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Governo con riserva

di redazionale - 15/12/2006

 

 

Il governo ha stilato il suo bel patto di stabilità per l’Europa ed ha assicurato alla Commissione Europea che l’anno prossimo il rapporto deficit/pil dell’Italia sarà ben sotto il 3%. 2,8% dicono. Qualcuno potrebbe pensare che i nostri bravi tecnici hanno dati migliori dei nostri per azzardare così rosee previsioni, poiché tutto lascerebbe presagire che le cose non andranno affatto così. Gli Stati Uniti frenano, l’Europa stagna con l’eccezione della Germania (che cresce comunque poco) e noi, invece, saremmo in grado di dimezzare le “difficoltà” e, per giunta, in un solo anno. Ma, a questo punto, da poveri mortali quali siamo, vorremmo capire qual’è l’alchimia (perché di questo si tratta) alla quale stanno ricorrendo. Da dove partirà la rinascita italiana? Quali sono i settori che si riveleranno trainanti per la nostra economia? Cosa farà crescere così tanto il Pil (oppure aumenterà ancora il gettito? O passeranno all'annunciato taglio delle spese?) da mangiarsi metà del deficit? Sarà forse il “fare sistema” montezemoliano che darà i suoi buoni frutti? Manco per niente! L’Italia ridurrà il proprio deficit semplicemente grazie ad un artificio contabile. Il governo, difatti, si è creato una riserva rinveniente dai maggiori introiti del gettito fiscale che tiene ben nascosta e che verrà fuori solo all’occorrenza. Nel patto di stabilità summenzionato si dice che attualmente siamo intorno ad un 5,7% di rapporto deficit/pil (tale valore elevato è da imputarsi, secondo loro, al rimborso Iva delle auto imposto dalla Commissione Europea) e risultiamo fuori dai parametri di Maastricht di ben 2,7 punti percentuali. Quindi secondo le loro previsioni, l’anno prossimo dovremmo trovarci con un deficit dimezzato grazie a…cosa? La crescita non c’è, l’economia è completamente ingessata, il “piccolo è bello” dei “distretti industriali integrati” è ritornato ad essere spazzatura letteraria di serie B, alla favola delle Medie Imprese (nuova specificità italiana) credono solo gli allocchi. E allora? Allora ancora una volta ci prendono per il culo. Se la torta del Pil crescerà tra lo 0,8 e 1,7% (volendo essere larghi di maniche), come da previsioni spiattellate su tutti i giornali economici, da dove verranno gli altri soldi? Naturalmente dalla riserva di cui sopra. E così il governo Prodi fa un nuovo miracolo italiano. Dopo aver sentenziato contro il truffatore Berlusconi che prometteva milioni di posti di lavoro agisce, se possibile, ancora più subdolamente di questo. E lo fa con stile. Non è così populista come il cavaliere nero, il professore usa numeri e dati virtuosamente combinati grazie alla connivenza di “Istituti di Manipolazione Autorizzata” (vedi l’ISTAT). Vogliono costringerci a maggiori sacrifici anche quando non ce n’è impellente bisogno. Il tutto perché c’è qualcun altro da accontentare, quei burattinai che La Grassa ha ben definito GFeID (Grande Finanza e Impresa Decotta). Persino quei campioni di tecnici che siedono alla BCE hanno dato il loro imprimatur alla manovra del governo di centro-sinistra. E come non farlo del resto, servi come sono, sia gli uni che gli altri, del padrone americano. C’è la linea (dettata dalla finanza americana) da seguire e non si va fuori di un solo millimetro.

Ma non tutti dormono, il malumore comincia a serpeggiare copioso e Prodi si becca pure sonori fischi nella grassa Bologna.  Speriamo che questi mormorii estemporanei si tramutino presto in un’ondata di malcontento irrefrenabile atta a spazzare via questi furfanti, i quali, come ha fatto involontariamente notare Galli della Loggia, hanno dalla loro parte tutto il salotto buono, gli intellettuali di regime e i nani e le ballerine del mondo dello spettacolo. Chapeau a voi.