Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Truffa e Verdura

Truffa e Verdura

di Sabina Minardi - 05/03/2007


È alimentare l'ultima frontiera della contraffazione: frutta e verdura di provenienza estera, etichettate come italiane.


Frodi commerciali. Irregolarità sull'etichetta. Traffici di prodotti avariati. Spacciati come italiani e invece coltivati all'estero. Senza controlli su pesticidi e additivi. La pirateria alimentare è arrivata sulle nostre tavole

Se non ci sono più le stagioni di una volta, meglio dedicarsi a una coltura nuova, si sono detti i contadini della Pianura padana. E hanno cominciato a piantare arachidi: 250 ettari, a fini sperimentali, alla ricerca di nuove piante resistenti all'acqua. In quel momento, anche la concorrenza si è messa al lavoro. E a tempo di record, seguendo percorsi più accidentati di quelli delle carovaniere sulla via della Seta, è arrivata in Italia nell'attimo esatto in cui i produttori iniziavano la raccolta. Riversando sul mercato 20 mila chili di noccioline provenienti dalla Cina. Commercializzate come italiane. E sequestrate dalla Guardia di finanza.

È alimentare l'ultima frontiera della contraffazione:
frutta e verdura di provenienza estera, etichettate come italiane. Made in Italy fatto alla svelta nei porti. Clonazioni che non arretrano neanche davanti ai prodotti di qualità certificata. Pirati che anzi giocano col prezzo, alzando le pretese per meglio camuffarsi. E che scivolano alla svelta dai container, per confondersi, sfusi, sui banchi dei mercati.

Secondo le analisi della Coldiretti, è falso un prodotto su dieci.
Vale a dire una beffa da 18 miliardi, considerato che il settore in Italia, secondo produttore europeo di frutta e verdura, vale 180 miliardi di euro l'anno (il 15 per cento del prodotto interno lordo).

Come se non bastassero i finti parmigiani e le pseudomozzarelle,
taroccati con il tricolore in etichetta per essere venduti all'estero e infliggere alla nostra economia un colpo basso da 50 miliardi di euro (tanto è il fatturato mondiale delle imitazioni alimentari italiane), la contraffazione affila le sue armi. E sposta la sfida a casa nostra. Naturalizzando i falsi con tanto di documentazione.

Un fenomeno in crescita, sul quale i produttori stanno richiamando l'attenzione.

Fotografato ora e reso ancora più allarmante dalle cifre di chi è in prima linea per accertare illeciti nel comparto agro-alimentare: i carabinieri delle Politiche agricole, funzionalmente dipendenti dal ministro delle Politiche agricole e forestali. Secondo il 'Rapporto sull'attività 2006' appena elaborato, su 118 aziende controllate nel solo settore dell'ortofrutta, 149 sono state le violazioni accertate, 389 le persone segnalate all'autorità giudiziaria; 48 miliardi di euro l'ammontare dei contributi verificati, 21 le aziende proposte per la sospensione dagli incentivi europei.

"Ci siamo trovati di fronte a prodotti che fanno il giro del mondo prima di approdare in Italia", dice il comandante dei carabinieri delle Politiche agricole Pasquale Muggeo:

"Frodi commerciali. Irregolarità sull'etichetta. Megatruffe ai danni dell'Ue. Traffici di prodotti avariati".

Campioni della contraffazione, per frutta e verdure fresche, non sono i cinesi, anche se a livello europeo il 72 per cento dei prodotti taroccati proviene dalla Cina. In Sicilia è emergenza per la concorrenza sleale dei carciofi egiziani, che invadono il mercato confondendosi con quelli locali e deprezzandoli.

E così il prodotto, a furia di scendere di prezzo (secondo l'Ismea da 30 centesimi al chilo alla produzione nel gennaio 2006 ai 20 di quest'anno), ha trascinato in piazza i produttori. Nel frattempo, Catania, Caltanissetta e Palermo sono invase da carciofi che al mercato costano 10 centesimi l'uno: "Impossibile che siano siciliani", avvertono i coltivatori. E non sono i soli. Secondo il Rapporto dell'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari in Sicilia, nel 2006 l'indagine su prodotti con origine diversa da quella dichiarata ha portato a 23 irregolarità accertate, 12 contestazioni amministrative, 15 sequestri per 16 tonnellate di ortofrutticoli.

Sempre nell'isola, è periodicamente sotto assedio il pomodorino di Pachino, indicazione geografica protetta (igp) con bollino al solo prodotto coltivato, confezionato e sigillato nei territori di Pachino, Portopalo di Capo Passero e alcune zone di Noto e Ispica. Tra i tentativi di imitazione più frequenti, pomodorini illecitamente importati dall'Egitto o dal Marocco. A Vittoria, i carabinieri hanno sequestrato 3.600 scatoloni di pomodoro e sorpreso gli operai di un'azienda mentre sostituivano l'etichetta spagnola con quella dell'igp.