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Gli angeli caduti di Nooteboom (recensione)

di Fulvio Panzeri - 03/12/2006

 

Lo scrittore olandese parafrasa Milton e narra dell'utopica ricerca del Paradiso perduto da parte di due ragazze e di un critico ormai troppo affogati nel dramma del mondo

Cees Nooteboom
Perduto il Paradiso
Iperborea
Pagine 168. Euro 13,00

C'è in alcuni libri di Cees Nooteboom la necessità di interrogarsi sul senso del vivere e, come aggiunge Fulvio Ferrari, ottimo traduttore del nuovo romanzo dello scrittore olandese, «il processo con cui incessantemente, passando di scacco in scacco, ci sforziamo di conferire un senso al vivere» non è affatto estraneo ad una dimensione religiosa che in questo nuovo romanzo diventa riflessione esplicita. Infatti Nooteboom si confronta con il tema del Paradiso perduto, in una variazione-commento al grande classico di Milton, di cui parafrasa anche il titolo: non più Il Paradiso perduto, ma Perduto il Paradiso. Infatti Nooteboom ci presenta un apologo sul senso della perdita dell'Eden, che coinvolge il senso della «cacciata dell'Eden» come costrizione alla banalità del male, in quanto perdita di identità per l'uomo, come nostalgia dell'esperienza umana, in quel cammino solitario di cui parla Milton: «Il mondo / stava davanti a loro, dove guidati dalla Provvidenza / scegliere il luogo in cui fermarsi; mano nella mano, / per la pianura dell'Eden a passi lenti e incerti / presero il loro cammino solitario». Questo solitudine della propria erranza mette in scena l'incertezza dell'uomo, la sua forma di precarietà, l'impossibilità nonostante il desiderio e il sogno di ritrovare un altro Eden, di fermarsi nel «felice albergo» del Paradiso di cui parla Milton. Nooteboom, uno degli scrittori europei di maggior peso, per originalità e per uso del paradosso, conduce questa riflessione attraverso una storia fortemente contemporanea, una vicenda in cui il tema del viaggio sottolinea ancora di più l'impossibilità di cogliere la dimensione angelica, anche quando questa si presenta sotto forma di messa in scena. Il romanzo viene condotto su due piani. Da una parte incontriamo Alma e Almut, due ragazze che vivono a San Paolo con un sogno: andare in Australia e conoscere la sacralità dei deserti e la cultura aborigena. L'occasione verrà data quando Alma, attratta in una favela, perde i l suo Paradiso personale ed è vittima di una violenza di gruppo. Le due amiche decidono di partire in cerca dell'Eden immaginato, nella speranza che il sogno dell'infanzia possa lenire il dolore della perdita. Non sarà così, il tempo del mito si rivela troppo lontano dalla quotidianità dell'uomo occidentale: il Paradiso cercato diventa inaccessibile e Alma, consapevole della perdita del Paradiso e dell'impossibilità a vivere il suo sogno, diventa una sorta di simbolo immaginario, di farsi messaggera di quel Paradiso inaccessibile. Arrivano a Perth, dove si svolge un festival di teatro e poesia incentrato sul tema degli angeli, e le due ragazze vi partecipano diventando ragazze-angelo. A questo punto entra in scena l'altro personaggio cardine, un critico letterario cinquantenne, una sorta di alter ego dello scrittore. Cambia lo scenario, dal deserto australiano la riflessione si assesta al centro della Mitteleuropa. E ritorna l'ossessione della ragazza-angelo, Alma, appunto, vista una sola volta, al Festival, nell'installazione urbana. Lei, con il suo corpo minuto, il viso rivolto al muro diventa un simbolo forte, la percezione netta che in quella figura angelica possa celarsi il messaggero inavvicinabile di un mondo perduto. Nooteboom ha la capacità di affrontare riflessioni e tematiche di grande profondità, di entrare nel dramma del mondo, costruendo trame per niente banali, anzi intrecciando la forza della modernità ad una serie di citazioni etico-filosofiche che fanno di questo romanzo un testo attualissimo, per riflettere, non tanto sulla realtà del peccato, ma sulla perdita del sogno, come identità di purezza e sulla sua inaccessibilità. Quando si perde il Paradiso non è più possibile tornare indietro, nonostante i tentativi di ricerca, nonostante l'utopia ci porti a sperimentare la possibilità vana di ritrovare quella condizione. C'è poi da sottolineare quanto sia credibile e quanto risulti veritiera la figura di questo angelo urbano che incontriamo nella sto ria: un angelo non nei termini mielosi di tante tentazioni New Age, ma un messaggero che riporta al senso di una nostalgia, all'innocenza senza peccato, all'inconsistenza del male.