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L'Aquila reale

di Mario Spinetti - 16/01/2007

 

Al di là del suo grande rilievo naturalistico l'Aquila reale è universalmente considerata un simbolo di forza e di dominio, tanto che molti Paesi si sono appropriati della sua immagine per rappresentarla sulle bandiere o sugli stemmi. Onorata dai poeti, sovrana incontrastata delle più alte vette, così da meritare l’appellativo di “regina delle montagne”, l’Aquila è nella mitologia messaggera di Zeus, e per di più custode dei suoi fulmini (gli indiani nordamericani la chiamavano "l'uccello del tuono"). Gli Jowa ponevano fine alle loro danze di guerra con il "ballo dell'Aquila", simboleggiando movimenti e versi ad imitazione del divino uccello (Baumgartner, 1988) mentre i Pueblo degli Stati Uniti sud-occidentali mantenevano l'Aquila reale, l'aquila della guerra, per raccogliere le sue penne durante la muta (Burnham, 1991). Gli stessi amuleti indiani presentavano simboli aquilini e le penne d'Aquila ornavano copricapi e diademi. Quando venne presentata l'alleanza a Mosè, l'Aquila rappresentava la protezione e la forza del Dio. Lo stesso Shakespeare nei suoi scritti ricorre molto spesso alla citazione dei rapaci in generale e dell'Aquila in particolare. Anche le immagini pubblicitarie si sono largamente appropriate della figura dell'Aquila. Gli esempi potrebbero continuare a lungo. Scrive W. Fischer riferendosi alle Aquile detenute dai falconieri (in Baumgartner, 1988) "L'Aquila è un animale dalla forte personalità che si situa su di un piano relazionale molto stretto, quasi di uguaglianza con il proprietario. Grazie ad una memoria notevole, è in grado di registrare esperienze negative trasformandole in impressioni durevoli." Riconosce il suo padrone anche dopo anni di separazione ne dimentica sgarbatezze e buoni gesti (Baumgartner, 1988). Il fascino esercitato dall’Aquila con il suo volo planato, che sembra sfuggire alle leggi della gravitazione universale, con la rapidità del suo attacco che coglie la preda con la velocità del fulmine, ha da sempre stimolato la fantasia popolare con le credenze più strane, tra cui quella che concerne il suo nido inaccessibile e misterioso o quella che, in tempi non troppo lontani, narrava di un’Aquila dai poderosi artigli che rapiva i neonati dalle culle. Ma, né la connaturata fierezza del rapace, né l’alone di leggenda che lo circonda, hanno potuto preservarlo da una secolare, sistematica persecuzione che è stata sul punto di minacciarne l’esistenza stessa. Se si pensa che l’Aquila (come molti altri predatori) era in tempi non troppo lontani ancora iscritta tra le specie “nocive” da distruggere con ogni mezzo (trappole, fucilate, bocconi avvelenati, distruzione dei nidi, prelievo delle uova, ecc.), ci si rende conto del grande rischio di estinzione che la specie ha corso. Fortunatamente negli ultimi decenni, grazie alle pressioni esercitate dal mondo scientifico e dalle associazioni protezionistiche, molti Paesi hanno adottato provvedimenti per la sua salvaguardia, che è stata ovviamente estesa anche agli altri rapaci. Permangono tuttavia gravi pericoli per la sopravvivenza dell’Aquila reale, derivanti non solo alle uccisioni di frodo, ma anche dalla manomissione del territorio che, attraverso l'urbanizzazione degli ambienti montani esplosa con il turismo, ha reso accessibile zone un tempo del tutto isolate; in tal modo larghe parti del territorio hanno definitivamente perso la tranquillità e la pace, requisiti essenziali sia per la nidificazione che per la caccia esercitata dall’Aquila reale; interventi sul territorio che non tengano conto della sua presenza ne insidieranno gravemente la vita e porranno a repentaglio le ultime vestigia del suo habitat.

A commento di queste osservazioni vorremmo porre in rilievo, concludendo con l’Aquila reale, che dietro la superba fierezza e l’ammirata energia del rapace si cela in realtà una natura di insospettata fragilità, fragilità che d’altronde si ritrova nell’intero ecosistema, tutto incentrato su un equilibrio casuale estremamente sensibile a tutto ciò che turba “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.

“Oh tu, aquila macchiata che vivi nel cielo vicino

a Ukan-Tanka, quanto sono possenti le tue ali!

Tu sei l'Uno che si prende cura del sacro divenire

della nostra tribù e di tutto ciò che la fa vivere.

Possano tutti i popoli essere felici e illuminati!”.

(Canto Sioux)