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La Terra brucia? Niente paura, basta spostarsi un po' più a nord...

di Giuseppina Ciuffreda - 23/01/2007

 
La temperatura sale, e i ghiacciai si sciolgono? Niente paura, basta spostarsi un po' più a nord... C'è chi ancora non prende sul serio il cambiamento del clima Ma per salvare la Terra è necessaria una task force globale

Il ciclone Kyrill ha appena smesso di tormentare il nord dell'Europa ma per quanto tempo ancora i mass media ne parleranno e, soprattutto, cambierà qualcosa nel modo di informare e di governare? Sembrava difficile dimenticare New Orleans sott'acqua ma è proprio quello che è successo, e non solo perché l'uragano Katrina è stato superato da nuove emergenze. Nonostante l'aggravarsi delle condizioni del pianeta - un effetto serra anomalo che sta cambiando il clima e una perdita di biodiversità che si sta configurando come la sesta estinzione di massa delle specie - negli anni a cavallo tra i due millenni le notizie ambientali sono scomparse dai mass media e dai documenti politici; e se uno spazio c'era, si è preferito darlo agli "ambientalisti scettici". Oggi nessuno nega che il pianeta stia attraversando una certa crisi, forse perchè gli eventi naturali estremi cominciano a toccare le regioni ricche del mondo. Ma continuiamo a vivere come negli anni passati, quando ancora gli studi sull'effetto serra non avevano raggiunto le certezze attuale e il riscaldamento globale non era ancora così evidente. Il fenomeno è ormai documentato da una mole imponente di dati scientifici e dai reportages di tanti giornalisti e naturalisti che hanno osservato il cambiamento climatico nel mondo.

Anche ciascuno di noi nel proprio piccolo è un testimone, nel territorio in cui viviamo o quando viaggiamo all'estero. Non è difficile constatare lo stravolgimento delle stagioni delle piogge, in America latina, in Asia o nel Sud dell'Europa, con siccità e piogge torrenziali. E le conseguenze di questa alterazione, non solo su persone, case e infrastrutture ma soprattutto sulla disponibilità di acqua e sull'agricoltura. Vale a dire sulle possibilità di sussistenza e perfino sulla permanenza della stessa specie umana sulla Terra, legata indissolubilmente alla presenza di acqua, e di cibo. Ignorare la gravità del riscaldamento globale e degli altri aspetti di degrado ambientale è oggi colpevole ignoranza.Ricordiamo il rapporto in cui scienziati autorevoli sostenevano che l'effetto serra per l'umanità è una minaccia più grave del terrorismo.

