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La lotta tra bene e male. I testi originali del manicheismo

di Pietro Citati - 07/12/2006


Pochi decenni dopo la morte di Gesù la religione cristiana si diffuse in modo strepitoso e in ambito cristiano si formò Mani che nacque a Babilonia
L'anima possiede un doppio celeste che è il suo specchio, la sua verità e il suo guardiano
Sant'Agostino fu manicheo nella giovinezza e ricordò quella stagione con nostalgia e furore
Qualche lettore moderno resterà sconvolto dalla immaginazione mitologica dei manichei
Un giorno la materia verrà separata ed espulsa dalla creazione e trionferà la luce

Credo che non sia mai esistito un mondo così ardentemente religioso come il Medio Oriente tra il primo secolo avanti Cristo e il quarto secolo dopo Cristo. Da secoli, molte religioni abitavano in quei luoghi. Ora, dai vecchi alberi nascevano di continuo nuovi germogli, che talvolta si intrecciavano con germogli nati lontano, sul tronco di altre religioni, una volta considerate nemiche. Sempre nuovi profeti annunciavano il loro messaggio, che sovente era la metamorfosi di un messaggio antico: vecchi e nuovi angeli discendevano dal cielo con le loro grandi ali scintillanti e multicolori.
Tutto era religione: ciò che nei nostri tempi diverrebbe un libro di filosofia, o un romanzo, o un libro di storia, o un´opera d´arte, allora parlava soltanto di dèi, cosmogonie e cosmologie. Le fedi nuove o trasformate annunciavano una terribile imminenza: la fine stava per giungere, l´ultimo profeta, il «sigillo dei profeti» aveva appena pronunciato l´ultima parola, fra poco il giorno del Giudizio sarebbe stato annunciato. Erano religioni drammatiche. Quanto vi è di tragico o di assurdo e paradossale nell´esistenza umana veniva trasposto nel mondo divino, che non era mai stato segnato da luci e tenebre così violente.
La religione cristiana, l´ultima venuta, era la più mobile e feconda. Gesù era stato crocifisso da pochi decenni: in quei decenni i suoi seguaci si moltiplicarono, spingendosi in tutti i paesi d´Oriente e del Mediterraneo, parlando in nuove lingue, per annunciare un messaggio semplicissimo: Dio era disceso in terra, la luce affrontava le tenebre, il tempo era giunto. Talvolta questo messaggio veniva espresso nella forma dei Vangeli, o in quella di Paolo: talvolta in aspetti sempre diversi, ora attinti alla apocalittica ebraica, ora alla tradizione di Enoch, ora alla confessione battista, ora alla dottrina zoroastriana o a qualsiasi dottrina possibile, formando una grandiosa nuvola che attendeva il fulmine, l´uragano e l´arcobaleno.
Spesso lo sguardo degli storici moderni si è perduto in questo formicolio di voci e di passi, che annunciava una terra nuova e un cielo nuovo. Ma, negli ultimi tempi, gli studiosi sono giunti a conclusioni quasi concordi. L´immenso fenomeno religioso chiamato Gnosi nacque in ambito cristiano, sebbene rinascesse in forme insospettate, secondo i luoghi e i secoli. L´altro evento detto Manicheismo, al quale veniva spesso attribuita una fonte iranica, ebbe anch´esso origini cristiane. Il suo fondatore, Mani, nato nell´aprile 216 in un luogo della Babilonia settentrionale, passò la giovinezza in una comunità di Battisti giudeo-cristiani, gli Elcasaiti. I lettori italiani possono leggere i testi originali del Manicheismo in una vasta antologia, di cui sono usciti i primi due volumi a cura di Gherardo Gnoli: volume I, Mani e il Manicheismo, volume II, Il mito e la dottrina. Testi copti, con traduzioni e commenti di Carlo Cereti, Luigi Cirillo, Riccardo Contini, Serena Demaria, Enrico Morano, Antonello Palumbo, Sergio Pernigotti, Andrea Piras, Andrea Provasi, Alberto Ventura, Peter Zieme, pagg. LXXXIX - 414, pagg. LXII - 350, Fondazione Lorenzo Valla - Mondadori, 27 euro a volume. Entrambi i libri sono accompagnati da belle introduzioni di Gherardo Gnoli.
