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Per amore o per denaro. L'industria della cura (recensione)

di Lucetta Scaraffia - 07/01/2007

Dalle baby sitter alle badanti, la sfera dei rapporti intimi si sta sempre più commercializzando: uno studio della sociologa Arlie Russell Hochschild

Capita spesso di sentire, da nonne che si recano dai nipoti, la frase «vado a fare la baby sitter», o madri di famiglia che sospirano, dopo una domenica passata a occuparsi del pranzo, «ho fatto tutto il giorno la cameriera». In realtà stanno solo facendo la nonna o la mamma, cioè due ruoli di cura volontari e gratuiti, almeno nelle società tradizionali, ma che oggi sono diventati dei lavori pagati. In questo modo, queste nonne e mamme sottolineano - magari scherzosamente - il fatto di svolgere un lavoro senza essere pagate, come invece sarebbe loro dovuto: è questo un segno indubitabile, scrive la sociologa americana Arlie Russell Hochschild, che nelle nostre società post-moderne la sfera dei rapporti intimi si sta «commercializzando».
Questa situazione ha le sue radici nell'inserimento delle donne nel mercato del lavoro, che ha sì cambiato il mondo in senso più paritario, ma l'ha anche reso «molto meno attento agli spazi per le attività di cura». Quello che il mercato ci toglie per l'allungamento degli orari di lavoro ce lo offre in vendita, sotto forma di servizi a pagamento. Si arriva a pagare qualcuno per portare a spasso il cane, per mettere a posto l'album di famiglia, per riordinare i cassetti dell'armadio, per organizzare le feste di compleanno dei figli, per andare a trovare la nonna: diventa così «sempre più facile concepire che parti della propria vita vengano vissute da altri».
Come fonte privilegiata per la sua analisi della «commercializzazione della vita intima» la Russell Hochschild utilizza una fonte nuova e interessante: i manuali di self-help, scritti da psicologi o da altri professionisti dell'aiuto a pagamento, che operano come «consulenti per l'investimento emotivo». Questi best seller rivelano il formarsi di una cultura della freddezza, cioè consigliano i lettori - e soprattutto le lettrici, le più avide consumatrici del genere - di «amministrare di più i propri bisogni affettivi».
Il modello è ancora Simone de Beauvoir, che propone un i deale di donna autonoma, che non ha bisogno affettivamente di nessuno, che non chiede nulla, ma che non è disposta a dare sul piano emotivo. La realizzazione di se stessi, anche per le donne, è proposta come un'impresa solitaria, attraverso il distacco, l'allontanamento emotivo, il riuscire a non dipendere dagli altri. Nel rapporto con gli altri si stabilisce quindi un «paradigma della diffidenza». In sostanza, i manuali di psicologia degli anni Ottanta ripropongono alle donne quelle stesse regole per il comportamento nella sfera affettiva che formavano l'identità di genere dell'uomo di classe media e di razza bianca negli anni Cinquanta.
Il codice dei sentimenti è diventato unisex, ma in realtà è basato sul vecchio codice maschile, improntato alla freddezza, e questo concorre ad accelerare il progressivo allentarsi dei legami familiari. Alle donne, che diventano sempre più simili agli uomini, lasciando scoperta una vasta area della vita familiare, risponde l'industria della cura, che conquista ogni giorno nuove nicchie di mercato, mentre la famiglia, da parte sua, è sempre più disposta a delegare all'esterno parte delle sue funzioni.
Ma la crisi non nasce tanto, o soltanto, dalla commercializzazione della cura, quanto proprio dalla delega all'esterno. Non è vero, infatti, che una politica a favore delle famiglie serva ad allentare le tensioni interne e a salvare la vita familiare e i suoi legami: lo prova il caso della Svezia, leader mondiale dei servizi pubblici per l'infanzia ma, al tempo stesso, del declino della famiglia. Nel caso svedese, lo Stato ha finito con l'indebolire la famiglia usurpando le sue funzioni e instillando nei genitori la convinzione che lo Stato offre un servizio, pagato con le tasse, che è possibile usare anziché occuparsene personalmente. L'autrice propone come rimedio una trasformazione del mercato del lavoro, e soprattutto una nuova valorizzazione del lavoro di cura, realizzabile solo coinvolgendo anche gli uomini. Ma questo basterà ?

Arlie Russell Hochschild
Per amore o per denaro
La commercializzazione della vita intima

Il Mulino. Pagine 234. Euro 15,00