Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Dov’è finita la “bandiera dei partiti”?

Dov’è finita la “bandiera dei partiti”?

di Giordano Montanaro - 05/02/2007

Dov’è finita la “bandiera dei partiti”?

La differenza sostanziale che ubica gli stessi in una posizione di destra, di centro o di sinistra?

Dove sono gli argomenti, le tematiche di discussione tanto gridate durante le campagne elettorali, da affrontare rispettando il popolo che ha dato loro la preferenza?

E ancora mi chiedo:

dov’è finita l’ideologia politica dei partiti sulla quale dovrebbe poggiare la logica d’azione, sviluppando una sorta di pensiero ideologico appunto, nel quale parte di una società si configura?

Oggi le classi politiche, non rappresentano nessuno, non condividono gli ideali dei propri elettori. Si fingono portavoce di una certa posizione ideologica, che più non hanno tradendo così la gente. Si proclamano vincitrici alle elezioni, grazie a paradossali ed illogiche alleanze, necessarie solamente a fare numero.

Non dovrebbe stupire questo inverecondo ciarlattame politico; non è altro che lo specchio di una certa società indifferente ai problemi, egoista e figlia della “civiltà” del consumo e dello spettacolo dove i reality, sono lo strumento per l’acquisizione dei comportamenti collettivi, i diffusori dei giusti stereotipi ai quali fare riferimento. Per non parlare poi dell’informazione pilotata, che piove sulla testa dell’italiano medio, come nel film “the day after” lasciando devastanti effetti collaterali proprio come lascia la radioattività.

Il costo della nostra classe politica, attraverso continui perfezionamenti, ha aumentato il peso economico sugli italiani, diventando insostenibile.

Ogni politico seduto al parlamento costa migliaia e migliaia di euro al mese e se aggiungiamo l’indotto personale di ognuno, i vari portaborse, gli assurdi privilegi (dei quali si sono fregiati all’unanimità) si potrebbero fare una quindicina di finanziarie senza aumentare le tasse.

Se facessero veramente il loro dovere, non ci sarebbero evasori fiscali, perché la concezione della parola “tassa” e l’azione ad essa collegata, assumerebbe un valore diverso e sarebbe vista come una responsabilità di ognuno per il giusto equilibrio economico del paese. Le tasse ora sono pagate solo dalle categorie più deboli, da coloro che difficilmente sfuggono ai controlli in quanto, subiscono i prelievi direttamente alla fonte: (la legge fiscale, vigila nelle loro buste paghe e affonda le sue mani prima che esse pervengano ai legittimi proprietari). Se facessero veramente il loro dovere, andrebbero ad arrestare e a colpire gli interessi economici dei veri delinquenti, non darebbero ruoli da manager nelle aziende di stato quali:

le ferrovie, l’Enel, l’Alitalia, la Telecom, a cialtroni affiliati a questo o quel partito (sistema mafioso), pagandoli pure dopo un eclatante fallimento e accomodandoli alla porta elegantemente con una buona uscita perché prevista dal contratto, pari a quanto serve per sanare il sistema previdenziale (se mettiamo insieme tutti i soldi che sprecano, si può veramente sanare).

Non si imbatterebbero in assurde imprese come il ponte di Messina, la TAV, il MOSE e altre diavolerie che innescano costi, deturpano l’ambiente e non rientrano nelle richieste dei cittadini ma solo nelle esigenze di questo o quell’appalto o di questo o quel progettista, che tra le altre cose, ha già incassato la spettanza. Non hanno neanche concesso un corretto confronto con le parti sociali e con coloro che hanno evidenziato un rapporto costi, ricavi, benefit per i cittadini, assolutamente disparato e ingiustificato.

