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Esperimenti chimerici

di redazione ECplanet - 04/03/2007

 


“Lion la testa, il petto capra, e drago la coda; e dalla bocca orrende vampe vomitava di foco...” (Iliade, VI, 223-225).

Suo padre fu Tifone, il cui corpo gigantesco culminava in cento teste di drago. Giace relegato sotto una delle isole vulcaniche della nostra terra (Ischia o la Sicilia), ancora fremente della rabbia che lo portò un giorno lontano a sfidare gli dei, a cacciarli dall'Olimpo e a ferire Zeus. Sua madre fu Echidna, la vipera, per metà donna bellissima e per metà orribile serpente maculato. Viveva in un antro delle terre di Lidia, cibandosi della carne degli sventurati viaggiatori. Chimera è solo uno degli esseri mostruosi generati da Tifone ed Echidna. Suoi fratelli furono Cerbero, cane infernale dalle tre teste, la famosa Idra uccisa da Eracle, e Ortro, feroce cane a due teste guardiano delle mandrie del gigante Gerione. Secondo un altra versione del mito, Chimera è frutto di un legame incestuoso tra Echidna e il figlio Ortro.

Molte e diverse sono le rappresentazioni iconografiche del mostro leggendario. Probabilmente ad Esiodo ("Teogonia") si ispirò l'artista che la raffigurò a Cerveteri con tre teste frontali, le cui due laterali di leone e di drago e la centrale di capra. All'Iliade invece sembra ispirato l'artefice della Chimera di Arezzo, leone davanti, capra sul dorso e serpente dietro. Chimera fu allevata dal re Amissodore, come un animale domestico, e per lunghi anni terrorizzò le coste dell' attuale Turchia, seminando distruzioni e pestilenze. Fu Bellerofonte, eroe da molti ritenuto figlio del dio Poseidone, a fermare le scorribande del mitico mostro. Con l'aiuto di Pegaso, Bellerofonte riuscì a sconfiggere Chimera: immerse la punta del giavellotto nelle fauci della belva in modo che il fuoco che ne usciva sciogliesse il piombo e uccise l'animale. Come già aveva fatto Perseo con Medusa, Bellerofonte seppe sconfiggere la creatura facendo sì che la sua forza si ritorcesse contro di lei.

I miti ci parlano, attraverso i simboli, di verità meta-storiche. La mitica "chimera" è un simbolo mimetico radicato nel pensiero ancestrale che ritorna in forme nuove ma in sostanza è sempre lo stesso. È contenuto nella parola stessa: Chimera prende il nome dal suo caratteristico aspetto, mostruoso, che la diversifica dai genitori. Chimera, in greco “Khimaira”, significa capra, il più selvatico tra i domestici e il più domestico tra gli animali selvatici. Ma significa anche, nell'accezione moderna: “immaginazione strana e senza fondamento, cosa non vera, che pare ma non esiste”, da cui derivano “chimerico”, qualcosa di irraggiungibile, e “chimerizzare”. Chimera è incarnazione di forze fisiche distruttrici, frutto di un rapporto incestuoso che rimanda ad Edipo, che i potenti cercano di addomesticare, sfidando gli dei, aspirando alla loro onnipotenza. Per molti è solo una fantasia, roba da fantascienza per il cinema e la letteratura. Per altri è un archetipo, fondante di cultura, ovvero di realtà. A riprova di quest'ultima ipotesi, ricercatori (criminali) di tutto il mondo stanno sviluppando chimere artificiali in laboratorio - animali incrociati con altri animali e con umani - con l'obiettivo di scoprire nuove fantomatiche cure o di creare organi per il fiorente mercato dei trapianti.

