine l’ultima scusa per agire contro di me, e non realistica, in quanto rimanevo fedele, e in solitudine. Ma, in effetti, non mi sono mai trovata sola. Ho sempre avuto il mio gatto, Anbar, il lavello, i piatti, il coltello da cucina, il filo per stendere i panni.” (10)

Liana Badr, nata a Gerusalemme nel 1950, scrive romanzi e ha pubblicato diversi lavori, fra i quali “La meridiana” (1979); “Storie di amore e di inseguimenti” (1983); “Io desidero il giorno” (1985); e “Un balcone verso Al Farkihani” (1983). Quest’ultimo lavoro descrive l’invasione del Libano da parte di Israele e il tristemente famoso Massacro di Al Zaater del 1976, in cui furono massacrati 15.000 Palestinesi. Badr è stata la responsabile per i servizi culturali della rivista Al-Hurriyya e ha intrapreso un lavoro collettivo nell’Unione Donne Palestinesi nei campi profughi di Sabra e Shatila in Libano.

Nel suo racconto breve “E allora”, Badr evoca l’esperienza di una donna:

“La sposa del martire giaceva sul suo letto, completamente sfinita, squassata da accessi di pianto così intensi che le portavano via tutte le forze. “Come?” urlava. “Perché?”. Di ora in ora la debolezza si impadroniva di lei; e le donne sarebbero andate da lei, recando acqua di colonia, per massaggiarla, per accarezzarle le tempie e il volto agitato. Il nero è il segno della sposa del martire, e l’oscurità si alzava da ogni parte, attraverso il parlare confuso delle donne che invocavano la calma e la pazienza. Il suo convulso improvviso per i singhiozzi infrangeva la calma silenziosa, e loro le si raccoglievano intorno, cercando di lenirne il dolore. Pazienza! Ma nella morte, vi è qualcosa per essere pazienti?” (11)

La Rivoluzione In seguito alla conferenza del 1964 del Consiglio Nazionale Palestinese e la creazione dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, gli scrittori e i giornalisti Palestinesi hanno costituito un’Unione Generale, e le donne hanno fondato l’Unione Generale delle Donne Palestinesi. Il primo gennaio 1965, è scoppiata la Rivoluzione palestinese, che ha offerto una visione concettuale e militare, e un percorso attraverso la trincea della Rivoluzione verso la liberazione nazionale. La fine della guerra del 1967 ha prodotto l’Occupazione Israeliana e la spoliazione dei Palestinesi, con la perdita della Palestina storica. Pur tuttavia, è proprio in questo periodo che i semi della Resistenza vengono gettati. Durante l’intera storia del movimento letterario Palestinese, sempre vi è stata una sinergia fra uomini e donne, indotta dalla causa politica comune e dall’interesse per lo sviluppo della letteratura Palestinese. Fra gli scrittori ricordiamo Abu Salma (1911-1984), Abd Al Rahim Mahmoud (1913-1948), Ibrahim Tuqan (1905-1941), Mahmoud Darwish, Tawfiq Zayyad, Samih Al-Qassem, e Ghassan Kanafani, per nominarne solo alcuni. Scrivendo del suo accostarsi alla situazione e alla causa Palestinese, Kanafani ha scritto:

“All’inizio, io scrivevo della Palestina come indipendente e separata, sui bambini Palestinesi, sul Palestinese come essere umano, e sulle speranze e aspirazioni dei Palestinesi separati dal resto del mondo, e sull’esistenza di una realtà puramente Palestinese. Più tardi mi divenne evidente che la Palestina costituiva un simbolo chiaro e coerente, e quando scrivevo della miseria e dell’infelicità dell’esistenza Palestinese, effettivamente ero arrivato a configurare la Palestina come un simbolo della sofferenza universale.” (12)

In molti dei lavori di Kanafani, alla donna è assegnato uno status elevato sia nella realtà che come simbolo, come in Al Arus ( La sposa, 1965) dalla sua raccolta “Alam Laysa Lana” (Un mondo non per noi) (13); e in An Al Rijal Wa’al Banadiq (Su uomini ed armi, 1968) e in Um Sa’ad (La madre di Sa’ad). (14)

Um Sa’ad, lasciata dal figlio che è andato a raggiungere la Resistenza, rappresenta la patria, la terra che ha dato i natali alla Resistenza. Lei è l’assoluta coscienza che si muove in sfere differenti, esamina con attenzione e capisce le problematiche complesse e trova le opportune soluzioni.

