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Home / Articoli / J’accuse di René Girard. Le idee spietate di un grande pensatore

J’accuse di René Girard. Le idee spietate di un grande pensatore

di Giulio Meotti - 20/03/2007

Gli intellettuali sono castratori di significato: “Dopo il linguaggio stanno

decostruendo l’uomo”. Microeugenetica, un sacrificio umano. “La sessualità

è il problema, non la soluzione”.

 

Nonostante gli ottantaquattro anni,

René Girard non ha perso niente della fibra

di pensatore radicale, quasi terminale. Sta lavorando

a un nuovo saggio su Karl von Clausewitz.

Autore di opere capitali del pensiero

contemporaneo come “La violenza e il sacro”

e “Il capro espiatorio”, eletto fra i quaranta

“immortali” dell’Académie française, René

Girard è il più grande antropologo vivente insieme

a Claude Lévi-Strauss. In questa intervista

al Foglio, Girard torna su quella che ha

definito “la grande questione antropologica

del nostro tempo”. Apre con una domanda:

“Può esserci una antropologia realistica che

precede la decostruzione? In altre parole: è

lecito e ancora possibile affermare una verità

universale sul genere umano? L’antropologia

contemporanea, strutturalista e postmoderna,

nega quest’accesso alla verità. Il pensiero

attuale è la castrazione del significato. Sono

pericolosi questi tentativi di mettere in discussione

l’uomo”. E’ questa l’origine, secondo

Girard, dello “skandalon” della religione

nell’epoca della neosecolarizzazione. “A partire

dall’illuminismo, la religione è stata concepita

come puro non sense. August Comte

aveva una teoria precisa sull’origine della verità

e il suo intellettualismo ottocentesco ricorda

molto quello in voga oggi. Comte diceva

che ci sono tre fasi: religiosa, che è la più

puerile; filosofica e infine scientifica, la più

vicina alla verità. Oggi nel discorso pubblico

si mira a definire la ‘non verità’ della religione,

indispensabile invece per la

sopravvivenza della

specie umana. Nessuno

si domanda quale

sia la funzione della

religione, si parla solo

di fede: ‘Io ho fede’.

Ma poi? La teoria rivoluzionaria

di Charles

Darwin sperava di

aver dimostrato l’inutilità

di una istituzione

antica quindicimila anni

come la religione.

Oggi ci si prova nella forma del caos genetico

enunciato dal neodarwinismo. Si prenda uno

scienziato come Richard Dawkins, è un pensatore

estremamente violento e vede la religione

come qualcosa di delinquenziale”. La

religione ha una funzione che va oltre la fede

e la veridicità del dono monoteista: “La proibizione

dei sacrifici umani. Il mondo moderno

ha deciso che è la proibizione il non sense.

La religione è tornata a essere concepita

come il costume del buon selvaggio, uno stato

primitivo di ignoranza sotto le stelle. La religione

è invece necessaria a reprimere la

violenza. L’uomo è una specie unica al mondo:

l’unica che minacci la propria sopravvivenza

attraverso la violenza. Gli animali durante

la gelosia sessuale non si uccidono a vicenda.

Gli esseri umani sì. Gli animali non conoscono

la vendetta, la distruzione della vittima

sacrificale legata alla natura mimetica

delle moltitudini plaudenti”. Oggi si accetta

solo una definizione di violenza come pura

aggressione: “E’ perché si vuole renderla innocente.

La violenza umana è invece desiderio

e imitazione. Il postmodernismo non riesce

a parlare di violenza: la pone fra parentesi

e semplicemente ne ignora l’origine. E con

essa la verità più importante: la realtà è da

qualche parte accessibile”.

René Girard proviene dal radicalismo

francese. “Mi sono riempito la testa con le pagliacciate

e il semplicismo mediocre e stupido

dell’avanguardia. So bene quanto la negazione

postmoderna della realtà possa condurre

al discredito della domanda morale dell’uomo.

L’avanguardia un tempo relegata in

ambito artistico oggi si estende a quello scientifico

che ragiona sull’origine dell’uomo. In

un certo senso, la scienza è diventata una

nuova mitologia, l’uomo che crea la vita. Così,

ho accolto con grande sollievo la definizione

di Joseph Ratzinger di ‘riduzionismo biologico’,

la nuova forma di decostruzione, il mito

biologista. Mi ritrovo anche nella distinzione

dell’ex cardinale fra scienza e scientismo”.