Qualche lettore moderno verrà sconvolto dalla immaginazione mitologica, che muove e si agita e risuona in queste pagine. La sostanza spirituale, morale e psicologica, che abitava allora le menti, diventava uno splendido corteo di Figure, spesso di robuste Figure fisiche. Ecco, il Padre della Grandezza e la Madre della Vita e l´Amico delle Luci, e lo Spirito Vivente e la Vergine di Luce e il Re della gloria e la Terra delle Tenebre: gridi acuti di domanda, di risposta e di liberazione; conflitti, battaglie, disastri, luci, colori, tenebre, canti, inni, preghiere. Qualcuno potrà dire che l´immaginazione dei Vangeli (non dell´Apocalisse) era più austera. Abbiamo l´impressione di scorgere le volte della Sistina: o di leggere Il Paradiso perduto di Milton, o i libri profetici di William Blake.
Sant´Agostino, che nella giovinezza fu manicheo e ricordò sempre la fede giovanile con nostalgia, dolore e furore, definì questi miti come phantasmata splendida e, più tardi, come sacrilega deliramenta. Aveva torto: i Manichei non deliravano affatto, né estraevano le immagini, come oggi qualcuno dice, dal loro inconscio. Le immagini fiorivano su un robusto sistema razionale e numerico: fantasia ed intelligenza si abbracciavano, fino a possedere, come nella Divina Commedia, l´assoluta sicurezza della visione profetica. Mani vedeva ciò che pensava ed immaginava, e lo annunciava ai suoi, lo faceva scrivere e dipingere sulla carta, certo che, un giorno, tutto si sarebbe compiuto sulla terra. Oggi, niente si è compiuto: i manichei sono stati giustiziati e massacrati, i loro libri risorgono lacerati e ammuffiti dagli scavi: ma possiamo ancora leggerli come grandiose verità filosofiche, psicologiche e poetiche, alle quali la forma mitica dà un´estrema forza luminosa. Come diceva il Vangelo di Filippo, «la verità non è venuta nel mondo nuda, ma è venuta in simboli ed immagini». Noi, oggi, rifiutiamo i simboli e le immagini religiose; e così gettiamo via la stessa conoscenza religiosa, che deve occupare tutta la nostra mente: pensiero, immaginazione, cuore, visione, ascolto.
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Secondo Mani (e Kafka) il luminoso Principio del Bene aveva compiuto, ai tempi della rivelazione zoroastriana, un errore tremendo. Sconfisse il Male, il principio opposto dell´universo: ma invece di separarlo e allontanarlo da sé, lo incorporò nella propria creazione. Così, dopo la sconfitta, il Male rimase chiuso nel mondo del Bene, in agguato in tutte le notti, gli angoli, i crocicchi, tentando insidiosamente le anime. Mani voleva separare per sempre il Bene dal Male, sia pure attraverso una vicenda lunga e dolorosissima. Comprese che il Bene non possiede né forza né potere: è dolce, mite, passivo, concorde; la sua forza consiste soltanto nella intelligenza luminosa, che scorge da lontano le cose, le distingue e le separa. Non sconfigge il Male: ma si lascia sconfiggere, ingoiare, divorare da lui, sacrificandosi alla forza della tenebra come Gesù sulla croce. In questo modo, il Bene intride profondamente di sé il mondo del Male, che non può fare a meno di desiderarlo, sia pure in modo impuro.
