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La cultura gay di Dolce&Gabbana non va più bene al progressista. Perché?

di redazionale - 03/03/2007

Avventure della correttezza

La correttezza politica è un’ideologia, dunque una falsa coscienza. E le toccano incidenti talvolta esilaranti, talvolta penosi. Dalla Spagna al nostro Senato della Repubblica, passando per i sindacati confederali e per Amnesty International, è rivolta aperta contro la campagna pubblicitaria invernale degli stilisti e promotori della cultura gay Dolce&Gabbana. Il manifesto incriminato, in cui un gruppo macho tiene in pugno distesa una donna che è ridotta a oggetto sofferente e desiderante, fa scandalo, deve essere ritirato, urgono le scuse in nome della dignità offesa di genere (quello femminile). Qui si allude alla violenza, dicono, se non allo stupro. Bene. Ma andiamo avanti. Quel manifesto non è isolato, è parte di una linea pubblicitaria nota, alla quale si possono tranquillamente aggiungere i calciatori unti e turgidi nelle loro mutande nere, in vetrina nello spogliatoio, o i corpi da macello sessuale dei ragazzini di Calvin Klein o una quantità di altre immagini simili, in cui sventola garrula la bandiera liberante del sessismo e della sua massima espressione commerciale, la ostentazione di corpi come segnale commerciale per la vendita di biancheria, pantaloni e altri oggetti del desiderio contemporaneo. Il sessismo, cari sindacalisti, cari moralisti zapateristi, cari senatori dell’Ulivo, è nell’ortodossia para religiosa della nostra epoca, è il sentimento guida, con o senza profilattico, nella versione gay e in quella eterosessuale, della nozione moderna e riscattata, emancipata, alla moda, di amore. Ora vi arrabbiate perché l’immaginazione gay oriented mette in scena per la clientela niente di meno che una postura di schiavitù femminile, in nome della libertà dell’amore rigorosamente separato dalla procreazione, dal dono di sé, dall’intento comunitario ed educativo di quel vecchio e allegro impasto umano chiamato famiglia. Ora ve la prendete con un immaginario promiscuo in cui la figura femminile evoca la debolezza espugnata e quelle maschili la logica sessista del branco, ma dovreste riflettere sul fatto che in una società defamiliarizzata, orgogliosamente consegnata alle trappole desideranti del libertinismo di massa, in un mondo in cui alla gente viene da ridere al solo sentire parole come castità, fidanzamento, matrimonio, amore coniugale, complementarità di uomo e donna, mutande e calzoni si vendono meglio così. La pubblicità di Dolce&Gabbana è provocatoria e volgare, questo è certo, ma perfettamente corrispondente alle vostre fisime libertarie, cari moralisti dell’ultima ora.