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Afghanistan, un inverno caldo: nuove stragi Usa di civili

di Enrico Piovesana - 12/01/2007

Niente pausa invernale per la guerra: nuove stragi Usa di civili. Negroponte minaccia il Pakistan
Contrariamente a quanto è sempre avvenuto nella storia dell’Afghanistan, quest’anno la guerra non conosce pause invernali. Anzi, negli ultimi giorni si sono verificati i combattimenti e i bombardamenti aerei più violenti degli ultimi mesi, con molte vittime tra i civili.
Intanto gli Stati Uniti sembrano aver definitivamente perso la pazienza con l’ambiguo partner pachistano, che da “alleato strategico nella guerra al terrorismo” è sul punto di finire nella lista nera degli “Stati canaglia”, addirittura come base di al Qaeda.
 
Villaggio bombardato dall'aviazione UsaNuove stragi di civili. Almeno sedici civili, oltre a tredici combattenti talebani, sono stati uccisi giovedì dalle bombe Gbu-38 da 250 chili sganciate dai bombardieri Usa B-1 su presunti nascondigli dei talebani ai margini del Deserto della Morte, nel sud della provincia di Helmand. La Nato ha smentito, ma è la stessa polizia afgana a confermare l’accaduto. Sono giorni che l’aviazione statunitense e britannica sta martellando quella zona, così come i distretti montani nel nord della provincia (Musa Qala, Sangin e Naw Zad), ormai divenuti buchi neri dai quali non escono più notizie indipendenti (solo bollettini Nato) e dove quindi analoghe stragi di civili rimangono del tutto ignote.
Ma la battaglia più violenta degli ultimi mesi è avvenuta, mercoledì notte, molto più a est, nella provincia di Pakitka. Le truppe Usa, affiancate da quelle afgane e supportate dall’artiglieria pesante e dall’aviazione, hanno attaccato una colonna di talebani che, proveniente dal Waziristan pachistano, aveva appena varcato il confine, entrando nel distretto di Bermel. La Nato ha parlato inizialmente di 150 talebani uccisi, poi il governo afgano ha ridimensionato la cifra a 80.
 
Negroponte minaccia il Pakistan. Per Washington, la battaglia di Bermel è l’ennesima dimostrazione che la radice del problema afgano sta in Pakistan, nelle regioni tribali di confine come il Waziristan, dove i guerriglieri talebani hanno le loro basi e i leader di al Qeada i loro nascondigli. Basi dalle quali, la prossima primavera, partirà l’offensiva talebana per la conquista di Kandahar e poi di Kabul. Per gli Usa e per la Nato è quindi vitale riuscire a neutralizzare al più presto le retrovie talebane pachistane.
Finora, all’intervento diretto Usa in Pakistan, si è preferito quello dello stesso governo di Musharraf, considerato “alleato strategico” nella lotta al terrorismo. Ma così non è stato e ora i “falchi” dell’amministrazione Bush stanno perdendo la pazienza.
Negroponte e MusharrafDopo alcuni infuocati editoriali apparsi sulla stampa Usa filo-governativa, in cui si auspicava un cambio di rotta nei confronti del deludente e ambiguo “alleato” pachistano, questo cambio è arrivato per bocca del potente supercapo dell’intelligence Usa (e presto vice della Rice) John Negroponte che, giovedì sera parlando al Senato, ha apertamente accusato il Pakistan di essere l’attuale paese-rifugio della leadership di al-Qaeda. Parole che, normalmente, precedono il fischio delle bombe. Il messaggio tra le righe per Musharraf è chiaro: “O agisci in fretta o il Pakistan diventerà il prossimo obiettivo degli Usa”.