Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / La politica delle Lenzuolate

La politica delle Lenzuolate

di etleboro - 29/01/2007

 


La seconda tornata di liberalizzazioni di Bersani, a breve distanza rispetto alla prima, giunge per dare ancora un ritocco al sistema economico "Italia" per rimetterlo completamente nelle mai dei privati e delle Authority. È stato così gettato un "lenzuolo" su un vastissimo insieme di norme per fare una "manutenzione" a tutela dei consumatori, per cambiare la mentalità dell'imprenditoria, o meglio per cambiare la percezione dello Stato e dei servizi pubblici da parte dei cittadini. Non più un'entità che deve essere un punto di riferimento, proprio in virtù del fatto che si pagano le tasse ed esistono dei diritti sanciti dalla Costituzione, ma un organo burocratico che si limita a "vigilare" che esista "il libero servizio pubblico" in "libero mercato". Hanno dovuto inventare una parola, "lenzuolata", per dire che la sola politica economica fattibile dallo Stato è quella dei provvedimenti alla rinfusa che tocchino ogni settore economico, a tutela dei consumatori. La cosa più assurda è che i giornalisti e le associazioni dei consumatori continuano a ripetere questa parola senza capirne il significato, la usano nei loro discorsi, è entrata già nella mente delle persone, e così ha davvero cambiato il loro pensiero. Codacons e Federconsumatori hanno accolto con grande soddisfazione le nuove liberalizzazioni, perchè hanno calcolato che tra risparmio dei costi di ricarica, benzina nei supermercati ed eliminazione della commissione di massimo scoperto, le famiglie italiane risparmieranno 1000 euro all'anno. Ovviamente in tale costo non viene mai considerato il costo delle perdite per le piccole attività professionali, dei minori servizi offerti dallo Stato e che quindi dovranno essere pagati ai privati.

Quello che potrebbe sembrare un insieme di provvedimenti asistemico, è in realtà parte di un progetto legislativo che ruota per sommi capi intorno a dei punti fondamentali: la deregolamentazione dei servizi pubblici (energia, trasporti, poste, infrastrutture, istruzione, porti) con l'istituzione di una serie di comitati di vigilanza, l'introduzione nell'economia della moneta elettronica, l'inserimento delle PMI nei grandi circuiti di investimento del private equity, la cancellazione dei piccoli esercizi a favore della grande distribuzione. Così mentre vengono tagliati determinati costi bancari, l’intera moneta circolante diventerà moneta bancaria, e le piccole e medie imprese potranno crescere e consolidarsi solo se riescono ad attirare i capitali dei circuiti di investimento e nelle Borse delle Banche, che diventeranno finanziatori/proprietari. In un modo o in un altro l’economia italiana sembra che ruota sempre più intorno alle Banche, e sempre meno intorno allo Stato o all’imprenditoria.

Il primo degli obiettivi sarà in realtà raggiunto con la terza tornate di liberalizzazioni prevista per giugno, il decreto per le reti (Dpcm) - per il riassetto azionario del Tesoro con relative dismissioni e privatizzazioni - e l'emanazione del decreto per il riordino delle Authority. Riordino che già ha avuto un primo si con l'approvazione della nuova Authority indipendente dei Trasporti che coordinerà le opere pubbliche per l'alta velocità, le autostrade, le ferrovie e i porti, sottraendo poteri sia ai competenti ministeri che all'Anas. Allo stesso modo verrà creata un'Authority nel settore finanziario e bancario, con la soppressione dell'Insvap (Istituto di vigilanza del settore assicurativo), dell'Uic (Ufficio Italiano dei Cambi) e del Cicr (Comitato interministeriale del controllo del risparmio), e probabilmente anche del Covip (Authority di vigilanza dei fondi pensione), affidando questi poteri alla Banca Centrale e alla Consob, in materia di vigilanza degli operatori finanziari, sul controllo del riciclaggio e trasparenza del mercato finanziario. Molti enti dunque verranno soppressi, per fare posto a questa lunga schiera di comitati di vigilanza, che danno poteri decisori ad un ristretto numero di persone scelti tra dirigenti e funzionari statali, ricoprendo presso più ruoli all'interno di diversi comitati, proprio come il modello burocratico comunitario. In questo modo si potrebbe avere anche una omogeneizzazione della decisioni dei diversi comitati, che sarebbero così espressione della stessa linea politica.
La cosa interessante da considerare è che la costituzione o il riordino di un'autorità di vigilanza sono accompagnati dalla privatizzazione e riassetto del relativo servizio pubblico, proprio perché cambia il ruolo dello Stato: alla cessione del servizio al privato corrisponde la necessità di coordinamento tra i diversi operatori. È evidente per i trasporti e le infrastrutture, perché la proposta giunge dopo la cessione di Autostrade, e presto delle Ferrovie e dei porti, mentre è più velata con il settore finanziario perché arriva con la liberalizzazione degli intermediari finanziari (Mifid) e la svolta verso la moneta elettronica (con Basilea 2 e il decreto Bersani), che hanno cambiato il ruolo di Bankitalia. Stesso destino è previsto per la comunicazione e i mass media, considerando la proposta di trasformare la Rai in una fondazione.

Una prima esperienza con tale modello di governance pubblica la stiamo vivendo con l'Authority dell'Energia, a cui verranno attribuiti dei poteri anche nel settore idrico - che sarà anch'esso stravolto da nuovi "riassetti" sulla distribuzione e la gestione degli acquedotti. Il Ministero delle Finanze deve risolvere il problema sollevato dall'autorità di regolazione di separare, non solo a livello societario ma anche a livello proprietario, chi compra e chi vende energia da chi la trasporta: l'Enel dovrà uscire da Snam, così come Enel è uscita da Terna, entrambe destinate alla Cassa di depositi e Prestiti (controllata per il 70% dal Tesoro e per il 30% dalle Fondazioni) che ha delle quote rilevanti anche di Eni ed Enel. La proposta mossa da numerosi Banche di Affari è invece quella di creare un'unica società per la distribuzione, fondendo Snam, Terna e Sogit, controllata dalla Cassa di depositi e prestiti. La risoluzione di questo dilemma si riduce dunque sul destino di quest'ultima, che forse verrà trasformata in una nuova IRI, avendo anche il controllo di Bancoposta e svolgendo un'attività di finanziamento agli enti locali in concorrenza con le Banche. Questa ipotesi dà sicuramente da pensare perché tutti ricordano la fine che è stata riservata alla prima IRI, e l'alea di liberalizzazioni certamente non promette bene, perché le Banche sono agguerrite più che mai.

Gli scenari che apre questa "lenzuolata" sono quantomeno preoccupanti, perché mentre lo Stato sta cercando di ridurre a zero i costi amministrativi e di spesa sociale, tra i plausi delle associazioni dei consumatori, che hanno una visione così miope da non riuscire a vedere al di là di un anno. Il bilancio delle liberalizzazioni non è poi così ottimista come vogliono far credere, perché i vantaggi per le famiglie non si sono ancora avvertite, le quali tra non molto tempo si ritroveranno a dover pagare servizi pubblici, come l'istruzione e la sanità, nonostante abbiano versato un terzo del loro reddito allo Stato e alle Regioni.