Lo scorso novembre, ricercatori del King´s College di Londra e del North East England Stem Cell Institute (NESCI) avevano chiesto l´autorizzazione alla Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA), l'Ente inglese che sopraintende alle procedure biologiche concernenti la fertilizzazione e gli esperimenti sugli embrioni, per procedere ad un esperimento chimerico: la creazione di un embrione chimera umano-bovino per produrre, da cellule umane adulte, staminali embrionali da clonare per lo studio di malattie neurodegenerative. L'ibrido sarebbe stato ottenuto prendendo una cellula uovo di mucca, svuotandola del suo nucleo e inserendovi quello di una cellula umana adulta prelevata da pazienti con malattie degenerative quali Alzheimer e Parkinson. L´ovulo verrebbe fatto sviluppare fino a raggiungere lo stadio di blastocisti. Dopo sei giorni, si estrarrebbero le staminali dall´embrione chimera che verrebbe fatto crescere al massimo entro il 14º giorno (lo stesso termine temporale previsto dagli inglesi per gli esperimenti sugli embrioni “tradizionali”) e poi distrutto.

L'obiettivo sarebbe quello di ottenere cellule staminali embrionali da sottoporre a clonazione contenenti le stesse mutazioni delle cellule umane malate. Verrebbero cioè ottenute staminali compatibili con l'individuo che si intenderebbe curare. La procedura viene chiamata “Somatic Cell Nuclear Transfer” (SCNT) per cui attualmente vengono usate cellule uovo umane che non hanno dato luogo alla fertilizzazione durante le procedure di fecondazione assistita. L'efficienza del metodo SCNT è molto bassa e dunque l'uso di chimere dovrebbe portare, nelle intenzioni dei ricercatori londinesi, a migliorare la tecnica senza usare embrioni umani. I ricercatori sottolineano che le cellule derivanti dalla tecnica SCNT sarebbero usate a scopo di studio e non per utilizzo terapeutico. Richieste simili sono giunte alla HFEA anche dall'Università di Newcastle, da parte dell'equipe del Dr Lyle Armstrong del North East England Stem Cell Institute e da Edimburgo da parte del gruppo del Professor Ian Wilmut (il creatore di Dolly). L'iniziativa, come ha scritto il sito web della BBC, secondo molti critici “non è etica e potenzialmente pericolosa”.

Nel frattempo, è nato il primo topo-chimera “umanizzato”, vulnerabile agli stessi virus che colpiscono in modo specifico l'uomo, come l'HIV o l'Epstein Barr che provoca la mononucleosi. Reagisce cioè come l'uomo agli stessi agenti infettivi che aggrediscono l'uomo. Il suo sistema di difesa da virus e batteri è stato infatti modificato, con tessuti e cellule staminali umane, dai ricercatori statunitensi delle Università del Texas e del Minnesota (l'esperimento è stato descritto nel numero di novembre della rivista Nature Medicine).

Il topo-chimera, a cui è stata affibbiata la sigla BLT, (acronimo dall'inglese Bone Marrow Liver Thymic, cioè midollo osseo, fegato, timo), a detta dei suoi creatori, sembra aver sviluppato un sistema immunitario identico a quello umano e perfettamente efficiente. “Questi topi-chimera umanizzati sono suscettibili a una grande varietà di virus specifici dell'uomo che in passato non sarebbe stato possibile studiare tanto facilmente”, ha dichiarato uno degli autori della ricerca, Victor Garcia, dell'Università del Texas. “Adesso gli scienziati hanno a disposizione un nuova possibilità' per studiare e sviluppare nuovi vaccini e nuovi farmaci per combattere malattie umane come tumori e Aids”.

LIBERISMO NEO-EUGENETICO

E veniamo alla notizia più recente: Il Times, il giornale che con più convinzione ha condotto la campagna per la creazione degli ibridi uomo/animale, ospitando il mese scorso l'appello di 45 scienziati, bioeticisti e politici - tra cui tre premi Nobel - che con toni accorati chiedevano di «non fermare la ricerca», ha annunciato trionfalmente: “In Inghilterra gli embrioni-chimera si faranno !”. Alla faccia della bioetica.