L’unica grande differenza fra l’uomo e la

specie animale è la dimensione religiosa. “E’

questa l’essenza dell’esistenza umana, è l’origine

della proibizione dei sacrifici e della

violenza. Dove si è dissolta la religione, lì è

iniziato un processo di decomposizione. La

microeugenetica è la nuova forma di sacrificio

umano. Non proteggiamo più la vita dalla

violenza, schiacciamo invece la vita con la

violenza. Per cercare di appropriarci del mistero

della vita a nostro beneficio. Ma falliremo.

L’eugenetica è il culmine di un pensiero

iniziato due secoli fa e che costituisce il più

grande pericolo per la specie umana. L’uomo

è la specie che può sempre distruggere se

stessa. Per questo ha creato la religione”. Oggi

ci sono tre aree in cui l’uomo è in pericolo:

nucleare, terrorismo e manipolazione genetica.

“Il Ventesimo secolo è stato il secolo del

classico nichilismo. Il Ventunesimo sarà il secolo

del nichilismo affascinante. Aveva ragione

C. S. Lewis quando parlava di ‘abolizione

dell’uomo’. Michel Foucault aggiunse che l’abolizione

dell’uomo sta diventando un concetto

filosofico. Non si può più parlare oggi

dell’uomo. Quando Friedrich Nietzsche annunciò

la morte di Dio, in realtà stava annunciando

la morte dell’uomo. L’eugenetica è la

negazione della razionalità umana. Se si considera

l’uomo come mero e grezzo materiale

da laboratorio, un oggetto manipolabile e

malleabile, si può arrivare a fargli qualsiasi

cosa. Si finisce per distruggere la fondamentale

razionalità dell’essere

umano. L’uomo non può

essere riorganizzato”.

Secondo Girard, oggi

stiamo perdendo di vista

anche un’altra funzione

antropologica, quella del

matrimonio. “Una istituzione

precristiana e valorizzata

dal cristianesimo.

Il matrimonio è l’indispensabile

organizzazione

della vita, legata alla richiesta

umana di immortalità. Creando una famiglia,

è come se l’uomo perseguisse l’imitazione

della vita eterna. Ci sono stati luoghi e

civiltà in cui l’omosessualità era tollerata, ma

nessuna società l’ha messa sullo stesso piano

giuridico della famiglia. Abbiamo un uomo e

una donna, cioè sempre un’opposizione. Alle

ultime elezioni americane del 2006, la vera vittoria

è stata del matrimonio naturale ai referendum”.

La noia metafisica dell’Europa

L’Europa è immersa in quella che l’arabista

della Sorbona Rémi Brague chiama noia

metafisica. “E’ una bella definizione, anche

se mi pare che la superiorità del messaggio

cristiano diventi ogni giorno più visibile.

Quando è più attaccato, il cristianesimo brilla

di maggiore verità. Essendo la negazione

della mitologia, il cristianesimo splende nel

momento in cui il nostro mondo si riempie di

nuove mitologie sacrificali. Lo skandalon

della rivelazione cristiana l’ho sempre inteso

in maniera radicale. Nel cristianesimo,

anziché assumere il punto di vista della folla,

si assume quello della vittima innocente.

Si tratta di un capovolgimento dello schema

arcaico. E di un esaurimento della violenza”.

Girard parla di ossessione per la sessualità.

“Nei Vangeli non c’è nulla di sessuale e

questo fatto è stato completamente romanticizzato

dalla gnosi contemporanea. La gnosi

da sempre esclude categorie di persone e le

trasforma in nemici. La cristianità è l’esatto

contrario della mitologia e della gnosi. Oggi

avanza una forma di neopaganesimo. Il più

grande errore della filosofia postmoderna è

aver pensato che potesse gratuitamente trasformare

l’uomo in una macchina di piacere.

Da qui passa la disumanizzazione, a cominciare

dal desiderio falso di prolungare la vita

sacrificando beni più grandi”. La filosofia

postmoderna si basa sull’assunzione che la

storia sia finita. “Da qui nasce una cultura

schiacciata sul presente. Da qui origina anche

l’odio per una cultura forte che afferma

una verità universale. Oggi si crede che la

sessualità sia la soluzione a tutto, invece è il

problema, la sua origine. Siamo continuamente

persuasi da una suggestiva ideologia

del fascino. La decostruzione non contempla

la sessualità all’interno della follia umana.