Che la Terra si stia riscaldando e che le attività umane siano le maggiori responsabili del fenomeno non è più motivo di contesa tra gli scienziati. "Benvenuti nell'antropocene", il libro di Paul J.Crutzen, premio Nobel per la chimica, spiega bene in modo preciso e chiaro anche per i profani come l'homo sapiens abbia modificato il clima con le sue attività sconsiderate, che ignorano cioè il modo di funzionare della natura, la chimica del pianeta. Oggi si discute piuttosto se abbiamo già superato la soglia limite, oltre la quale non è più possibile fermare gli effetti negativi del riscaldamento globale. Lo temono noti scienziati, quali l'inglese James Lovelock, già collaboratore della Nasa e autore dell'ipotesi Gaia secondo la quale la Terra si comporta come un organismo vivente, e l'australiano Paul Davies. E' davvero inquietante perciò sentire considerazioni che tendono a ridimensionare quel che sta accadendo o a trarne motivo di euforia. I ghiacciai dell'Artico si sciolgono? E' un fenomeno certo preoccupante ma che, si sostiene, può aprire nuove prospettive; si potranno ad esempio solcare rotte più agevoli del canale di Panama e sfruttare giacimenti non attaccabili in precedenza. La temperatura sale? Ci sarà qualche ulteriore problema di desertificazione per il Mediterraneo e l'Africa ma i paesi nordici potranno coltivare frutta e verdura, fare del buon vino. E se la corrente del Golfo non si raffredda in tempi brevi, il turismo marino non subirà danni: basta spostarsi più a Nord. Mentre non si cita la possibilità reale che in Siberia fuoriesca un'enorme quantità di metano, uno dei gas serra, finora bloccato dai ghiacci. Ignoranza? Irresponsabilità? Avidità?
L'effetto serra anomalo esiste ed aumenta, le conseguenze drammatiche si intensificano e non c'è dubbio che le attività produttive umane pesano come macigni sullo squilibrio del clima, anche se non sono l'unica causa - tra i fenomeni cosmici, il riscaldamento del Sole. Ma possimo intervenire soltanto su quello che noi provochiamo, cessando di inquinare e deforestare, riconvertendo le produzioni nocive. Ci vogliono quindi piani a breve e lungo termine, e un grande cambiamento di mentalità. Albert Einstein e Aurelio Peccei lo hanno affermato con forza: non si possono risolvere i grandi problemi del nostro tempo usando gli stessi concetti che li hanno generati. Un mutare etico ed ecologico che cambi tutti i campi della vita umana, cominciando dall'economia. Perchè un'economia basata sulla crescita del PIL non può che aggravare lo squilibrio ecologico del pianeta. Ma anche le città, non più organismi vivi legati da relazioni fisiche con il territorio su cui sono edificate, oggi totalmente parassitarie in un bilancio ambientale. O il lavoro e le tecnologie, così poco adatte a conversare con la natura, sapiente relazione di cui l'Italia è stata maestra nei secoli passati.

Prendere sul serio il cambiamento del clima, come è necessario fare, vuol dire dare vita a una transizione epocale da un sistema di vita a un altro - già immaginato e sperimentato in parte da individui, piccoli gruppi e comunità - che necessita di politiche a carattere planetario. Nel passato alcuni politici ed economisti sono stati capaci di di immaginare alternative possibili e le hanno messe in atto. Theodore Roosevelt capì che gli Stati Uniti stavano perdendo la loro natura e creò parchi, riserve e politiche forestali sostenibili. Franklin D. Roosevelt di fronte alla miseria che si era abbattuta sulla popolazione, dette vita al New Deal e contro il nazismo approvò un'economia di guerra che bloccò la produzione di auto per avere le armi necessarie. Keynes immaginò interventi che portarono al Welfare State. Abbiamo oggi nel mondo politici capaci di gestire la fine del consumismo e la nascita di nuove forme di economia al servizio degli umani e compatibili con la natura? Capaci di formare e usare eserciti per la protezione civile e non per missioni di guerra. Pochi, in realtà. Al Gore, il re del Bhutan, un pò di Verdi nel mondo, alcuni leader dell'America latina, qualche governo nord-europeo...La grande attività ambientalista, pacifista e in difesa dei diritti umani di tanta società civile consapevole ancora non ha ancora sedimentato un ceto politico nuovo capace di fronteggiare le imprese e le istituzioni finanziarie che bloccano il cambiamento, e anche i vecchi politici che oggi guidano il mondo con armi e monete.

I problemi che i politici devono affrontare sono dunque enormi. La stessa natura del riscaldamento e dell'inquinamento atmosferico pone quesiti di non facile soluzione. Non basta infatti diminuire i gas serra. Lo ha ricordato il climatologo indiano Veerabhadran Ramanathan, massimo studioso del fenomeno "effetto buio" (Abc) causato dalle particelle marroni inquinanti delle nubi. Queste particelle intercettano la luce solare e causano un abbassamento della temperatura sulla superficie terrestre. Quindi se si riducono la temperatura si alza. Il calore anomalo dell'estate 2003 in Europa potrebbe essere stato causato proprio dalla riduzione delle polveri sottili ad opera degli scandinavi. E se si riducono i gas serra, l'effetto raffreddamento dell'Abc può influire negativamente sulle piogge monsoniche nel sud-est asiatico.