Così, dopo l´apparente sconfitta, il Bene vive incarcerato nella struttura del Male. Le scintille luminose del Bene gremiscono il mondo, formando la Croce di Luce del Cristo. La natura è imbevuta di Cristo: le scintille sono dovunque, nell´acqua, nella terra, e specialmente nel verde, che forma la parte più spirituale della natura. Le verdure, le erbe, gli alberi, le palme, i fichi, gli ulivi sono pieni di vita: nella attuale creazione, gridano, si lamentano, piangono, quando un uomo li ferisce. Mentre gli uomini offuscati dalla materia scorgono attorno a loro soltanto cose morte, i manichei sanno che tutte le scintille incarcerate attendono con ansia la liberazione e la redenzione. Un giorno, la materia verrà separata ed espulsa dalla creazione, e un mondo di pura luce trionferà nell´universo.
Questa storia cosmica si ripete nel destino di ogni anima. Con la nascita o dopo la nascita, l´anima pecca, sebbene non sappiamo esattamente in che consista il suo peccato; e cade nella materia, della quale resta prigioniero. Negli scritti manichei la caduta viene espressa con accenti dolorosi e strazianti, come in Baudelaire, Kafka e Simone Weil, questi grandi manichei della letteratura. Ora l´anima è lì, invischiata. Della luce, dove aveva vissuto alle origini, conserva un vago ricordo. Tutto, attorno a lei, è mescolanza: mescolanza impura di male e di bene, di luce e di tenebra. Vive chiusa nella casa oscura o nella dimora fiammante, dove ogni cosa è tenebra, carcere, deserto, vento torrido, ebbrezza, fuoco. Cade in un profondissimo sonno: non il sonno che ristora le membra e la mente, ma un pesante torpore, che le fa perdere l´identità, dimenticare il vero io, e commettere in sogno azioni nelle quali non si riconosce. In brevi momenti di risvegli, si riscuote e grida: «Chi chiamerò? E chi mi darà ascolto? E a chi manifesterò il mio gemito? Chi potrei vedere davanti ai miei occhi? E a chi manifesterò il mio gemito? A chi affiderò i segreti del mio cuore?... Non stare lontano da me, medico che hai la medicina di vita».
Sebbene abiti la casa oscura, l´anima sa che la sua sostanza, sia pure macchiata ed adombrata, è la stessa sostanza luminosa di Dio. Mai nessun cristiano od islamico ebbe questa convinzione così radicata. L´anima possiede un doppio celeste: il suo specchio, la sua verità, il suo guardiano. «Tutto ho conosciuto attraverso di lui - Mani scriveva - : ho visto tutto grazie a lui, e sono divenuto un solo corpo e un solo spirito con lui». Nel momento cruciale della vita, il doppio celeste concede all´anima la rivelazione, annunciandole dove è e chi è, da dove viene ed è uscita, perché è stata gettata in basso, e dove sta andando.
Questa rivelazione non è amore o fede come il cristianesimo per Paolo: ma una conoscenza assoluta, una scienza di sé stesso e dei misteri dell´universo, con la quale l´anima si identifica completamente, fino a scorgere in ogni particella di sé nient´altro che conoscenza luminosa. Allora comprende di essere il seme di cui aveva parlato il Vangelo di Giovanni: «Il seme che viene seminato muore: se non muore, non trova la via della vita, ma con la propria morte vivrà e darà la vita». Vuole sacrificarsi, immolarsi, morire sulla propria croce e insieme liberare tutti i prigionieri che dormono nella casa oscura.
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Infine, sciolta dal sonno, l´anima lascia la casa oscura, e comincia il suo viaggio, che dovrà riportarlo all´origine, il punto di luce dal quale è discesa. Gesù non aveva avuto bisogno di spazio: aveva predicato in una piccola terra, la Palestina, certo che il suo messaggio si sarebbe diffuso nel mondo. Mani, invece, ha bisogno di uno spazio infinito: lascia Babilonia e si sposta verso Oriente; e, dopo di lui, i missionari, i pittori ed i musici manichei percorreranno la Palestina, l´Egitto, l´Africa settentrionale, l´Armenia, la Dalmazia, l´Italia, la Gallia, la Spagna, l´Asia Centrale e la Cina dove, talvolta sotto vesti taoiste e buddiste, sopravviveranno fino al sedicesimo secolo. I missionari non si arrestano: solo qualche ora o qualche giorno, nei monasteri sparsi lungo le vie della seta, dove le particelle di luce sofferenti vengono curate e guarite.
