Freud? Ha capovolto la psicologia e l’uomo.
di Francesco Agnoli - 08/03/2007
In alto piedi, genitali, inconscio, in basso testa, coscienza e ragione
Accanto alla pseudo-scienza darwinista,
la modernità, culturalmente malata di
riduzionismo, ha prodotto il pensiero di
Freud: fondato sull’idea cioè che l’uomo sia
un meccanismo, e come tale interpretabile,
anche a livello psichico, come lo è a livello
fisico. Effettivamente se Darwin avesse ragione,
e con lui materialisti, psicologia e psicoanalisi
sarebbero delle scienze “esatte”,
capaci di guarire l’uomo dalle sue depressioni,
nevrosi, tristezze, esattamente come il
chirurgo che, identificato il tumore, lo asporta.
Purtroppo, o per fortuna, così non è.
Freud parte anche dal materialismo darwiniano
per creare la psicoanalisi, cioè l’idea,
in soldoni, che la malattia psichica sia semplicemente
e pressoché sempre l’effetto di
una causa di natura sessuale. La psicologia,
che aveva sempre studiato ciò che sta in alto,
lo spirituale, diviene “psicologia dal basso”.
Freud capovolge l’uomo: in alto i piedi,
i genitali, l’inconscio, in basso la testa, la coscienza,
la ragione. Si inverte così ogni gerarchia
naturale, al fine di negare Dio, l’anima,
e, a livello umano, la figura simbolica
del Padre. Il viaggio esistenziale non è più
una conquista, un percorso, dall’Inferno al
Paradiso, ma una discesa verso l’Inferno, il
luogo in cui l’uomo si scopre solamente sessualità
malata e nevrotica.
Da Darwin Freud trae anche la convinzione
che l’uomo è solo “una bestia selvaggia
alla quale è estraneo il rispetto della
propria specie”. Come Marx riconduceva
ogni cosa, “scientificamente”, all’economia,
struttura di tutto, considerando morale, arte,
religione… come semplici sovrastrutture,
così Freud prende il sesso, le pulsioni sessuali,
egoistiche, aggressive, inconsce, per
fondare su di esse la totalità dell’uomo.
Oggi per fortuna la psicoanalisi è in crisi:
molti ne mettono in luce le deficienze e gli
inganni, e più nessuno cerca di spacciarla
per una scienza esatta. Eppure, nell’epoca
del positivismo, del “male di vivere”, del
materialismo darwinista e marxista, molti
credettero che il complesso di Edipo, il complesso
di Elettra, l’invidia del pene altrui, il
complesso di castrazione, l’interpretazione
dei sogni, i lapsus, le amnesie e quant’altro
fossero nientemeno che scienza, nel senso
più alto del termine. Zeno Cosini ha un rapporto
negativo col padre: per lo psicoanalista
è colpa del suo desiderio infantile di possedere
la madre. Umberto Saba, al contrario,
ha un pessimo rapporto con la madre: ha
un complesso di Edipo rovesciato, in quanto
ha introiettato la figura della madre come
figura paterna… Un po’ di sesso pruriginoso,
un po’ di perversioni, e tutto è spiegato,
dal pessimismo di Leopardi, alla noia esistenziale
di Marilyn Monroe.
L’importante, per il freudismo, simile al
fordismo, è nullificare l’uomo, non più re del
creato, “luogo” in cui la natura prende coscienza,
vertice della creazione, ma impasto
di istinti bestiali, pulsioni, desideri inenarrabili,
odii, riducibili in fondo, sempre, a
qualcosa di inconscio. Libertà, volontà, intelligenza,
responsabilità vengono accantonate,
escluse, private di dignità scientifica,
perché non quantificabili, non misurabili,
non riducibili alla pura materialità. “Libertas
fundata est in ratione”, scriveva san Tommaso,
nel “buio medioevo”: l’uomo di Freud,
in cui la ragione perde ogni importanza, ha
perso anche la libertà, perché è determinato.
Così la psicoanalisi si rivela in fondo
nient’altro che un capovolgimento della confessione
cattolica: un lettino, per distendersi
e rilassarsi, al posto di un inginocchiatoio,
per umiliarsi e rialzarsi. Un improbabile
esame dell’inconscio al posto del personale
e responsabile esame di coscienza. L’uomo
post freudiano non deve più fare i conti con
la sua coscienza, portatrice di una legge naturale
a cui si può o meno obbedire; non tende
al dover essere, al bene, al vero, al giusto;
al contrario deve solo portare le pulsioni
vergognose e inconsce che lo esauriscono a
livello conscio, per accettarle, e sacralizzarle.
“L’uomo non deve lottare per eliminare i
suoi complessi, ma per accordarsi con loro”.
Veniamo ai Dico: non sono forse la morte
freudiana di ogni senso di responsabilità?
Se Freud ha ragione, “un uomo può essere
rappresentato dai suoi genitali”, che, si sa,
sono instabili e capricciosi, come i Dico.