Così Um Sa’ad si esprime sul suo concetto di prigione:

“Noi stiamo vivendo solamente in una prigione, il campo, il giornale, la radio, tutto è una prigione, l’autobus, la strada, gli ultimi vent’anni sono una prigione.” (15)

Kanafani ha assegnato alla donna Palestinese un ruolo rivoluzionario: la donna alimenta e porta “la fiaccola”. Um Sa’ad rappresenta all’oggi l’essenza della Resistenza Palestinese.

La letteratura Palestinese è stata illuminata dai concetti e dall’ideologia di resistenza, e l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, come istituzione politica, ha esercitato una rilevante influenza sugli scrittori. L’esplosione dell’Intifada Palestinese del dicembre 1987 ha rappresentato un’estensione della Rivoluzione Palestinese del 1965, una reazione agli oltraggi e un rigetto dell’occupazione militare Israeliana. L’Intifada ha incoraggiato ed animato gli scrittori Palestinesi, ma anche quelli del mondo Arabo, stimolandone ed ispirandone il linguaggio, a dipingere questa rinnovata Resistenza che è dilagata con impeto attraverso la comunità Palestinese.

A tutto il mondo è stato reso evidente che i Palestinesi non erano più oltre disponibili a subire passivamente gli orrendi abusi nei confronti dei loro diritti umani, la negazione della loro libertà e dignità. Precisamente l’Intifada può essere configurata come una coraggiosa azione nazionale di grande coraggio, di grande determinazione e martirio.

Alcuni scrittori Palestinesi hanno effettivamente profetizzato l’avvento dell’Intifada, e hanno continuato a prevedere gli accadimenti attraverso le loro opere, come espresso nelle parole di Tuqan nella strofa di chiusura da Il Diluvio e l’Albero:

Quando l’Albero si innalza, i rami

saranno in pieno rigoglio verde e fresco nel sole

l’allegria dell’Albero saranno le fronde

sotto il sole

e gli uccelli ritorneranno

senza ombra di dubbio, gli uccelli ritorneranno.

Gli uccelli dovranno ritornare. (16)

I temi degli scrittori Palestinesi, uomini e donne, hanno in comune lo spirito e l’ideologia della Resistenza, ed una determinazione a proteggere l’essenza della loro cultura, come nel poema di Hijjawi, “Sentenza di Morte”:

Di notte, vengono dati gli ordini ai soldati

di distruggere il nostro amato villaggio, Zeita.

Zeita! Ricamo dei nostri alberi,

di tulipani in fiore, scintilla dei venti!…

ora nella sera

nel canto del vento

Zeita si leva, e brucia il suo picco scarlatto

sulle pianure

ma di giorno

Zeita ritorna ai campi

Come fanno i tulipani. (17)

Questi poeti erano imbevuti e nutriti dalla Rivoluzione e dall’Intifada e dalla lotta in pieno sviluppo per la libertà.

Attualmente, il numero delle scrittrici Palestinesi è sempre crescente, e il loro scritti appaiono di frequente sulla stampa, così come sulle raccolte relative all’Intifada pubblicate dall’Unione degli Scrittori Palestinesi e da altre istituzioni.

Sebbene l’identificazione di uno scrittore come donna sia generalmente possibile leggendo fra le righe, questo non giustifica la classificazione di “letteratura femminile”. A mio modesto avviso, l’antologia di composizioni poetiche di cui sono autrice, “Io ho scelto il pericolo”, e il mio lavoro in prosa, “Io scrivo con il mio sangue”, sono esempi di tale letteratura resistenziale, con i suoi temi di abbandono, sacrificio e speranza imperitura.

Perché dovrò scrivere,

per chi produrre parole in armonia,

fino alla morte:

per quale ragione camminerò,

porterò i miei passi attraverso l’universo?

A chi racconterò

la storia del nostro perduto amore,

e la preparerò come un guanciale,

come un paradiso di sogni,

ed imprimerò parole dorate

sulla tua fronte splendente? (18)

Questi lavori non vengono considerati come letteratura femminile, ma come opere di natura politica. Il concetto di letteratura femminile è oggetto di controversie continue, aperto a definizioni positive e negative.

