Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Hai 1 prodotto nel carrello Carrello
Home / Articoli / I parlamentari italiani sono i più pagati d'Europa

I parlamentari italiani sono i più pagati d'Europa

di Elisabetta Povoledo - 13/03/2007

 



 

Per certi versi i parlamentari italiani sono i più produttivi d'Europa. Dalla Seconda Guerra Mondiale ad oggi, essi hanno generato – e sepolto – 60 governi. La scorsa settimana hanno quasi fatto altrettanto con il governo di Romano Prodi, il quale è sfuggito a stento alla sepoltura politica. Tuttavia persino questo primato non sembra giustificare i loro alti stipendi: essi guadagnano di più dei loro colleghi europei e hanno esteso tale generosità praticamente a chiunque sia stato eletto qui.

I parlamentari italiani guadagnano circa 16.000 euro, equivalenti a 21.000 dollari, al mese, cifra che comprende una somma giornaliera e stanziamenti per i membri del loro staff, anche se non ne hanno. In Francia i membri dell'Assemblea Nazionale percepiscono un po' meno di 7.000 euro al mese, compresa un'indennità per l'alloggio. In Svezia i membri del Riksdag devono accontentarsi di 5.000 euro.

(Il contrasto è ancora più stridente al Parlamento Europeo di Bruxelles, dove l'indennità mensile dei politici italiani è la più alta: ben 11.109 euro, mentre i tedeschi percepiscono 7.009 euro e gli spagnoli 2.914 euro. I rappresentanti della Lituania sono quelli che guadagnano meno di tutti: i loro 4.085 lita equivalgono ad appena 1.183 euro, in base alle statistiche fornite dall'ufficio del Parlamento che si occupa delle relazioni con i media.)

“Non si tratta solo del fatto che i parlamentari italiani percepiscono ingenti somme di denaro, vi è anche stata una moltiplicazione del numero dei funzionari nominati”, ha affermato Cesare Salvi, senatore dei Democratici di Sinistra, riferendosi ai numerosi rappresentanti del governo.

Quasi 150.000 persone in Italia sono pagate per lavorare nell'interesse del bene pubblico. Ci sono 78 rappresentanti del Parlamento Europeo, 945 membri del Parlamento (315 senatori e 630 membri della Camera dei Deputati), e rappresentanti delle amministrazioni regionali, provinciali, locali e municipali.

Ma il numero cresce fino a quasi 430.000 quando si considerano anche i consulenti a pagamento e gli incaricati politici, ha sottolineato Salvi nel 2005 in “Il costo della democrazia,” che ha scritto con Massimo Villone, un altro senatore di sinistra. Secondo i suoi calcoli i funzionari eletti e i finanziamenti ai partiti politici verrebbero a costare almeno un miliardo e ottantacinque milioni di euro all'anno.

Salvi e Villone hanno preparato vari disegni di legge per porre un freno alla macchina politica italiana. “Devo dire di essere alquanto pessimista”, ha affermato Salvi. Egli ha fatto notare che una misura da lui proposta per ridurre gli stipendi, in occasione del dibattito sul bilancio avvenuto a dicembre, è stata respinta.

Paragonate alle retribuzioni del settore privato, le buste paga dei rappresentanti elettivi possono essere definite cospicue. Ad esempio secondo Eurostat, l'ufficio statistico dell'Unione Europea, nel 2003 lo stipendio lordo annuale medio in Italia ammontava a meno di 22.000 euro.

“Sono strapagati e non c'è molto che giustifichi quello che guadagnano”, dice dei parlamentari del suo paese Daniela Corbisiero, che gestisce un bar a Roma.

“Alla fine noi paghiamo per tutto”, attacca, alludendo alle guardie del corpo e alle berline con autista. “I politici dovrebbero curare gli interessi del proprio paese, ma mi sembra che invece badino più ai propri interessi personali”.

Secondo Gustavo Piga, professore di economia presso l'Università Tor Vergata, il vero motivo di preoccupazione è il messaggio che i giovani ricevono dai loro parlamentari riguardo l'intoccabile settore pubblico. “È come se stessero dicendo: entrate in politica, è il lavoro pagato meglio per il minimo sforzo”, afferma.

Facendo riferimento al malessere pubblico nel discorso che ha preceduto il voto di fiducia al Senato del 28 febbraio, che ha ottenuto, Prodi ha riconosciuto che ridurre i costi del governo era fondamentale per costruire il consenso degli elettori. “Questo è uno dei punti fondamentali della nostra credibilità,” ha asserito. “Non possiamo chiedere ai cittadini sacrifici né la diminuzione della spesa pubblica, se non cominciamo a prendere decisioni che ci riguardano.”

Il suo governo, ha detto, ha già ridotto del 30 per cento l'indennità dei ministri, inclusa la sua. Ma, ha aggiunto, “non abbiamo ancora fatto abbastanza”.

Tuttavia alcuni esperti sostengono che tagliare gli stipendi del governo è una goccia in un oceano di problemi più seri. “Per me è inutile e demagogico”, afferma Pigas, professore di economia. Ammette che il messaggio etico che un tale taglio trasmette è positivo, “ma iniziare dalle cose di minore importanza non risolverà i problemi dell'Italia”.

di Elisabetta Povoledo, da International Herald Tribune - traduzione per Megachip di Eleonora Iacono

da International Herald Tribune