La nostra pazzia è dunque nel voler banalizzare

la sessualità facendone qualcosa di frivolo.

Spero che i cristiani non seguano questa

direzione. Violenza e sessualità sono inseparabili.

E questo perché si tratta della cosa

più bella e turpe che abbiamo”.

E’ in corso un divorzio fra umanità e sintassi,

realtà e linguaggio. “Stiamo perdendo ogni

contatto fra il linguaggio e le regioni dell’essere.

Oggi crediamo solo al linguaggio. Amiamo

le favole più che in qualunque altra epoca.

La cristianità è una verità linguistica, logos,

Tommaso d’Aquino è stato il grande promulgatore

di questo razionalismo linguistico.

Il grande successo della cristianità angloamericana

e dunque degli Stati Uniti si deve non

a caso a straordinarie traduzioni della Bibbia.

Nel cattolicesimo oggi c’è fin troppa sociologia.

La chiesa è troppo spesso compromessa

con le lusinghe del tempo e il modernismo.

In un certo senso i problemi sono iniziati

con il Concilio Vaticano II, ma risalgono

alla precedente perdita dell’escatologia cristiana.

La chiesa non ha abbastanza riflettuto

su questa trasformazione. Come possiamo

giustificare la totale eliminazione dell’escatologia

persino nella liturgia?”.

segue dalla prima pagina) Girard ripete che l’umanità

non è mai stata così in pericolo

quanto oggi. “E’ la grande lezione della formula

di Karol Wojtyla: ‘Cultura della morte’.

E’ la sua più bella intuizione linguistica. E

fa il paio con l’altra definizione di Joseph

Ratzinger della ‘dittatura del relativismo’. Il

nichilismo del nostro tempo si chiama decostruzione,

in America detta anche ‘teoria’.

Il nichilismo trasformato in rispettabile teoria

filosofica. Tutto diventa frivolo, gioco di

parole, scherzo. Abbiamo iniziato con la decostruzione

del linguaggio, siamo finiti con

la decostruzione in laboratorio dell’essere

umano”. Insieme alla mancanza di rispetto

per la vita umana, la decostruzione del corpo

è l’altra sfida di cui parla Girard. “Scagliata

dalle stesse persone che da un lato

vogliono prolungare infinitamente la vita e

dall’altro ci dicono che il mondo è sovrappopolato”.

Il critico letterario George Steiner

scrive che anche l’ateismo è metafisico.

“Certamente, Steiner ha sempre idee meravigliose.

G. K. Chesterton diceva che il mondo

moderno è pieno di idee cristiane impazzite.

Anche l’illuminismo è stato dunque

un prodotto della cristianità. Prendi una figura

come Voltaire, esempio di cattivo illuminismo

che ha contribuito alla decristianizzazione

della Francia. Tuttavia, Voltaire

ha sempre difeso le vittime ed era un grande

cristiano, anche senza saperlo. Per questo

dico che sono peggio i cattivi interpreti

della dottrina cristiana degli outsider. La

cristianità continua a proporci una spiegazione

affascinante e persuasiva sul male

dell’uomo. Ma stiamo perdendo la dimensione

apocalittica del cristianesimo. Le persone

si renderanno conto che nessuna società

può sopravvivere senza religione. Il romanticismo

cristiano ha dimenticato che

questa religione ha per prima disinnescato

la violenza sacrificale. Oggi è molto più realistica

dell’ottimismo della scienza che crea

l’uomo per ucciderlo. L’apocalisse non è la

rabbia di Dio, ma l’ira dell’uomo su se stesso.

L’apocalisse non è dietro di noi, ma davanti

a noi. L’Apocalisse non è stata scritta

per Dio, ma per l’uomo. I fondamentalisti

cristiani presenti in America sono apocalittici

in senso sbagliato, pensano che Dio punirà

l’uomo, non che l’uomo punirà se stesso.

Oggi dobbiamo avere uno sguardo apocalittico

per non dimenticare questa violenza

originaria nell’uomo”.

