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Senz'acqua

di Antonio Maria Mira - 17/03/2007

 

Emergenza siccità Allarme in Italia Dalla Valle d'Aosta a Chieti, dal lago di Garda all'Arno, la mancanza di precipitazioni fa prevedere una primavera e un'estate difficili in città e nelle campagne. Già avviati i razionamenti

 

A a Chieti l'acqua è già razionata e in mezza città ogni notte, dalle 23 alle 6, i rubinetti restano a secco. A Campobasso il Comune ha comunicato che le sorgenti dalle quali la città si approvvigiona hanno avuto una riduzione della portata del 61% rispetto allo scorso anno, e per questo invita i cittadini ad un uso più razionale dell'acqua. Ad Ascoli Piceno il Consorzio intercomunale ha dichiarato il "codice arancio", il penultimo livello di allerta per scarsità d'acqua. A Frosinone, l'Acea-Ato 5 che gestisce la distribuzione idrica, dal 12 febbraio ha avviato un programma di rotazione dei turni: insomma, anche qui rubinetti a secco. Dal 13 gennaio l'Acquedotto pugliese ha ridotto la pressione nelle reti di distribuzione in tutta la regione, dal pomeriggio al mattino successivo, a causa della forte riduzione delle disponibilità idriche. La portata nelle dighe della Compagnia Valdostana delle acque registra un 16% in meno rispetto alle medie degli ultimi cinque anni. In Toscana è stato costituito un "tavolo dell'acqua" permanente per monitorare la disponibilità idrica e per garantire l'approvvigionamento di acqua potabile. E, come segnala l'Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi), soffrono anche laghi e fiumi. Il livello del Garda è di 63 centimetri sullo zero idrometrico contro una media di 90; quello del lago d'Iseo è a -40 centimetri; l'Adige ha una portata di 63 metri cubi al secondo (mc/s) contro una media stagionale di 90-100; gli invasi in Puglia sono vuoti del 30-40% rispetto allo stesso periodo del 2006. E l'Autorità di bacino dell'Arno lancia l'allarme: alla stazione di Sabbiano, all'interno della regione, la portata del fiume è di appena 9,7 mc/s, contro gli 11,8 del 2006 e i 17,5 del periodo 1981-2005. Tutto questo ben prima della stagione estiva. Il motivo? Così lo spiegano gli esperti del Dipartimento della Protezione civile nella recente "Nota sull'evolversi della situazione idrologica in Italia ai fini della prevenzione delle crisi idr iche": «Nel periodo settembre 2006-febbraio 2007 l'Italia è stata interessata da una generalizzata carenza di precipitazioni e da temperature ben superiori alle medie stagionali; tale situazione meteo-idrologica è stata sicuramente anomala se confrontata con le caratteristiche climatologiche proprie del periodo ed in particolare con i valori normali storici di precipitazione cumulata dei corrispondenti mesi». Inoltre, «l'esiguità della copertura nevosa attualmente presente sull'arco alpino, induce ad attendersi nei prossimi mesi primaverili deflussi ridotti in raffronto a quelli degli anni scorsi». Che cosa dobbiamo dunque attendere per i prossimi mesi? Tempi duri e molta sete. Infatti, avvertono gli esperti, «tenuto in debito conto che le previsioni meteorologiche stagionali valutano come più probabili per il prossimo trimestre (marzo-aprile e maggio) apporti pluviometrici nella norma stagionale, con temperature di 1-2 gradi superiori alla media, non ci si può attendere un sufficiente recupero dei deficit ad oggi registrati». In conclusione, «il deficit complessivo settembre 2006-febbraio 2007 ad oggi si attesta su valori mediamente dal 20 al 40% inferiori ai valori medi del periodo, ma con estese aree del versante orientale settentrionale e centrale che registrano punte di deficit fino al 50-60%, con l'eccezione significativa della Sicilia in cui gli scarti di precipitazione cumulata sono complessivamente positivi». A tale scarsità di precipitazioni non sembrano poter supplire neanche le riserve idriche ad oggi cumulate nei nevai alpini ed appenninici, fondamentali per la regolazione primaverili di alcuni bacini, in primis quello del Po e dell'Adige. Le foto da satellite allegate al documento sono chiarissime. «Il manto nevoso disponibile ad oggi ricopre circa un terzo del territorio coperto l'anno scorso nel mese di febbraio e con altezze dei campi di neve pari a circa la metà rispetto a quelle presenti l'anno scorso. Sull'arco alpino sono presenti mediamente 10 -60 cm contro i 25-150 dell'anno scorso». Quali saranno le conseguenze? «Al momento non sono ancora segnalate situazioni di particolare criticità sia per quanto riguarda l'approvvigionamento idropotabile, che per il comparto irriguo; tuttavia, sulla base del confronto dei dati idropluviometrici e di disponibilità idrica con gli anni precedenti e con le serie storiche, si ritiene molto probabile che l'inizio della stagione irrigua (ultima decade di maggio-prima decade di giugno) caratterizzata da una notevole richiesta di risorsa, possa essere associata a situazioni di criticità, in particolare modo per ciò che concerne gli usi irrigui e alcune situazione di fragilità strutturali delle reti idropotabili quali quelle dell'area di Ferrara». Analogamente a quanto avvenuto nel 2003 e nel 2006, «potrebbero essere interessate in modo particolare le colture delle regioni Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto». In altre parole, un'estate difficile dal punto di vista idrico.