Il lavoro degli scrittori e la loro partecipazione alla Rivoluzione ha prodotto una voce potente, che ha ricevuto un forte contributo illuminante dalle donne scrittrici Palestinesi, che hanno dipinto l’immagine della donna simboleggiante la Palestina, come la madre e l’amato.

Il poeta Abu Salma, nella sua raccolta, “Dalla Palestina, la mia penna”, ha scritto

Più lotto per te, più ti amo

Quale paese, se non questa terra di muschio e ambra?

Quali orizzonti, se non questo che solo definisce il mio mondo? (19)

In questo componimento poetico ed in altri, Salma offre immagini affascinanti della donna e della Palestina, come fa Marmoud Darwish nella sua affermazione di esistenza della Palestina e del suo popolo.

Lei è - Palestinese nei suoi occhi e nel tatuaggio

Palestinese nel suo nome

Palestinese nei suoi sogni e nell’affanno

Palestinese nella sua sciarpa, nei suoi piedi, nel suo corpo

Palestinese nella sua voce.

Palestinese in nascita e in morte. (20)

Davanti ad un Medio Oriente politicamente in mutazione e in presenza dell’occupazione del Sud del Libano da parte di Israele, si sono determinate ripercussioni internazionali, e questo è servito anche a rendere più profondo e più intenso il movimento letterario delle donne Palestinesi.

Questo ha ispirato scrittrici come Ghadah al-Samman e Hanan al-Sheik, le cui opere sono da considerarsi come un contributo prominente all’esistenza della parte essenziale della letteratura resistenziale, in relazione alle problematiche sia delle aspirazioni nazionali che delle libertà dell’uomo come individuo.

Ghadah al-Samman, una scrittrice prolifica, ha nel suo catalogo molti romanzi brevi e novelle. Nella sua novella “Porti antichi”, ha espresso i suoi punti di vista sulla disfatta Araba del 1967 e la Rivoluzione Palestinese. I suoi ultimi romanzi “Beirut 75” e “Incubi di Beirut” delineano Al Samman come scrittrice di vasti interessi. (21)

Da tutto questo che abbiamo passato in rassegna, possiamo ricavare che molte scrittrici hanno giocato un ruolo continuo ed estremamente significativo nella lotta rivoluzionaria attraverso il loro coinvolgimento letterario e decisamente politico.

Comunque, rimangono delle differenze, che, mentre lo scrittore attraverso i suoi lavori va alla ricerca della giustizia assoluta, il politico ricerca la giustizia possibile. I politici condividono la causa comune con gli scrittori, che nel difendere le libertà e la dignità culturale degli scrittori Palestinesi stanno difendendo le libertà di tutti gli scrittori, dovunque possano trovarsi.

La letteratura resistenziale Palestinese ha confermato che i tentativi di Israele per cancellare “il mondo” e l’identità culturale e la dignità del popolo Palestinese sono falliti. Questo “mondo” non può essere messo in catene, e le scrittrici Palestinesi a fianco dei loro partners maschili continueranno a tenere alta la fiaccola e a portarla sempre avanti.

Le donne Palestinesi attiviste sono state una parte delle avanguardie del cambiamento, un ruolo che continua a tutt’oggi. Hanno invocato l’unità nazionale e le donne sono da annoverarsi fra i martiri e gli imprigionati; inoltre sono state fra i leaders che si sono distinti nella rappresentanza Palestinese a Madrid e nei negoziati di pace che si sono succeduti. Hanno giocato un ruolo a tutto campo nei cambiamenti politici e culturali; il 15% della rappresentanza Palestinese nel governo in esilio è stata assegnata a delle donne. Attualmente, molte donne occupano posti in Ministeri importanti nel Consiglio Legislativo e nel governo, appoggiate da numerose Organizzazioni-Non-Governative, che esercitano pressioni per l’uguaglianza dei diritti delle donne. Uomini e donne partecipano sullo stesso piano alla lotta contro l’Occupazione Israeliana, usando tutti i mezzi possibili. Le elezioni politiche Palestinesi del 20 gennaio 1996 hanno aperto un capitolo importante nella storia del popolo Palestinese. Le donne hanno costituito più del 50% degli aventi diritto al voto, e 28 donne sono state nominate nelle elezioni primarie. Sua Eccellenza, il Presidente Arafat ha incoraggiato le donne Palestinesi a sostenere il loro ruolo nella costruzione dello Stato Palestinese. Il numero delle donne nel Consiglio Legislativo non è così alto come si potrebbe desiderare, ma stiamo lavorando duramente per cambiare questa situazione. (22)

