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Albrecht Durer in Italia

di Gianni Franceschetti - 16/03/2007




La meraviglia che assale il visitatore della grande mostra allestita nelle sale delle Scuderie del Quirinale nel vedere, allineate assieme alle opere dei tanti maestri inarrivabili oltre quelle di Durer, anche quelle di un artista, forse perché non ancora bene approfondito dalla storiografia dell’arte, come Jacopo de’ Barbari (Venezia 1460-1516 circa), trova la sua giustificazione proprio nel fatto che da lui, in Germania e nei Paesi Bassi ove l’artista italiano lavorava, ha imparato l’anatomia del corpo e la teoria delle proporzioni e ad amare la pittura italiana.
A fare corona alle grandi opere di pittura e grafica del maestro di Norimberga quindi sono celeberrime opere di pittura, incisione e scultura di grandi maestri italiani dell’epoca ai quali Durer ha guardato ed imparato, come Raffaello Sanzio, Andrea Mantegna, Antonio del Pollaiolo, Leonardo da Vinci, Lorenzo di Credi, Giovanni Bellini, Andrea Verrocchio, Jacopo Pontormo, Andrea del Sarto, per non dire che dei maggiori, unite a quelle di artisti del Cinque e Seicento italiano che invece a lui si sono riferiti sia quando venne in Italia sia attraverso la diffusione delle sue stampe, come Lorenzo Lotto, Marcantonio Raimondi, Benvenuto Tisi detto Il Garofolo, il Vignola, Jacopo Bassano, Giuseppe Cesari, Michelangelo Merisi detto Il Caravaggio, Simon Vouet, Annibale Carracci, Guido Reni, Orazio Gentileschi, Il Sassoferrato, e Giovanni Morandi e Nicolò Tornioli e Carlo Maratta.
La rassegna presenta più di 200 opere, delle quali 20 dipinti, 10 acquerelli, 33 disegni, 58 stampe originali sono di Durer, mentre 3 dipinti sono di controversa attribuzione e altre 80 e più, che comprendono non solo quadri ma anche sculture e bassorilievi di autori italiani ma anche qualche reperto antico. Donde si deduce che” da una parte le teorie artistiche e l’arte italiana contribuirono in modo fondamentale alla formazione della specificità dello stile di Durer, mentre dall’altra, attraverso la diffusione delle sue famose stampe e pubblicazioni, egli offrì agli artisti del Cinque e Seicento una ricca miniera di ispirazioni, diventando uno dei pilastri della cultura figurativa italiana”. Questo influsso però, nel Sette e Ottocento declinerà in modo evidente almeno fino all’inizio del Novecento quando De Chirico, Sironi, Clerici ed altri, riscopriranno l’artista tedesco.
Questo accostamento di due maestri del pensiero e della cultura artistica offre l’occasione unica per conoscere sia l’eccezionalità della figura di Durer che quella, altrettanto eccezionale, dei tanti geni italiani presenti in mostra con l’esibire una panoramica dell’arte dei tre secoli nei quali Rinascimento e Umanesimo si sono espressi in Europa al più alto grado ponendosi come quella stagione artistica, e non solo, che ha marcato a fuoco indelebilmente, tutta la cultura.
Se le stampe di Durer, che sono di una sublime tecnica e poetica, sono state fonte di ispirazione di tante opere, anche italiane, non significa che da noi ci si limitasse ad esse perché la forte tradizione da noi esistente aveva radici tali da non dover ricorrere a nessuno anche se un alito nuovo può sempre corroborare e aprire nuovi orizzonti tingendoli di quello che altre civiltà e altre personalità possono suggerire. Di qui l’importanza del norico Durer per un artista mediterraneo e viceversa quella italiana per lui che ha saputo accogliere quanto già era stato grande. Grazie a questo contatto il tedesco ammorbidì le brume nordiche al sole della cultura e del clima di una nazione che possedeva tale una sua specifica qualità di immagini, di pensiero e artistica da non poter essere obliata.
Proprio per questo Durer viene sicuramente in Italia tra il 1505 e il 1507, dopo, secondo certa critica, il primo viaggio del 1495, fatto per sfuggire alla peste o per affinare la sua arte e visita Venezia, Padova e Bologna, senza escludere pare Roma, Milano e Firenze. In Laguna conosce Giovanni Bellini dal quale apprende a superare il tardo gotico che ancora contraddistingueva le sue opere ed approda ad una pittura più matura e riflessa nella stagione rinascimentale italiana.
