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Operazione "Borat". Ma gli italiani devono ridere a comando?

di Carlo Gambescia - 08/03/2007

 

E’ partita l’”Operazione Borat”. Borat chi? Il finto giornalista kazako dell’omonimo film, politicamente scorretto. E’ partita, ovviamente, con il placet della sinistra culturalmente corretta, quella mediatico-giornalistica. Insomma, la situazione è questa: prima i liberal, americani e poi italiani (vedi Repubblica e dintorni) hanno imposto il politicamente corretto: guai a parlare male delle donne, degli immigrati, delle minoranze, eccetera. Il che è anche giusto. Ci mancherebbe. Dopo di che, sulla scia di quel che è accaduto in America, dove il film ha avuto grande successo, è arrivato il contrordine: bisogna ridere di uno che insulta donne, immigrati e minoranze… Perciò, come diceva il famigerato Ferrini: gli italiani pur non capendo devono adeguarsi. E ridere a comando alla battute un po’ sceme del giornaliste simil-kazako…
E così subito l’anima liberal della sinistra ha mobilitato le sue truppe scelte: quelle dei comici e dei cabarettisti. La Littizzetto, completamente militarizzata, sul “Venerdì” di Repubblica, dichiara che lei ride solo con Borat. Al quale addirittura concederebbe un dopocena. E qui però, se fossimo in lei chiederemmo prima a Borat se è d’accordo. Perché diciamo la verità, la ragazza è intelligente, ma quanto a bellezza… E pure i kazaki non si accontentano di organismi che si limitino a respirare. Alcune pagine indietro Vittorio Zucconi, che non è un comico ma che spesso ce la mette tutta per diventarlo, ci spiega che il successo non conformista di Borat, in fondo ma proprio in fondo, è una risposta al militarismo di Bush. La solita vecchia storia, della risata che uccide il potente. Tuttavia il problema è che Borat, pare, non se la prenda con Bush…
Per fortuna sembra che gli italiani non siano accorsi in massa a vederlo. Meglio così. Aridatece “Totò e Peppino divisi a Berlino”…