Ma piano qualcosa sta cambiando, movimenti indipendenti ed eterogenei come i comitati, muovono i loro passi svincolati dal sistema e dal controllo politico. Una quantità sempre maggiore di persone, sta aprendo gli occhi accorgendosi di essere presa in giro da una schiera di faziosi, di malandrini che, in simultanea, annunciano la mancanza di fondi per pagare le pensioni, modificando la legge ed alzando l’età pensionistica e intanto loro, godono del privilegio d’acquisizione rapida al “riposo post lavoro”, dopo quattro anni di legislatura. Cominciano a non credere più a chi parla di ambiente e non crea politiche concrete per dirigere i consumi energetici verso fonti di sviluppo eco sostenibili abbandonando rapidamente la dipendenza dal petrolio e quindi dal monopolista americano. Una dirompente presa di coscienza, ha risvegliato gli animi anche dei più refrattari alle problematiche sociali, che, delusi da quanto ogni giorno si manifesta, cominciano a muovere nuove primavere. È ridicolo e patetico al tempo stesso, osservare le azioni di un governo alla sbarra di un “indefinibile progetto esterno”, l’aria che tira, paventa azioni dipendenti da altre fonti con maggiore evidenza per quanto concerne la politica estera. Altri motivi che dissociano dall’ipotesi descritta, sarebbero ulteriormente demolenti per i politici coinvolti nello scempio nazionale, aggravando la loro posizione, con azioni che sfiorano il tradimento. Sono stati votati anche per ridurre le servitù militari (era tra le altre cose, un loro cavallo di battaglia nell’ultima campagna elettorale) e una volta a palazzo, danno il benestare all’ampliamento della base USA al Dal Molin di Vicenza, scaricando le responsabilità della scelta al governo precedente. Non c’è dubbio che la coalizione feudale antecedente, abbia avuto un ruolo determinante in merito, ma non è certo il modo di porsi innanzi a delle responsabilità, che mettono in discussione non solo la sicurezza dei vicentini ma incentivano il programma di destabilizzazione mondiale che gli Stati Uniti, con eccelsa maestria, stanno portando avanti, non certo esportando democrazia.

Oggi il gioco del potere globale, si vuole gestirlo con l’arroganza militare e qui non si tratta di fare antiamericanismo, questa è una parola “costruita” dai nostri buon temponi e ben pensanti politici, per ghettizzare e dare insulsamente da razzisti a coloro che hanno individuato la gravità del problema.

Partendo dal classico presupposto che “per il denaro alcuni uomini farebbero di tutto e tra questo tutto, venderebbero anche la propria madre”, è necessario individuare i responsabili con esattezza, per spiegare la nostra assoluta estraneità alla loro parentela. Dobbiamo far capire, che siamo giunti ad un punto dove devono per forza ascoltarci e invertire la rotta innanzi a certe scelte che hanno visto venir meno le esigenze della gente. Dobbiamo ricordare ai lor signori ciarlatani, che  noi non siamo i guitti della corte e che l’Italia non è un teatrino ma una Repubblica democratica, con un governo eletto dal suo popolo come legittimo rappresentante. Se quest’ultimo si svincola dal ruolo assegnatogli, va contro la legge e contro la costituzione e deve essere rimesso in discussione.

È chiaro che con questo rimettere in discussione, non si intende passare la palla agli intrallazzatori del feudo precedente ma di fare definitivamente chiarezza con coloro che dovranno farsi carico della gestione del paese, precisando che le regole esistono per tutti, politici compresi. I privilegi devono finire e i super stipendi devono essere ridimensionati drasticamente. Le colpe per i reati commessi ai danni della nazione e del popolo, vanno pagati senza sconti, soprattutto dai dirigenti preposti che dovrebbero dare il buon esempio. E che non si dica, che sta per nascere una nuova forma di “antipolitica”, così per creare un nuovo capo espiatorio da giustiziare al momento opportuno: il passato, se lo osserviamo con attenzione e non con ventosa superficialità come sovente capita, ci insegna che la cosa non è nuova.

Non dobbiamo mai smettere di credere nei comitati: il confronto, la parola democratica e civile, le idee proposte atte a migliorare la qualità della vita nel rispetto reciproco, sono i valori che ci differenziano da coloro che monetizzano tutto, anche le persone. Quando l’argomento contrastante ai no  Dal Molin sono i posti di lavoro a rischio dei dipendenti, significa che non sanno che pesci pigliare per giustificare lo scempio (quando chiuse la Lanerossi non ci fu un gran frastuono ed erano molti di più i posti di lavoro perduti, come mai le autorità non si sono così allarmate e schierate a favore degli operai?).

La collettività vicentina e non solo, tutta la popolazione italiana, deve sapere che il progetto è assurdo non solo per l’impatto negativo che lo stesso avrà nei confronti della città di Vicenza ma per l’intero paese il quale ospita altri siti destinati, a loro volta, ad ampliarsi e tutto questo per una politica di potere dove come servi ci adeguiamo. Con il costo di una sola bomba, che generalmente gli americani scaricano in testa alla gente, si potrebbe sfamare per un mese mezza Africa .

In Jugoslavia e in Iraq, ne hanno sganciate a migliaia “addizionate all’uranio impoverito” così chi non è morto sotto i bombardamenti, sta morendo ora di cancro ma… non ne parla nessuno.

Queste sono le motivazioni che dovrebbero realmente spingere i politici a fare il loro dovere, sempre che non condividano le azioni di guerra, di violenza inaudita che si stanno consumando in varie latitudini del mondo. Devono avere il coraggio di assumersi le responsabilità delle scelte o che dicano realmente come stanno le cose e che ruolo hanno assunto nel contesto della politica internazionale, giocando con la pelle dei propri cittadini.