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L'ambiente e le sue armi

di Guglielmo Ragozzino - 23/01/2007

 
L'argomento più forte dei negazionisti ambientali, quelli che ritengono ininfluente l'attività umana nei combiamenti climatici è il diluvio universale. Esso è un ricordo comune ed è avvenuto quando il genere umano, pur mettendocela tutta, non poteva farsi da solo un gran male. Segue, subito dopo l'altro argomento: è inutile una correzione ambientale, una carbon tax se il paese mio vicino non fa lo stesso. Gli offrirei un vantaggio commerciale perché le sue merci verrebbero a costeranno di meno, mentre, essendo il nostro un pianeta unico, l'inquinamento non cambierebbe.

Le risposte sono facili. Nel diluvio universale si può costruire un'arca per salvarsi. Si può, insomma, fare qualcosa. Come minimo si può evitare guasti aggiuntivi, irreversibili, come scrive Giuseppina Ciuffreda qui a fianco. Il vulcano è incontenibile e forse imprevedibile; ma si può evitare di costruire abitazioni sotto il cratere, riducendo così l'ordine di grandezza del disastro.
In tema poi di riduzione dell'inquinamento, la seconda obiezione, come in ogni altra attività umana, c'è sempre un primo passo da fare. Gli altri seguiranno. E' certo che se non si riducono i consumi, non si riusa e ricicla la merce esistente, non si fa una raccolta differenziata dei rifiuti, la discarica sarà infine l'unica alternativa al termovalorizzatore. Se poi l'energia elettrica da termovalorizzatore otterrà un premio, allora tutto il processo di eliminazione dei rifiuti partirà da lì, per risalire alle scelte iniziali, obbligate, per gli interessi economici che guidano le scelte politiche. E un discorso analogo si può fare per l'acqua.
Se bruciare una foresta o sbarrare un fiume sono attività economiche sostenute dagli stati e ritenute importanti per le comunità, è altrettanto vero che non si fanno mai i conti delle conseguenze ambientali. La siccità che ne consegue, le frane, le alluvioni, la desertificazione, non saranno un castigo ingiusto degli dei che puniscono uomini valenti e ardimentosi, ma il risultato naturale di azioni sconsiderate.

Se chiedete a Prodi, se chiedete a Berlusconi, la parola più bella è crescita. Il più bravo è quello che cresce più di tutti, e raddoppia ogni sette anni, come la Cina. Tutti sanno che per raddoppiare ogni sette anni, dopo i primi raddoppi, bisogna conquistare gli spazi degli altri, con le armi; e difendere, sempre con le armi, ciò che si è preso in passato. Ogni potente si riempirà di armi, per intimorire i rivali cresciuti troppo in fretta. Qualcuno le userà contro il nemico preferito, il terrorismo.
Tutto questo riarmo non solo è pericoloso, non solo non scalfirà il terrorismo, non solo non regolerà le questioni scottanti di potere. Soprattutto non terrà lontana la catastrofe ambientale, prevista come imminente dagli scienziati. L'unica soluzione sarebbe l' inversa: costruire un'alleanza globale sul clima e sull'ambiente. E usare in primo luogo, la spesa e le abilità militari.