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Quel giorno sul Britannia in cui nacque Sir Drake

di Marcello Veneziani - 30/01/2006

Fonte: http://libero-news.dnsalias.com


This is the real story of Mister Drake. Questa è la vera storia  di Mister Drake. Non Drake Francis il pirata inglese che combattè l’Invincibile Armada ultracattolica dei precursori del fazendero Fazio. Ma Draghi Mario, annunciato come prossimo governatore della Banca d’Italia per soli dodici anni. Sostenuto da mezza Casa delle libertà, voluto da Prodi e i Ds, ma soprattutto ben visto negli ambienti internazionali, che i burloni definirebbero mondialisti.
Draghi è un britannico nato per caso  a Roma. Vive e prospera a Londra, ed è vicepresidente della Goldman Sachs.
Dovete sapere che questa finanziaria ha avuto ai tempi della privatizzazione in Italia, alla caduta della prima repubblica, un ruolo primario.
Fu la prima banca d’affari internazionale che aprì in vista della svendita in tranci del nostro paese sfinito dalla crisi, una sede a Milano e diventò presto operativa sul nostro territorio. Forte e ramificata nell’entourage dei presidenti americani, da Clinton a Bush, nonché benvoluta dalla Regina d’Inghilterra, la Goldman Sachs, per tentare la scalata in Italia e piazzarsi come consulente principale del governo Amato nella privatizzazione made in Italy si avvalse di manovalanza locale : tra cui un certo professor Romano Prodi che diventò senior  partner del gruppo e convinto privatizzatore dell’industria pubblica del nostro paese, che pure aveva avuto in lui uno dei principali dirigenti e responsabili.

Incontriamo per la prima volta il nome di Mario Draghi associato alla Goldman Sachs su uno yacht il 2 giugno del 1992. E’ una storia curiosa che merita di essere rispolverata.  E’ la festa della repubblica italiana e viene ucciso il giudice Falcone.A bordo di uno yacht Britannia di Sua Maestà alcuni signori  della Finanza decisero di far festa alla repubblica italiana stabilendo le linee maestre della privatizzazione. E’ curioso che questa decisione che riguarda l’economia del nostro paese non avvenga nelle sedi istituzionali e in territorio italiano: ma su una nave che batte bandiera britannica. C’erano grandi operatori delle principali finanziarie internazionali e alcuni esponenti italiani, dirigenti di società pubbliche, enti e banche, tra questi c’era Mario Draghi direttore generale del Tesoro. Il ricordo non è nitido, ma mi aiuta l’archivio de L’Italia settimanale, il periodico che all’epoca dirigevo e che pubblicò in solitudine, il 3 febbraio del 1993, con molti particolari mai smentiti, l’incontro sul Britannia.  Alcuni italiani imbarcati e partecipi all’incontro, tra cui lo stesso Draghi, tennero allora a precisare che c’erano stati, ma erano scesi subito dalla barca, non si erano trattenuti più di una giornata o  mezza. Ma nessuno li accusa di aver fatto una crociera a sbafo; ben altre erano le ragioni di curiosità e anche mezza giornata era sufficiente per alimentarle. Se è vero che furono stabilite in quella sede linee d’azione e addirittura protocolli d’intesa, converrete la stranezza marinara della prassi.
Si può ben dire che la svendita dell’economia italiana, giusto nell’anno di Tangentopoli, fu un atto di pirateria internazionale.  Non a caso avvenne in nave.

Dopo quell’incontro avvennero alcune scelte importanti, non solo di cessioni e mutamenti d’indirizzo. Ci fu ad esempio la svalutazione della lira che di fatto risultò un comodo affare per le finanze di Wall Street; all’epoca fu notato che per gli acquirenti internazionali il malloppo italiano diventò meno costoso del 30%. Svendita di alcuni pezzi forti della nostra economia di Stato. La carriera politica di Prodi nasce tre mesi dopo l’incontro sullo yacht Britannia quando in un convegno del 30 settembre  in Assolombarda, fa outing e suggerisce, lui bojardo di Stato, di cedere anche le banche d’interesse nazionale e di privatizzare tutto. Intanto le grandi agenzie internazionali provvedevano a declassare il nostro paese, favorendo non la vendita ma la svendita dell’azienda Italia.

Gli omoni che avrebbero potuto opporre resistenza erano in un mare di guai. A cominciare da Bettino Craxi . La mafia colpiva e l’emergenza aveva portato a convergere sul peggior presidente della repubblica italiana Oscar Luigi Scalfaro…..Insomma, eravamo in ginocchio.
Dimenticavo, quell’incontro ebbe uno strascico strano sulle pagine finanziarie dei grandi giornali e in Parlamento. E’ curioso notare che i parlamentari che fecero interrogazioni su quell’inchiesta e chiesero notizie, non furono più ricandidati.   Me lo diceva una di loro, Michele Rallo di  An, all’epoca deputato e componente della commissione parlamentare finanziaria. Si vede che occuparsene portava sfiga.

Conobbi Draghi alcuni anni dopo a Venezia in un seminario a porte chiuse italo-britannico. Cortese e affilato, serbava viva memoria di quel servizio giornalistico, a cui non si riferì ma alluse.  Adesso me lo ritrovo in arrivo da Londra a guidare la massima espressione dell’economia italiana e la sua referenza principale dicono essere non quella di aver lavorato bene in Italia ma di avere forti referenze internazionali. Te credo, dicono a Roma.  Curioso questo paese che  da un mese segue uno strano intreccio di banche e barche, da D’Alema a Draghi.   D’altra parte l’inno nazionale cantato dalla patriota Orietta Berti così esordiva : Fin che la barca va lasciala andare.
Comunque, auguri Mister Drake. Buon anno, buona banca.  E un saluto con strafottente rimpianto all’eroe catto-ciociaro di Fort Alamo, caduto dopo lungo assedio, alias don Antonio Fazio.