All’islam manca una cosa importante, la croce

Il discorso di Ratzinger a Regensburg è

stato secondo Girard decisivo. “La sfida di

Ratzinger lanciata al relativismo è di beneficio

non solo per i cattolici, ma per i laici. E

spero che Ratzinger sia una speranza per

l’Europa. E’ un Papa molto simile ma anche

molto diverso a Giovanni Paolo II. Wojtyla

era irrefrenabile, voleva sempre essere visto

e sentito. Benedetto XVI vuole invece pacificare

le persone, è un grandissimo maestro

di riflessione e di modestia. La religione cristiana,

la più grande rivoluzione nella storia

umana, è l’unica a ricordarci l’uso corretto

della ragione. E’ una sfida che si gioca sul

concetto di colpa. A lungo l’Europa ha deciso

che i tedeschi dovevano essere il capro

espiatorio. Era impossbile anche solo accostare

comunismo e nazismo. Decretata la

morte di Dio e la fine illuministica del senso

religioso, si doveva tenere in piedi un ‘anti

Dio’, una controdivinità, il comunismo. Sono

d’accordo con le tesi di Ernst Nolte sull’affinità

fra nazismo e comunismo. Ogni regime

totalitario è iniziato con la soppressione

della libertà religiosa. Oggi questa anti

Genesi rivive in una parte della scienza”. E’

questo il senso della definizione, di cui si

abusa, di Henri De Lubac: “Umanesimo

ateo”. “Mi onoravo della sua amicizia. Quando

fui accusato di non essere cristiano, De

Lubac mi disse che tutto quello che scrivevo

era giusto e non c’era niente di eretico. La

grande crisi demografica dell’Europa è uno

dei vari segni di questa paralisi. L’ideologia

del nostro tempo è l’ostilità alla vita in quanto

tale. La cultura moderna ritiene che la

mitologia, vecchia e nuova, sia a favore della

vita, mentre la religione sarebbe contro.

E’ l’esatto contrario. Il nuovo dionisismo ha

un volto violento e mortale, lo ha capito tra i

primi Thomas Mann. Domina oggi una forma

di nausea esistenzialista, che è erede

dello spleen romantico”.

Siamo così etnocentrici che pensiamo

che solo gli altri siano nel giusto nel rivendicare

la superiorità della propria religione.

“L’islam mantiene una relazione con la

morte che mi convince della assoluta estraneità

di questa religione ai miti arcaici. La

relazione mistica dell’islam con la morte ce

lo rende più misterioso. L’islam è una religione

del sacrificio. Il cristiano invece non

muore per essere imitato. Dobbiamo ricordarci

le parole di Cristo a Paolo: ‘Perché mi

perseguiti?’. Nel cristianesimo che distrugge

ogni mitologia c’è una dialettica costante

fra la vittima e il persecutore, nell’islam

questo non esiste. L’islam elimina la problematica

della vittima. In questo senso, c’è

sempre stato un conflitto fra cristianità e

islam. All’islam manca la cosa più importante:

una croce. Come la cristianità, l’islam

riabilita la vittima innocente, ma lo fa in

modo militante. La croce al contrario mette

fine ai miti arcaici e violenti. La croce è il

simbolo dell’inversione della violenza, la

resistenza al linciaggio. Oggi la croce si oppone

al sacrificio dionisiaco dei nuovi miti.

La cristianità, a differenza dell’islam, ha

proibito il sacrificio”.

René Girard ha sempre scelto di non dire

cose accomodanti e facili. “Sono stato, anche

qui in America, molto ostracizzato. Oggi posso

infischiarmene di quello che pensano di

me. Non dobbiamo arrenderci al fascino, c’è

così tanto da imparare dal passato. Rileggo

spesso la storia di Giuseppe nell’Antico Testamento

perché è la più bella esemplificazione

della cristianità. Sono sposato dal

1951, ho nove nipoti e tre figli. Mia moglie è

protestante, e non si è mai convertita al cattolicesimo”.

Qui parte una delle tante risate

serafiche di quest’uomo severo e verticale.

“Ho un figlio in affari, una pittrice e un avvocato.

Dell’America amo il suo grande paradosso,

avere dentro di sé le più efficaci

protezioni contro i peggiori aspetti di se stessa.

Protezioni che l’Europa ignora. Qui ho

conosciuto la vera indipendenza. Sono circondato

dalla vita. Tuttavia, non posso fare a

meno di pensare che questo sia il tempo del

silenzio, un silenzio gravido di significati”.