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Dea Madre (recensione)

di Giancarlo Ligabue, Gabriele Rossi-Osmida - 11/03/2007

Fonte: electa

A CURA DI: Giancarlo Ligabue, Gabriele Rossi-Osmida
EDITORE: Electa
PAGINE: 300
ILLUSTRAZIONI: 350
PREZZO: 70 euro
ANNO EDIZIONE: 2006
IN LIBRERIA: febbraio 2007
 
 
 
 
A febbraio 2007, in libreria per Electa il volume Dea Madre, che fa il punto su un ricorrente tema antropologico: il culto della Dea Madre.
Intorno agli anni Quaranta, cominciò ad affermarsi un nuovo indirizzo di indagine archeologica, basato sull’interpretazione dei miti più antichi, come memorie cifrate in attesa di decodifica. Alcuni studiosi scelsero di affrontare l’argomento della Dea Madre, dibattuto e controverso fin dal 1861, da quando Bachofen coniò questo termine ipotizzando l’esistenza di un’epoca patriarcale basata su un sistema ginecocratico. Il volume nasce dall’esigenza di considerare le differenti posizioni assunte da archeologi, mitologi ed etnologi, escludendo per la complessità del tema posizioni di generalizzazione o categoriche. I curatori del volume ritengono che il culto di una Grande Dea della fertilità sia esistito in momenti storici e in aree geografiche particolari.
Per contribuire a una serena rivisitazione di questo appassionante argomento, il libro si correda di una serie di documenti archeologici inediti messi a disposizione dal Centro Studi Ricerche Ligabue di Venezia. Attraverso qualificati interventi specialistici, si focalizzano le posizioni precostituite, pro e contro, e si misura fino a che punto e fino a quando il mito di una Grande Dea abbia orientato alcune delle più antiche culture in diverse regioni geografiche.
Nelle pagine di questo volume il tema della donna, o più precisamente della Madre, come mito maggiore, viene anzitutto recuperato dalla filosofia, nella molteplicità delle sue espressioni. Da qui si inizia per ripercorrere le tappe fondamentali del suo sviluppo, partendo dalla preistoria e dalla protostoria per poi addentrarsi nel nuovo mondo del retroterra elamita: il Trans-Elam e i suoi prolungamenti lungo i margini dell’Asia Centrale, dalla Battriana al Turkmenistan, passando per l’affascinante Margiana con i suoi palazzi del tutto inattesi e la sua arte pervasa da un profondo senso dell’umano. Infine, a conclusione, si raggiungono le terre dell’America precolombiana.
Queste le linee direttrici di un’opera che cerca di coordinare i risultati più diversi, tecnici ma anche artistici, e i nuovi documenti archeologici, con un metodo d’approccio divulgativo.
Sommario
Considerazioni di un “vecchio archeologo” sulla Dea Madre
Pierre Amiet
Sulle Origini della Dea Madre
Giancarlo Ligabue
Paleolitico
Le “Veneri” paleolitiche e l’alba dell’anima
Giancarlo Ligabue e Gabriele Rossi-Osmida
La “Venere di Chiozza”
Roberto Macellari
Documenti di arte paleolitica
L’epoca delle Grandi Dee: dal Neolitico all’età del Bronzo
Le Grandi Dee dell’Elam
Pierre Amiet
La “Grande Madre” e la nascita di Afrodite
Jacqueline e Vassos Karageorghis
Uno sguardo alle figurine della Sardegna prenuragica
Alessandro Usai
L’ultima scoperta: la statuina neolitica di Vicofertile
Maria Bernabò Brea
Su alcune statuette preistoriche conservate al Museo Archeologico di La Valletta (Malta)
Suzannah Depasquale
Documenti. Dal Neolitico all’età del Bronzo
Il tramonto delle Grandi Dee
Le Dee dell’altopiano iranico e della Battriana
Sylvia Winkelmann
Turkmenistan: le dee delle oasi
Gabriele Rossi-Osmida
Documenti. Bactria
Sudamerica
Più donne che Dee nell’America Precolombiana
Davide Domenici
Documenti. America Precolombiana
Postfazione
Alle Madri
Massimo Cacciari
Giancarlo Ligabue, fondatore e presidente del Centro Studi Ricerche Ligabue, è noto soprattutto per aver scoperto il grande cimitero di dinosauri di Gadoufaoua nel Sahara nigerino. Ma Ligabue non è solo un paleontologo, è anche un apprezzato studioso di etnografia e di archeologia che per anni si è occupato dei grandi miti, in particolare di quello della Dea Madre. Ultimamente il suo nome è legato alla focalizzazione di una nuova cultura da lui chiamata Civiltà delle Oasi, cerniera di scambi artistici e culturali tra l’Asia e l’Europa nel corso del III e II mill.a.C.
Gabriele Rossi Osmida, archeologo e giornalista, honor professor all’Accademia di Stato di Ashgabat, da oltre dieci anni dirige le missioni in Turkmenistan promosse dal Centro Studi Ricerche Ligabue con il patrocinio del Ministero Affari Esteri. Nell’oasi di Adji Kui ha recentemente messo in luce una cittadella fortificata del III-II mill.a.C. che ha restituito centinaia di statuette legate al culto di una Dea Madre.
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