Anche se i piedi sono fermi, i cuori dei Manichei non lo sono mai. Una insaziabile nostalgia, un incurabile desiderio li spinge indietro, verso le origini, e avanti, verso la luce pura, alla propria morte o alla fine dei tempi, quando il paradiso perduto sarà ritrovato. Essi vivono nel mondo, senza appartenere al mondo. «Io ho lasciato il padre e la madre, la moglie, i figli e tutto ciò che il vangelo chiede di lasciare - dice Fausto di Milevi a Sant´Agostino - e mi chiedi se io accetto il vangelo?... Ho rifiutato l´argento e l´oro, e ho smesso di tenere il danaro nella borsa, contento del cibo di ogni giorno, senza curarmi di quello dell´indomani. E tu mi chiedi se accetto il vangelo?... Tu vedi in me il povero, vedi il pacifico, il puro di cuore, l´uomo che piange, che ha fame, che ha sete, che soffre persecuzioni e odii per la giustizia; e dubiti che accetti il vangelo?» Con questa ascesi, Fausto e i Manichei cercano di liberare le particelle di luce prigioniere della materia.
Proprio per questo i manichei amano la bellezza del mondo, che intravedono specialmente in alcuni luoghi privilegiati. Amano lo splendore dei riti. Il bianco: il sale, le perle, le superfici bianche, le vesti candide. Amano i fiori, i profumi, la luce del sole, della luna e della via lattea: i libri decorati che conservano, intatta, la dottrina di Mani: i colori bianco o azzurro ultramarino, sopra i quali i pittori stendono il rosso rubino, o l´intenso verde, o l´oro, o l´azzurro dei lapislazzuli, o il rosso porpora; e i canti corali o salmodiati. «Ecco - annunciano i Salmi degli erranti - la gioia è giunta, il profumo dell´estate si è diffuso. Ecco, il flautista è giunto, gli uccelli hanno spiccato il volo. Aprite le vostre porte, illuminate le vostre lucerne». «Tu sei - ripetono i Salmi - una che ama gli inni, tu sei una che ama suonare, tu sei una che è amata e che suona la cetra. Tu suoni per il Padre e suoni la cetra per il Figlio amato, tu suoni per l´ambrosia e suoni la cetra per il Re della vita, tu fai musica per la Terra della Luce e suoni la cetra per l´aria vivente».
Tutto il meraviglioso rituale manicheo è perduto: non conosciamo più le musiche, né le voci, né i colori degli ambienti e delle vesti, né i profumi. Abbiamo soltanto le ombre delle voci, come le parole dei bellissimi Salmi degli erranti, composti nell´Egitto di lingua greca, verso la fine del terzo secolo. Molto ci ricorda i salmi dell´Antico Testamento e i grandi inni zoroastriani, con il loro timbro alto e monotono, e persino gli antichi inni egizii. Ma all´improvviso, mentre leggiamo, abbiamo l´impressione di essere in una basilica paleocristiana, davanti ai mosaici del Padre, del Figlio, di Maria e dei Santi. Solo lì avremmo potuto ascoltare questa apologia di Gesù, che non è una figura simbolica, ma il Cristo evangelico della crocefissione e della resurrezione. Solo tra i profumi e gli incensi di una basilica comprendiamo come tutta la dolcezza, la soavità, la letizia, la leggerezza, l´amore, il vino e il miele del mondo si concentrino nella figura silenziosa del Cristo.