Tornato in Germania, acquista nuova fama perché dipinge quadri perfetti.
Nei quali eccelle la sua pittura del vero più che quella del bello, (Durer diceva “Che cosa però fosse la bellezza io non lo so – dobbiamo avere molta attenzione che la bruttezza non si intrecci da sola nella nostra opera), che è caratteristica precipua degli italiani.
Il maestro possedeva quella cultura umanistica che aveva assorbita da Erasmo da Rotterdam, Philipp Melanchton, Luthero e Pico Della Mirandola ed altri con i quali aveva approfondito studi di cosmografia, astrologia, religione, (“Era talmente religioso che in uno degli “autoritratti” assimilò se stesso nel volto di Cristo), prospettiva con Agostino da Lodi, proporzioni delle lettere perfette con Luca Pacioli e architettura con Alberti, fino ad assumere quella personalità di genio universale che lo accostava a Leonardo da Vinci.
La produzione grafiche in cui egli eccelle con una tecnica raffinata mostra la sua sconfinata inventiva e con essa, più che con la pittura nelle quale raggiunse però altezze mirabili, confermò il suo incommensurabile talento.
Una per tutte citiamo, prescindendo dai riferimenti alchemici, la sua celeberrima “Melanconia”, non escludendo le altre soprattutto “I quattro Cavalieri” e il conosciutissimo “ “Il cavaliere, la morte e il diavolo”, nella quale esprime l’ansia e il timore che l’umanità sia pervasa dall’estremo pericolo della follia a causa dell’imperversare delle guerre, delle controversie religiose, della difficoltà di comunicazione tra i popoli e la frustrazione conseguente che poteva portare alla perdita della ragione, che egli temeva come un abisso nel quale l’umanità si sarebbe ineluttabilmente perduta.
Un capitolo a parte, ma non avulso dalla produzione pittorica di Durer, sono i suggestivi acquerelli, che presentano una tecnica talmente soffusa di poesia da dare netta la percezione di quanto sapesse amare la natura, di quanto il paesaggio italiano “Il paese dei Limoni” lui lo chiamava, avesse inciso sulla sua sensibilità. Ammirando quelle delicate pitture all’acqua, sentiamo eccellere quella sapienza e quella sensibilità che aveva scosso il suo animo tedesco con la magia dell’atmosfera, la delicatezza delle tinte, la dolcezza del paesaggio, lo spazio luminoso, le architetture, le montagne corpose ed evanescenti. E’ in questi acquerelli che egli trasforma il tutto in un’armonia di tinte e di figure attraverso sapienti velature che fanno emergere ciò che è nascosto creando una nuova seduzione che fa cantare l’anima.
“Esaltare la natura come creazione divina, scoprirne la verità e indagare scientificamente le forze e le proporzione che costituiscono i vari aspetti del micro-macrocosmo, era per Durer il compito fondamentale del suo operato, svolto con il massimo dell’oggettività possibile” dice Cristina Hermann Fiore. Ciò avviene negli acquerelli che testimoniano la meraviglia che pervase la pupilla e lo spirito dell’artista a contatto con la natura armoniosa e il largo respiro del paesaggio italiano.
Questo però non deve permettere di dimenticare la eccezionali xilografie nelle quali Durer si mostrò grandissimo maestro ed ove dilagano effetti luministici e chiaroscurali senza precedenti che inducono al visionario concetto di spazio cosmico trasformato nel pathos che corre su quelle linee incise, fino a dare una dimensione diversa del soggetto trattato, con riferimenti ripetuti alle sue aspirazioni e timori spirituali vissuti all’ombra emotiva della riforma luterana che da sempre hanno caratterizzato il suo operato.
Sommo artista Durer, nei suoi trentacinque anni di pittura seppe, con inusitata valenza artistica, fondere la mentalità nordica, fatta di accurata meticolosità, raffinato mestiere e alta fantasia, con la trasognata dolcezza dell’anima italiana recepita nel suo fastoso mondo formale e intellettuale contesto di sentimento e di cultura che si esaltava nel cromatismo aulente e nelle sue geniali espressioni artistiche. Con l’avvento e l’opera di Durer, ebbe inizio il grande rinascimento tedesco.