Quella del Times è ancora soltanto un'indiscrezione, lanciata nel dibattito pubblico per premere ulteriormente sul ministro della Sanità, Caroline Flint. Ma l'orientamento del governo inglese, che solo qualche giorno fà aveva annunciato di voler autorizzare anche la modificazione genetica degli embrioni umani, sembra chiaro: la Gran Bretagna è decisa a mantenere il suo ruolo di leader nel campo del liberismo neo-eugenetico; poiché, se entro qualche anno la sperimentazione sulle cellule staminali embrionali non avrà dato ancora nessun risultato, l'enorme rete di progetti di ricerca messa in piedi a livello internazionale si disgregherà, le aspettative dell'opinione pubblica si sgonfieranno, i flussi di denaro si indirizzeranno altrove, e il fallimento scientifico trascinerà con sé strutture e carriere.

L'obiettivo mitico e sfuggente, il Santo Graal che tutti inseguono, è la clonazione terapeutica, che sulla stampa viene in genere dipinta come una prospettiva concreta, che permetterà di curare molte malattie degenerative. In realtà, la tecnica del trasferimento nucleare, che si adotta sia per la clonazione terapeutica che per la creazione degli embrioni-chimera, non ha mai funzionato nell'uomo. Ogni volta che qualcuno ha annunciato di esserci riuscito ha dovuto poi ritrattare, oppure, come nel caso del coreano Woo-Suk Hwang, è stato ingloriosamente smascherato. È per questo che si vuole abbattere la frontiera naturale tra umano e non-umano: per incrementare le probabilità di successo della tecnica bisogna moltiplicare i tentativi, quindi diventa vitale disporre di un gran numero di ovuli, di mucca o di donna poco importa.

Nella gara tra i diversi gruppi di ricerca l'opinione pubblica gioca un ruolo cruciale; blandirla, orientarla, rassicurarla, è decisivo per ottenere i fondi. L'immensa pubblicità data alle speranze di cura associate alle cellule staminali embrionali è stata finora l'elemento vincente, ma le ultime novità, dalla compravendita degli ovociti umani fino agli embrioni Frankenstein, aprono squarci inquietanti sul nostro futuro. L'umano viene ridotto a un calcolo percentuale, un tasso variabile: è solo una qualità che può essere presente in misura diversa nelle creature indefinibili che usciranno dai laboratori.

Benché gli esperti si affannino a ripeterci che gli ibridi serviranno solo a scopi di ricerca, e dunque saranno rapidamente distrutti per ricavarne linee cellulari, il dubbio è lecito: se davvero si riuscirà a produrre gli embrioni-chimera, non ci sarà qualche scienziato che vorrà impiantarli nell'utero di una donna o magari di una mucca? Non sarà inevitabile scavalcare il limite successivo, e andare avanti nella manipolazione della vita umana? La risposta è unanime: naturalmente non sarà così, e la logica del piano inclinato, secondo cui una volta preso l'abbrivio si scivola insensibilmente verso il basso, è solo lo spauracchio con cui si vuole bloccare il progresso della scienza.

Eppure, l'ultimo numero di Nature, notissima rivista scientifica, si apre con un articolo che spiega chiaramente come quello che viene ritenuto un invalicabile limite etico, dopo un certo tempo è percepito come un ostacolo obsoleto. A dieci anni dalla nascita della pecora Dolly, la clonazione umana, universalmente condannata, comincia a diventare non solo un obiettivo possibile, ma secondo la rivista, addirittura inevitabile. La ricerca, insomma, non si può fermare, o almeno, non si può fermare da sola: se non ci sarà un movimento di opinione, se non saranno i governi democratici a riportare in equilibrio il piano inclinato, gli embrioni-chimera tra dieci anni saranno pura normalità.

Data articolo: febbraio 2007
Fonti: BBC, Il Giornale ("Embrioni uomo-animale, l’orrore è realtà", di Eugenia Roccella)

Istituzioni scientifiche citate e correlate all'articolo:

Human Fertilisation and Embryology Authority (HFEA)

The Institute of Stem Cell Biology and Regenerative Medicine

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