In conclusione, questi sono tempi importanti per la storia e rimane molto da fare. La Palestina fa parte del mondo Arabo ed è vincolata alle comunità del Mediterraneo e globale, dalle quali riceve appoggio, e di cui noi abbiamo grande necessità. In questa lotta distruttiva ed intensa, tutte le nostre preoccupazioni sono rivolte alla salvaguardia della poca terra Palestinese che ci è rimasta, dopo le ulteriori confische da parte del governo Israeliano, a proteggere le nostre case dalle demolizioni, a conservare i nostri percorsi educativi, a preservare la nostra originale identità culturale Palestinese. La nostra Resistenza non cesserà mai, fino a che i Palestinesi non acquisiranno l’indipendenza e la sovranità del loro paese, con Gerusalemme come nostra capitale.

Per mia stessa esperienza e dalle mie osservazioni, in questa lotta non esiste alcuna separazione di identità culturale per le donne, che hanno assunto consapevolezza che l’identità e la dignità sono di interesse per l’intera società.

In letteratura, io non riesco a cogliere le differenze tra uomini e donne, visto che la letteratura esprime se stessa attraverso qualità, principi ed immaginazione, che non vengono definiti per genere. Se si desidera inquadrare un’identità culturale, questo, di regola, implica una scuola di pensiero, consuetudini e tradizioni. Se consideriamo il movimento femminista, noi troveremo molte tendenze, e comunque non esiste femminismo che pone le donne sotto un unico ombrello.

Le donne sono parte integrale del processo di creazione di una società aperta e democratica e partecipano ai forums, mettendo in piena luce l’esigenza e la richiesta per uguali diritti costituzionali.

È da sottolineare che ora la Palestina non è uno Stato sovrano e i Palestinesi, come pure gli scrittori, subiscono molte restrizioni, e sbrigative e unilaterali chiusure dell’intera West Bank e della Striscia di Gaza, che ci vengono imposte da Israele. Durante l’Occupazione, non siamo stati in grado di far conoscere all’esterno la nostra letteratura, e abbiamo sperimentato pesanti censure e l’isolamento dal resto del mondo.

Ancor oggi, gli scrittori Palestinesi non possono entrare in Gerusalemme e non possono viaggiare liberamente, a causa delle restrizioni di Israele sulla libertà di movimento dei Palestinesi.

La Sezione Palestinese dell’Associazione Mondiale degli Scrittori lavora con l’UNESCO e con altre istituzioni per incoraggiare la pubblicazione della letteratura Palestinese e della letteratura femminile. La Sezione ha l’obiettivo di costruire relazioni di conoscenze culturali e di stima con la comunità mondiale. Noi ci battiamo per proteggere la nostra identità culturale e la nostra integrità, che sono sotto costante minaccia a causa delle politiche e delle pratiche dei governi Israeliani che si sono succeduti nel tempo.

Come scrittori, ci possiamo aiutare vicendevolmente. In ogni paese, dove vengono esercitate costrizioni sulle donne, le istituzioni culturali e di divulgazione dovrebbero porre una speciale attenzione ai lavori delle donne scrittrici, e si dovrebbe fornire loro ogni incoraggiamento. Abbiamo necessità di dedicare loro più intense attenzioni e sforzi per quanto riguarda le modalità di comprensione, gli uni con gli altri, e i modi con i quali noi possiamo collaborare assieme.

Per resistere in modo adeguato,demolendo immagini stereotipe ed acquisire una più larga consapevolezza, abbiamo bisogno di incrementare le visite per scambi culturali fra i nostri rispettivi paesi e i nostri scrittori. Abbiamo bisogno di capire direttamente la realtà specifica di ognuno di noi, senza la mediazione interposta di qualcuno, incoraggiati dalla convinzione che la letteratura ci riunisce tutti in un unico insieme, in una sola realtà.

