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In Belgio aumenta la diffidenza tra la comunità fiamminga e quella vallone

di Sabina Pignataro - 20/12/2006

Laboratorio di un fallimento
 
 
 
Di Belgio ce n’è più di uno: fiammingo, vallone, germanofono, ed è attraversato da lotte intestine di carattere linguistico che si sviluppano in funzione della relazione di amore e odio che si crea con il grande vicino francese: un nord fiammingo, considerata la parte più ricca ed evoluta del paese, dove l'olandese è la lingua ufficiale e dove un fiammingo preferisce parlare inglese piuttosto che francese, e un sud francofono più povero e arretrato, dominato dal francese.
 
Una cartina linguistica del Belgio: in giallo i territori fiamminghi, in rosa quelli valloniQui si parla fiammingo. Attualmente, i partiti fiamminghi, forti del dinamismo economico delle Fiandre e spinti da una formazione di estrema destra, continuano a invocare un maggior grado d'indipendenza e spingono per il separatismo, mentre i partiti francofoni sostengono lo status quo istituzionale, quando il francese fu adottato come unica lingua ufficiale, come un fattore di indipendenza dai Paesi Bassi. A settembre l'atavica dicotomia è tornata al centro delle discussioni dopo che in alcune scuole della Fiandra la lingua francese è stata severamente proibita. A Merchtem, a 20 chilometri dalla capitale, ad esempio gli studenti francofoni sono ammessi, ma il francese no. Il consiglio comunale di questa cittadina di 14.500 abitanti ha infatti proibito agli studenti di esprimersi in francese, anche durante l'intervallo. Anche nei colloqui tra insegnanti e genitori l'olandese sarà l'unica lingua consentita. "Non abbiamo nulla contro i francofoni - ha spiegato alla stampa il sindaco di Merchem, Eddie De Block - ma la nostra soluzione rappresenta il modo migliore per imparare l'olandese e salvaguardare il futuro linguistico di questi ragazzi". Tra gli strumenti principali di cui dispongono le regioni per  affermare la propria autonomia c'è l'istruzione, e questo spiega perché dietro l'imposizione del monolinguismo alcuni hanno visto un significato politico. A settembre il quotidiano belga Le Soir scrisse ad esempio che "a Merchtem l'uso del francese è avvertito come una minaccia".
 
Un paese diviso in tre. In Belgio si contano oggi tre lingue ufficiali (olandese, francese, tedesco), tre comunità (francese, olandese e germanofona) e tre regioni autonome (la regione fiamminga, la regione vallona e la regione di Bruxelles-Capitale. Si stima, secondo l' ultimo censimento linguistico, datato 1960, che su dieci milioni di abitanti, il 60 per cento parli olandese e il 40 per cento francese. Una minoranza, circa l'uno per cento, parla la terza lingua, il tedesco. Bruxelles è principalmente francofona, in quanto capitale dell'amministrazione centrale dello stato federale, ma ufficialmente bilingue. Eldorado di immigrati, la capitale vive un'identità complessa, dove tutti si rivolgono la parola come se si conoscessero e dove, nonostante le difficoltà, si respira una consuetudine quotidiana alla coabitazione.
 
Una veduta della Grand Place di BruxellesFallimento del multilinguismo. A settembre, nella capitale e in Vallonia è stato però introdotto il decreto Simonet, che limita al 30 per cento le quote d'iscrizione destinate agli studenti non residenti nelle regioni che desiderano frequentare istituti superiori e università di formazione paramedica, tra cui logopedia, podologia e veterinaria. Il decreto, che prende il nome dal ministro dell'insegnamento superiore della Comunità' francese, votato dal Parlamento belga lo scorso febbraio, ha provocato numerose manifestazioni perché ritenuto da alcuni contrario al diritto europeo che tutela la libera circolazione degli studenti. Diverse denunce sono state poi presentate alla Corte di Giustizia europea, ma nel frattempo il tribunale belga ha rifiutato di sospendere il decreto, che penalizza soprattutto gli studenti della vicina Francia da cui proviene la maggioranza degli studenti. Questi episodi, e le frequenti tensioni tra la Vallonia e le Fiandre, fanno del Belgio e delle sue tre lingue ufficiali il laboratorio mancato di un'utopistica Europa multilingue.