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Uno spirito superiore, uno spirito diverso

di Mario Spinetti - 06/02/2007

 

“E’ beato colui che anche in seguito non avrà mai a pentirsi del suo attimo di vita” (J. G. Herder). Pochi esseri umani hanno trascorso la propria esistenza con verità, con intensità, con coerenza e senza compromessi rilevanti. Pochi esseri umani sono stati in grado di “ribellarsi” realmente allo status negativo delle ambiguità sociali o alle distruzioni verso la natura. Pochi esseri umani sono stati in grado di operare e di vivere senza utilizzare le situazioni a proprio vantaggio e a proprio interesse. Pochi esseri umani hanno guardato negli occhi la giustizia, la franchezza e la lealtà ed hanno gridato al mondo gli errori, i soprusi, le prevaricazioni e le distruzioni che il genere umano provoca di continuo a sé stesso e alla natura. Pochi esseri umani hanno universalizzato il proprio spirito e sono stati veramente liberi. Pochi esseri umani hanno avuto una visione unitaria dell’intero universo e finanche dell’infinito. Pochi esseri umani sono stati decisi nell’affermare il proprio pensiero e le proprie convizioni, giuste o sbagliate che siano state. Pochi esseri umani hanno detto “finché un uomo è in catene nessun essere umano è libero”“...la cosa più viva è la più selvaggia. Non ancora sottomessa all’uomo....” (H.D. Thoreau). Pochi esseri umani hanno combattuto realmente l’infinita battaglia per la conservazione della natura e per una società migliore. Pochi esseri umani hanno respirato l’essenza della vita ed hanno affermato che nella natura selvaggia è la salvezza del mondo........ Pochi esseri umani si sono chiamati Grey Owl (WA-SHA-QUON-ASIN, l’uomo indimenticabile che camminava di notte), John Muir, Henry David Thoreau, Robert Marshall, Aldo Lepold, Sigurd Ferdinand Olson, Arne Naess, Gary Steiner, Edward Goldsmith, Gregory Tah-Kloma, Dian Fossey, Chico Mendes, Pëtr Kropotkin, Michail Bakunin, Lev Tostoj, Rosa Luxburg, Vandana Shiva, Ernesto Che Guevara il più brillante personaggio del novecento almeno dal punto di vista sociale, più i nomi “sconosciuti” di coloro che hanno tributato la loro vita per la salvaguardia della natura e delle miserie umane (la lista dei “rivoluzionari” o meglio di tutti coloro che hanno dato un senso alla loro vita ed un risvolto pratico verso le tematiche socio/ambientali, non è certamente completa ma in ogni caso non sarebbe molto lunga). (Che Guevara) oppure

“I mortali abitano in quanto accolgono il cielo come cielo. Essi lasciano al sole e alla luna il loro corso, alle stelle lasciano il loro cammino, alle stagioni dell’anno le loro benedizioni e la loro inclemenza, non fanno della notte giorno, né del giorno un affannarsi senza sosta” (Heidegger, 1976).

Pochi esseri umani ci hanno fatto rendere conto della nostra mediocrità borghese fatta di piccolezze, di meschinità, di falsità, di superbia, di arrivismo e di vuote certezze. Scrisse Che Guevara in una lettera ai figli (in Bucellini, 1995):“Ai miei figli.

Carissimi Hildita, Aleidita, Camilo, Celia ed Ernesto.

Se un giorno leggerete questa lettera sarà perché io non ci sarò più. Quasi non vi ricorderete di me: i più piccoli non ricorderanno nulla. Vostro padre è un uomo che agisce come pensa e sicuramente è stato leale con le proprie convinzioni. Crescete come buoni rivoluzionari......

Soprattutto siate sempre capaci di sentire nel più profondo di voi stessi qualsiasi ingiustizia commessa contro qualsiasi persona, in qualsiasi parte del mondo. E’ la qualità più bella di un rivoluzionario ...... “.

Forse l’infinita battaglia per la conservazione della natura è una battaglia già persa in partenza, ma nulla e nessuno ci impedirà, parafrasando Rousseau, di gridare al mondo che il fossato è troppo profondo per uscirne fuori, ma eravamo stati fatti abbastanza forti affinché non potessimo cadervi!

“Quando non può più lottare contro il vento e il mare per seguire la sua rotta, il veliero ha due possibilità: l’andatura di cappa (il fiocco a collo e la barra sottovento) che lo fa andare alla deriva, e la fuga davanti alla tempesta con il mare in poppa e un minimo di tela. La fuga è spesso, quando si è lontani dalla costa, il solo modo di salvare la barca ed equipaggio. E in più permette di scoprire rive sconosciute che spuntano all’orizzonte delle acque tornate calme. Rive sconosciute che saranno per sempre ignorate da coloro che hanno l’illusoria fortuna di poter seguire la rotta dei carghi e delle petroliere, la rotta senza imprevisti imposta dalle compagnie di navigazione ... “ (Laborit, 1990).