Note

(1) Per maggiori dettagli vedi Abdu Nahala: Family, Women and Social Change in the Middle East,

The Palestinian Case – Famiglia, donne, e cambiamenti sociali in Medio Oriente, Il caso Palestinese, Toronto; Canadian Scholar’s press, 1987; Vedi anche Encyclopedia Palestina, Special Studies, Vol. V. III & IV, Beirut: Encyclopedia Palestina Corporation, 1990.

(2) Awwad, Hanan, “Arab Causes in the Fiction of Ghaddah Al-Samman”. Sherbrooke, Edition al Naaman, 1983.

(3) Per maggiori dettagli riguardanti la definizione di letteratura resistenziale vedi Muhammad Dakrub, al Adab al Jadid wa al Thawrah: Kitabat Naqdiyah (Modern Literature and the Revolution, Crital Essays – La letteratura moderna e la Rivoluzione, saggi critici). Beirut: Daral-Farabi. Vedi anche Hussein Muruwwah, al Mawqif al Thawri fi al Adab al Ibda’i (Prese di posizione rivoluzionarie nella letteratura creativa). Beirut: pp.5-13.

(4) Elia, Zurick, “The Palestinians in Israel: A Study in Internal Colonialism – I Palestinesi in Israele: Uno studio sul colonialismo interno”. London: Routledge e Kejan Paul, 1979, p.183.

(5) Ibd. p.185.

(6) Jayyusi, Salma al Khadra. “Anthology of Modern Palestinian Literature” New York. Columbia University press, 1992, pp.1-77.

(7) Azzam, Samira. Ashya’ Saghirah (Small Things). Beirut: Dar al-‘Ilm Li’ Al-Malayin, 1954.

al-Thill Al Kabir (The Big Shadow). Beirut: Dar al Sharq al Jadid, 1956.

wa Qisas Ukhra (Other Stories). Beirut: Dar al-‘Ilm Li’ al-Malayin, 1960.

al Sa’ah wa al Insan (The Watch & the Man). Beirut: al Mu’assasah al Ahliyah

li al-Tiba’ah wa al Nashr.

(8) Jayyusi, Salma. Antologia, p.314.

(9) Ibid, p.168.

(10) Ibid, p. 596.

(11) Ibid, p.415.

(12) Vedi l’intervista, Ghassan Kanafani, Shu’un Filistiniyah, n.35 (luglio, 1974). Vedi anche Ghassan Kanafani, Insanan wa Adiban wa Munadilan, p.138; Faruq Wadi, Thalath’ Alamat fi al-Riwayah al Filistiniyah . Beirut: al Mu’assasah al-Arabiyah li al-Dirasat was al Nashr, 1981, p.44.

(13) Il tema di questa storia viene considerato dai Palestinesi come veramente significativo, in quanto dipinge la gloria della Rivoluzione. Prima edizione, 29 gennaio 1965, in Al Muharrir.

(14) Ghassan Kanafani, al-Athar al Kamilah, Vol.2, Beirut, Dar al Taliah, 1973, p.611.

(15) Per maggiori dettagli della storia di Um Sa’ad, vedi Faruq Wadi, Thalath’ Alamat, p.47, 53, 54, 65.

(16) Jayyusi, Salma. Antologia, p. 315.

(17) Ibid, p. 168.

(18) Awwad, Hanan. “I Have Elected Peril-Ho scelto il pericolo”, Unione degli Scrittori di Gerusalemme, 188, pp. 79-80.

(19) Jayyusi, Salma. Antologia, p.97.

(20) Mahmoud Darwish, Ashiq min Filistine, Nazereth: Matba’at al Hakim. 1966, p.8.

(21) Per maggiori particolari riguardanti l’analisi sui lavori di al Samman, vedi Awwad, “Arab causes in the Fiction of Ghadah al Samman”.

(22) Centro per le Donne di Gerusalemme. Documentazione sulle elezioni in Palestina attraverso una prospettiva femminista. Gerusalemme. 1996, p.13. Vedi anche la Dichiarazione di Indipendenza Palestinese, 1988.

Hanan A. Awwad
Novembre 2006

Scelto e tradotto da CURZIO BETTIO